È sempre più difficile portare avanti un negozio che vende libri. Si legge troppo spesso di come l’acquisto di libri online abbia rovinato tutto oppure di come il mercato editoriale contemporaneo sia un ambiente difficile e in via di estinzione. Non si può dire quale sia il reale problema, se l’IVA dei libri, se il numero di quelli che vengono pubblicati, se Amazon. In un articolo di Claudio Morici di Internazionale, troviamo una lunga analisi della situazione delle librerie di Roma. 223 in meno in dieci anni.
Che cosa sta succedendo
“Nel 1992 avevo vent’anni, volevo fare lo scrittore e allora mi capitava di entrare in libreria e di rubare libri. Mi sentivo in diritto, era una sorta di borsa di studio che mi davo da solo, poiché di lì a poco ne avrei scritto di bellissimi anch’io. Per il momento, però, ero solo un maestro nel disattivare la fascetta magnetica contenuta all’interno dei volumi, che faceva suonare l’allarme all’uscita. Ci scrissi anche un breve saggio sotto pseudonimo. Per favore, non cercatelo su internet.”
Che cosa sta succedendo?
Scrive così Claudio Morici e fa partire la sua analisi.
L’analisi
L’analisi di Morici confronta dati e testimonianze di librai ed esperti del settore. Ha potuto, così, trarre alcune conclusioni:
-Dal 2007 al 2017 a Roma hanno chiuso 223 punti vendita di libri, almeno secondo la Confcommercio. Che tristezza. Alcuni avevano nomi importanti, che a risentirli, ci si commuove e ci si dispiace un pò: Croce, Invito alla lettura, Amore e psiche, Flexi, Fanucci e molti altri.
-Naturalmente tra le maggiori cause ci sono le grandi catene come Mondadori e Feltrinelli che sono entrate nel mercato negli anni Novanta e lo hanno conquistato.
-Le librerie a conduzione familiare in Italia erano 1.115 nel 2010. E nel 2016 erano 811. Quelle che fanno parte di grandi gruppi, invece, sono aumentate.
– “Il piccolo libraio resiste, parla con il cliente, lo fa tornare, compie il miracolo di appassionarlo alla lettura, gli prepara la tisana per anni, magari lo convince a non comprare su Amazon.” Poi però, ogni sei mesi, deve pagare una tassa per la nettezza urbana di tremila euro l’anno, come succede alla libreria Tomo a San Lorenzo, che è grande ma lotta per esistere come tutte le altre.”
Il futuro
Se le cose continuano così, le librerie spariranno tutte in pochi anni. Chi continua ad avere una libreria lo fa solo per amore, per volontariato o chissà per quale strana ragione. Guadagnare 600 euro non può bastare, non basta neanche a pagare quei pochi dipendenti che vengono assunti. Per sopravvivere le librerie stanno cambiando faccia, stanno inventando nuove scene, nuovi modi di vendere e di vivere. È questo è bellissimo e trova l’aiuto di tanti lettori e cittadini.
E forse Claudio Morici rubava i libri da giovane perché era facile. Perché rubare i libri per diventare uno scrittore era più semplice che comprarli. Per imparare senza imparare, per crescere senza passare dalla parte più difficile che è la sofferenza. È come la città di Roma. Bisogna forse capire che per migliorare e andare avanti e cambiare, per fare andare bene le cose davvero, bisogna assumersi la responsabilità e il rischio di investire e di scegliere.
Bisognerebbe sostenere le librerie indipendenti, sarebbe la cosa più bella e più giusta per tutti.
Mariafrancesca Perna