Turchia: è passata oggi la legge che impone ai giganti dei social network (come Facebook e Youtube) grosse limitazioni di movimento in Turchia. Secondo l’opposizione turca, la nuova legge sarebbe studiata per limitare al massimo la libertà d’espressione degli utenti.
Sempre meno libertà d’espressione in Turchia. Nei guai i colossi dei social che contano più di un milione di utenti al giorno. D’ora in poi, infatti, dovranno sottostare alla repressiva legge voluta dal presidente Erdogan e dal suo alleato di maggioranza. Per non rischiare di incorrere in pesanti sanzioni, essi dovranno istituire una sede in Turchia e sottostare alle richieste di censura dei contenuti da parte dei tribunali. Se trasgrediranno a queste regole, rischieranno un blocco degli introiti pubblicitari e una diminuzione della larghezza di banda. Secondo Erdogan, promulgare questa legge è stato necessario al fine di evitare fake news e odio sui social.
Le associazioni turche per i diritti umani temono però si tratti dell’ennesimo bavaglio posto dal Governo turco alla libera espressione dei suoi cittadini.
Sono noti i suoi tentativi di reprimere le opinioni contrastanti della minoranza curda. Si teme quindi che la Turchia, già al 148esimo posto secondo l’Indice per la Libertà di Stampa, possa scivolare ancora più in basso. Questa nuova legge potrebbe rendere ancora più facile la strada del Presidente turco verso una dittatura.
Del resto non è la prima volta che in Turchia si tenta di eliminare la libertà di espressione: molti giornalisti hanno rischiato di finire in prigione anche solo per aver fatto della satira. E nel 2017 i cittadini turchi si sono visti oscurare Wikipedia. La sua colpa? Il noto motore di ricerca si sarebbe rifiutato di cancellare un testo che stabiliva un legame tra il Governo e alcune associazioni terroristiche.
Con la nuova legge sui social è legittimo aspettarsi qualche forma di ribellione in stile “Primavera araba”. Questa volta, però, è molto improbabile che Twitter possa appoggiare le proteste. Vista la dura repressione le proteste potrebbero tranquillamente sfociare nella violenza e in una massiccia ondata di arresti. Come del resto succede per ogni governo in odore di assolutismo.
Silvia LUISA