La libertà accademica è in declino

La regressione coinvolge due persone su cinque in tutto il mondo. In occidente Stati Uniti e Gran Bretagna registrano il calo più significativo.

La libertà accademica è un diritto umano universale e oggi più di ieri, un inestimabile valore da proteggere.  E’infatti la pubblicazione di inizio anno dell’ Academic Freedom Index (AFI), lo strumento promosso dall’ European University Association (EUA),  a metterne in luce il constante e preoccupante declino  su scala mondiale.

libertà accademica
Inquadramento della libertà accademica – AFI report update 2021

Una regressione che interessa due persone su cinque al mondo

Dall’analisi emerge  che dal 2011 la libertà accademica  è notevolmente diminuita in diciannove Paesi del globo. I cali interessano il 37% della popolazione mondiale, coinvolgendo perciò quasi due persone su cinque del pianeta.

Paesi e territori con sostanziali modifiche all’AFI, 2011-2021. Vengono mostrati i nomi dei paesi in cui le differenze dal 2011 al 2021 sono statisticamente significative (>0,1). – V-Dem dataset

Brasile,Russia, Hong Kong, India e Turchia hanno registrato i maggiori cali tra il 2011 e il 2021, ma il deterioramento colpisce anche paesi con un livello relativamente alto di libertà accademica. Ad esempio, le università in Messico, Polonia sperimentano crescenti limitazioni nei confronti delle pratiche scientifiche, così come in Paesi occidentali tra cui Stati Uniti e Gran Bretagna, nei quali il perseguimento scientifico ha da sempre avuto un’ importante  ruolo, si riscontra un progressivo declino della  libertà di espressione e di ricerca. 

Ma quali sono le cause di questa inversione di rotta? 

La libertà accademica e le crescenti forme di autocrazia

I dati suggeriscono che la regressione della libertà accademica può essere correlata al profondo abbassamento della qualità della democrazia.

Come emerge dal V-Dem Democracy Report 2022, Il livello di democrazia registrato a fine anno 2021 e ponderato sulla media della popolazione globale, è sceso a valori già registrati nel 1989. Un evidente corrispondenza con il livello di libertà accademica mondiale riportato dall’ AFI, che registra un valore prossimo a quello riportato nel 1980.

Uno degli indicatori utilizzati per stimare l’ AFI è la “libertà di espressione accademica e culturale” ed è proprio in riferimento a questo valore che l’indice cala in media più visibilmente. L’ analisi è stata ponderata sulla popolazione mondiale. – V-Dem dataset

Analizzando i primi cinque indicatori per la valutazione dell’ EDI , tre riguardano la componente deliberativa della democrazia, ovvero la gamma di consultazione, il rispetto delle controversie e una società impegnata. Tutto ciò appare direttamente rilevante per determinare il potere deliberativo e persuasivo della scienza.




Un ‘altra considerazione osservata nello studio, è come il calo della libertà d’espressione abbia impattato negativamente sulla stima proposta dal rapporto V-Dem, che dal 2011 ne registra il sostanziale declino in 35 Paesi del mondo. Sebbene i concetti di libertà accademica e di espressione sono differenti, è altrettanto vero che sono strettamente correlati tra loro e dipendendo in ultimo dalla politica, il suo orientamento e le rispettive manovre attuative.

Politica e Scienza: tra polarizzazione e rigetto ideologico

La polarizzazione ideologica sulla scienza è un fenomeno in continua crescita negli ultimi decenni, che per l’appunto ricalca l’evidente declino della libertà accademica, intesa come libertà di confronto e opinione.

Schema di comprensione dei fattori che determinano la polarizzazione scientifica, come l’intersezione tra affermazioni scientifiche, fatti e credenze politiche. – © University of Gothenburg, Sweden

Lo studio di Roderik Rekker (University of Gothenburg ) pubblicato sulla rivista scientifica Public Understanding of Science,  approfondisce il fenomeno e  distingue due principali cause: il rifiuto della scienza di natura psicologica e quello di origine politico-ideologica.  Di fatto la maggior parte delle ideologie politiche propone forti affermazioni sia su come appare la realtà, sia su come dovrebbe essere, appropriandosi e facendo spesso uso di ideali scientifici. Seguendo questa tendenza, molti partiti hanno fondato i propri gruppi di pensiero con l’obiettivo esplicito di sviluppare una propria ideologia nella letteratura accademica e questo aspetto presenta non poche criticità.

Uno scenario che vede la politica usare le “proprie” fondamenta scientifiche per contestare le agende politiche rivali , può innescare non solo un dibattito poco costruttivo, ma soprattutto episodi di pseudo-scienza che minano la credibilità scientifica e ne limitano il ruolo deliberativo all’interno della società.

Libertà accademica come soluzione sostenibile per la pace

“Noi, scienziati e giornalisti scientifici russi, dichiariamo la nostra risoluta protesta contro le azioni militari lanciate dalle forze armate del nostro paese sul territorio dell’Ucraina.”

Apre così, senza mezze misure, la lettera inviata a Putin da circa 600 ricercatori e giornalisti scientifici, convinti che “la responsabilità di scatenare una nuova guerra in Europa ricade interamente sulla Russia”. Pubblicata  il 24 febbraio scorso,  poche ore dopo l’annuncio in diretta tv di Vladimir Putin dell’avvio della così detta ”operazione militare” in Ucraina, risulta ora rimossa dai siti di informazione russi a seguito delle nuove sanzioni rivolte a chiunque protesti contro la guerra in corso.

Dopo aver scatenato la guerra, la Russia si è condannata all’isolamento internazionale, alla posizione di paese paria. Ciò significa che noi scienziati non saremo più in grado di svolgere normalmente il nostro lavoro, perché condurre ricerca scientifica è impensabile senza cooperazione e fiducia con i colleghi di altri paesi. L’isolamento della Russia dal mondo rappresenta un ulteriore degrado culturale e tecnologico del nostro Paese, con una totale assenza di prospettive positive. La guerra con l’Ucraina è un passo verso il nulla.

La lettera promossa dal biologo Mikhail Gelfand, che ha aggirato la censura grazie alla sua pubblicazione su un “sito specchio”, continua a raccogliere firme e consenso dalla comunità scientifica mondiale e conclude con un triplice appello.

Chiediamo l’arresto immediato di tutte le operazioni militari dirette contro l’Ucraina. Chiediamo il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dello Stato ucraino. Chiediamo pace per i nostri paesi.

Facciamo scienza, non guerra!

 

Fabio Lovati

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