Liberali europei in fibrillazione a causa della faida Renzi-Calenda

I sovranisti rischiano di insidiare il terzo posto dei liberali come rappresentanza nel Parlamento europeo.

liberali europei

I liberali europei osservano con fibrillazione il caso italiano: Calenda e Renzi correranno separati alle europee, ma galleggiano pericolosamente sopra la soglia del 4%. Non dovessero superarla sarebbe un duro colpo per Renew Europe, il gruppo parlamentare europeo della famiglia liberale, che punta a essere la terza forza politica più rappresentativa nel Parlamento europeo, dopo popolari e socialisti. Ma a un tiro di schioppo c’è il gruppo dei conservatori (ECR) di Giorgia Meloni e di Viktor Orban, che spinge l’ascesa dei sovranisti in Europa.

I liberali chiedono unione

Sono giorni concitati per i liberali europei, che temono una brusca caduta degli alleati italiani. Le liste “Siamo Europei” di Carlo Calenda e “Stati Uniti d’Europa” del tandem Renzi-Bonino andranno divise alle europee. I sondaggi però non sono incoraggianti: entrambe le liste navigano a vista sulla soglia di sbarramento del 4%. Tanto più preoccupante perché dietro ci sono i sovranisti Meloni e Orban che minacciano di sorpassare i liberali.

Il bulgaro Ilhan Kyuchyuk, co-presidente dell’Alde (Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa che insieme al Partito Democratico Europeo costituisce il gruppo parlamentare Renew Europe), ha invitato nei giorni scorsi l’ex premier fiorentino e l’ex ministro dello sviluppo economico a trovare un’intesa:

«Non possiamo imporre niente a nessuno ovviamente, certo sarebbe meglio unire le forze. L’unità tra i liberali è un lusso di cui non possiamo fare a meno».

La riappacificazione fallita

La fondazione Luigi Einaudi, in collaborazione proprio con l’Alde, aveva tentato la strada della riappacificazione invitando i due ex alleati del Terzo Polo a un evento romano in memoria di Giovanni Malagodi, per molto tempo leader del Partito Liberale Italiano e dell’internazionale Liberale. Il leader di Italia Viva è arrivato in ritardo all’appuntamento, il segretario di Azione non si è nemmeno presentato.

La prossima legislatura europea attende i liberali

I liberali giocheranno un ruolo delicato nella prossima legislatura europea. Sono i principali sostenitori di Mario Draghi e soprattutto da loro dipende la sua possibile nomina a presidente della Commissione europea. Non manca di ribadirlo il segretario generale dell’Alde, il belga Didrik de Schaetzen: “Di sicuro per noi il vostro ex presidente del Consiglio è un punto di riferimento, è un europeista convinto e coerente”.

I motivi della faida

A Calenda proprio non va giù Renzi. Dissapori che risalgono alla faida dell’anno scorso nel Terzo Polo. Se a questo si aggiungono pure i rancori di Emma Bonino, che non dimentica quando Calenda le fece perdere il seggio in Senato alle Politiche del 2022 decidendo di rompere con +Europa, e l’astio di Federico Pizzarotti (presidente di +Europa) nei confronti di Renzi, allora la frittata dei centristi è servita.

In ballo però, c’è da ricordarlo, ci sono le elezioni europee che dovrebbero -il condizionale pare d’obbligo visti gli animi- sgombrare il campo da battaglie personali e inutili harakiri. Ci si gioca il futuro dell’Europa, con i sovranisti che sono lì ad agitare venti di tempesta.

È tutti contro tutti

Eppure, gli attori di questo teatrino continuano imperterriti. Pizzarotti rimprovera a Bonino e a Renzi di aver fatto un’accozzaglia: “Avete deciso di partire dal ‘chi ci sta’ senza guardare alla qualità. E ora ci troviamo con esponenti della Nuova Dc di Salvatore Cuffaro e Francesca Donato”.

Bonino replica: “Se Pizzarotti è innamorato di Calenda vada da lui”. Intanto, Renzi rincara la dose: “L’idea che un progetto chiamato Stati Uniti d’Europa possa saltare per il veto di tal Pizzarotti da Parma mi sembra lunare”.

Poi è il turno di Calenda: “Io ho già dato e la lista con Cuffaro in Sicilia e il figlio di Giggino ‘a purpetta in Campania non la faccio”. Immediato Renzi:

«Leggo che lui ha detto: con Renzi ho già dato. A me sembra che lui abbia già avuto, più che dato. Ha avuto un incarico da viceministro, da ministro, da ambasciatore. Ha avuto il sostegno finanziario nel 2022, e le firme per candidarsi senza le quali Azione non sarebbe in Parlamento. Non so se ha già dato, certo ha già avuto».

 

 

Vincenzo Ciervo

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