In questa intervista per Ultima Voce, il militante politico e attivista Francesco Tramontano ci racconta l’esperienza dell’associazione “Liberi-e di lottare“, impegnata nel contrasto dell’applicazione del disegno di legge 1660, il cosiddetto “decreto sicurezza“. L’associazione nasce a luglio del 2024, quando a Napoli sono arrivate le misure cautelari per diversi manifestanti, che nel febbraio precedente si erano mobilitati contro il sostegno della Rai al genocidio palestinese. Oggi, il principale obiettivo di Liberi-e di lottare è fermare il ddl sicurezza, che rappresenterebbe un reale pericolo per la libertà e la democrazia.
Ciao Francesco, grazie per essere qui. Per cominciare, ci racconti l’esperienza di “Liberi-e di lottare” e il suo impegno nella difesa dei diritti umani in Italia?
Ciao, grazie a voi per averci dato la possibilità di esternare il nostro lavoro. Liberi-e di lottare nasce a luglio dello scorso anno, come risposta alla disposizione delle misure cautelari per gli attivisti e i compagni che nel febbraio del 2024 si erano mobilitati a Napoli, per manifestare contro la complicità della Rai nel genocidio palestinese.
Il momento storico che stiamo vivendo è delicato, se contesti un genocidio in corso e le escalation militari, rischi l’obbligo di dimora fuori dalla tua regione. La situazione è grave e rischia di diventare ancora più grave se il ddl sicurezza verrà applicato.
Perché la situazione rischia di aggravarsi con l’applicazione del ddl 1660?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo ripercorrere la storia del e precedente al ddl 1660. In un clima generale che vede le violazioni dei diritti umani come se fossero la normalità, c’è da specificare che questo decreto è il punto finale di una serie di iniziative dei precedenti governi, come il decreto Minniti, ed è stato “scongelato” per finalità elettorali da questo governo. C’è una continuità in questa limitazione della libertà e il ddl 1660 aggrava la situazione perché sostiene un’azione repressiva tramite nuove fattispecie del reato, con l’aumento delle pene e l’obiettivo di dissuadere chiunque voglia mobilitarsi.
La serie condizioni sfociate nel ddl sicurezza va a favorire maggiore impunità per le forze dell’ordine in caso di abusi e maggiore repressione per chi vuole esercitare il proprio diritto alla manifestazione. Per questo la nostra associazione intende convocare un’assemblea alla fine del mese, per coinvolgere tute quelle realtà politiche, ecoattivisti, sindacati conflittuali. C’è la necessità di mettersi intorno a un tavolo e discutere di questa tendenza alla guerra esterna e della necessità di pace sociale.
Quindi, il clima di tensione che stiamo vivendo ha un legame con il decreto sicurezza?
Francesco ci spiega che, dalla crisi climatica alle guerre, la complessità del periodo storico che stiamo vivendo come umanità sta contribuendo a generare delle politiche di guerra, l’economia è quella di guerra e le norme del decreto mirano a mantenere l’ordine pubblico limitando ulteriormente la libertà di espressione, mentre l’astensionismo elettorale è ai suoi massimi.
Ogni epoca storica ha delle sue contingenze e negli scorsi anni è stato fatto un lavoro per svuotare la democrazia del suo essere. Il preoccupante ed emblematico numero di persone che non vanno a votare dimostra che la gente è completamente distaccata dalla politica. Di conseguenza, i partiti politici non hanno più interesse nel fare realmente gli interessi dei cittadini, che non sentono più la necessità della politica. C’è un distacco molto importante tra parte della società civile, la cittadinanza e le forze politiche.
In questo clima si possono generare dei mostri, questo distacco garantisce a chi governa il potere, mentre dilaga l’indifferenza del popolo. Tutto ciò può permettere a chi governa di fare praticamente qualsiasi cosa. E così si prova a fare lo scudo penale, a depenalizzare i colletti bianchi, a condannare chi lotta. Per questo sentiamo la necessità di una mobilitazione collettiva, perché i nostri diritti e la nostra libertà corrono un rischio reale.
C’è qualche norma condivisibile nel ddl 1660?
Decisamente no, ci troviamo davanti a un decreto pericoloso, che non è neanche riformabile, è proprio da abolire. Sono norme che favoriscono l’economia di guerra e il clima repressivo, rischiare il penale e andare in galera solo perché si esercita il diritto alla manifestazione è una vergogna anticostituzionale.
Effettivamente, è palese il contrasto con l’articolo 21 della Costituzione
Senza dubbio, verrà sollevata una questione di costituzionalità ed è proprio per questo che oggi è necessario essere contro ogni forma repressiva e stare a fianco di chi lotta per i diritti della collettività. Il clima di violenza e tensione che stiamo vivendo è stato creato anche a causa delle dichiarazioni politiche da parte di ogni schieramento. Dobbiamo disarmare questo clima di violenza con il pensiero critico, con l’impegno di tutte e di tutti, con le lotte dal basso e ognuno a modo suo, dobbiamo valorizzare le diversità.
Anche tutta la questione dello scudo penale è un tentativo di tutelare eventuali abusi perpetuati dalla polizia, con il fatto che il processo verrebbe evitato. Non si sarebbe più iscritti automaticamente in caso di abuso verso i manifestanti, perciò le forze di polizia potrebbero sentirsi più protette nella loro azione repressiva.
Quindi, l’applicazione del ddl 1660 andrebbe a legittimare ancora di più il controllo di chi governa sul resto della popolazione
Esatto, gli strumenti comunicativi sono sotto enorme controllo e funzionali al sistema economico. Ci sono multinazionali come Leonardo che finanziano guerre e genocidi, cosa possiamo fare? La straordinarietà delle mobilitazioni dal basso è che nonostante i media siano per lo più affiliati al potente di turno, prima o poi sono costretti a rigirare la notizia di protesta che parte dal basso.
Un esempio è ciò che è accaduto tra le mura della questura di Brescia, quando in risposta alle proteste sotto la sede di Leonardo, tre attiviste – di cui una con il ciclo mestruale in corso – sono state costrette a spogliarsi e ad eseguire degli squat. Il gravissimo e sessista abuso di potere è stato condiviso dal basso e, nell’era dell’over-sharing, anche solo per un po’ di visibilità, è stato girato dalle testate organiche al sistema di potere.
Nessuna lotta può fare a meno della multipolarità, c’è un enorme eterogeneità di strumenti. Se si riescono a creare delle iniziative comuni, prima o poi la notizia diventa virale. In qualche modo, si riesce davvero a bucare lo schermo con dei messaggi semplici, a Napoli lo facemmo con il reddito di cittadinanza utilizzando uno slogan semplice, ma veritiero: “900 milioni in meno al reddito, un miliardo in più alle spese militari”.
Eppure, sembra che oggi la mobilitazione dal basso sia sottovalutata
Sarà sottovalutata, ma resterà sempre uno strumento efficace. L’obiettivo della nostra mobilitazione unitaria è riuscire a contrastare questo decreto vergognoso, che rappresenta un rischio per la libertà di ognuno di noi. Non vedo di per sé il rischio di un “ritorno al passato”, ma vedo la necessità di partecipazione e cittadinanza attiva, per evitare che chiunque governi utilizzi il potere che ha disposizione per tutelare i propri interessi personali e non quelli della collettività. Saremo sempre dalla parte dei diritti e della libertà di espressione, sempre contro guerre e repressione.
Salutiamo Francesco augurando buon lavoro a lui e a tutte le attiviste e gli attivisti impegnati nella mobilitazione in corso con qualche spunto di riflessione in più. Quello più ridondante è che, se l’Italia corre davvero il rischio di un nuovo autoritarismo basato su controllo e repressione, la mobilitazione di Liberi-e di lottare e le altre associazioni rappresenta i valori immortali che hanno ispirato la Costituzione. Da anni in Italia tentano di limitare questi diritti, eppure la Resistenza è più viva che mai, anche solo per onorare e ricordare il coraggio degli italiani e delle italiane che in passato hanno dato la vita per conquistare questa preziosissima libertà, sotto l’ombra di un bel fiore.
Aurora Colantonio