Lia Arrigoni nella città scaligera è un’istituzione. Non solo per via di Libre!, ma anche perché persone come lei, di sconfinata cultura e pronte a battersi per i diritti dei più deboli, se ne incontrano poche.
Andiamo a conoscerla.
Chi è Lia Arrigoni e come mai ha scelto di fare la libraia?
Ho scelto di fare la libraia poco più di ventidue anni fa, quando il mio babbo, come tutti gli anni, mi chiese di dare una mano a Rinascita nel periodo natalizio. Ci presi gusto e gli chiesi di restare. Lui mi insegnò questo bel mestiere seguendomi passo passo e affiancandomi a Marisa Mazzi, libraia storica di quella meravigliosa realtà che è stata Rinascita a Verona, per trentadue anni.
Ho visto arrivare libri, conosciuto autrici e autori, case editrici, lettrici e lettori. Soprattutto, ho lavorato con passione, dedicandomi a tutto ciò che ruota attorno a questi piccoli oggetti rettangolari: la loro sistemazione a scaffale e sui tavoli delle novità, le rese e le forniture per le biblioteche, la loro promozione in libreria e alle feste dell’Unità, dove tutti gli anni avevamo enormi e bellissimi spazi espositivi. E avevamo inoltre il compito di organizzare presentazioni di libri sui grandi temi.
Come è nata Libre! e perché?
Rinascita ha chiuso il 24 dicembre 2011, dopo trentadue anni di lavoro culturale appassionato e militante. L’aveva aperta Ferruccio Arrigoni nel 1979, ed era subito diventata il polo culturale della sinistra veronese: era emanazione del Partito Comunista Italiano, e in quella parola, “Rinascita”, c’era tutta la grande eredità politica e culturale di Antonio Gramsci. Rinascita non c’è più, non c’è più mio padre Ferruccio e, dove una volta c’era la “casa madre”, a Botteghe Oscure giù a Roma, c’è ora un supermercato.
Libre! ha aperto con il grande sostegno di MAG – Società Mutua per l’Autogestione, una collaborazione che perdura tuttora, per raccogliere quell’eredità e rinnovarla in altra forma: quella cooperativa e partecipata, anch’essa indipendente, che lavora direttamente con le case editrici e non con la grande distribuzione, introducendo il tema etico della filiera corta. Abbiamo aperto il 21 settembre 2013 che eravamo in 126 socie e soci, oggi siamo quasi 500 con l’obiettivo di crescere fino a Mille!
In Italia le librerie indipendenti sono sempre di meno. Secondo te, per quale ragione?
È vero, sono sempre meno: nel 2010 erano 1.115 e nel 2017 sono scese a 811, ma ne sono nate parecchie in questi ultimi anni e molte resistono per offrire quel che le librerie virtuali e di catena non sono in grado (salvo casi eccezionali, per quel che riguarda queste ultime) di offrire: una libraia o un libraio che sappia consigliare e proporre libri con autorevolezza, per averli letti e per conoscere il lavoro di ogni editore, nonché le autrici e gli autori. A questo si aggiunga che in Italia si legge pochissimo. I dati ISTAT ci danno un 60% di persone che non hanno mai letto un libro o ne hanno letti uno all’anno, quando è tanto, e la maggior parte si rivolge alle librerie virtuali o di catena. C’è bisogno di fare un grande lavoro culturale, con grandi investimenti pubblici nelle scuole e nelle biblioteche, per avvicinare alla lettura, alla bellezza della lettura, le bambine e i bambini, per formare nuove lettrici e nuovi lettori; oltretutto ogni anno escono splendide novità editoriali per l’infanzia e l’adolescenza.
La legge viene incontro alle librerie indipendenti?
Lo sta cominciando a fare. Da alcuni anni ci sono leggi che vanno proprio in questo senso: il bonus docenti e il 18app (500 euro annui da spendere in libri, teatri, cinema, mostre e altre iniziative culturali); il credito fiscale alle librerie; la nuova legge sul libro e la lettura. Quest’ultimo provvedimento, da una parte abbassa al 5% lo sconto massimo sui libri (contro il 15% attuale), come nella maggior parte dei Paesi europei, dove peraltro si legge molto di più, e dall’altra sostiene il lavoro culturale nella sua interezza: sono previsti finanziamenti alle biblioteche (scolastiche e non) per formare il personale impegnato nella loro gestione; il sostegno alle librerie quali presidi culturali nel territorio; la “carta della cultura”, una carta elettronica di 100 euro per i nuclei familiari svantaggiati, utilizzabile per l’acquisto di libri.
L’Ali – Associazione Librai Italiani, a cui Libre! è iscritta, ha un ruolo fondamentale in questo processo, dato che ha investito tutte le sue energie nel lungo iter di formulazione e di approvazione delle leggi a sostegno delle librerie e della lettura.
Come scegli i testi da tenere in libreria?
Con passione e competenza, affidandomi alle proposte delle case editrici con cui abbiamo belle relazioni, suggerendo le letture sulla base di quelle già affrontate.
Oltretutto qui a Libre! abbiamo il capitale umano e sapienziale delle socie e dei soci di cooperativa. Un capitale che si concretizza anche in scaffali autogestiti. Penso, per esempio, a quello LGBTQI+ di cui si occupano Arcigay Verona e il centro di ricerca Politesse – Politiche e teorie della sessualità all’Università di Verona, sia in termini di libri che di incontri: un lavoro grazie al quale siamo fin dall’inizio la libreria di riferimento della comunità LGBTQI+ veronese.
Cosa cambia nel rapporto con il cliente se a consigliarlo è qualcuno che ama i libri?
È fondamentale non solo per consigliarli, ma anche per trasmettere la gioia di averli letti, l’unica cosa che mi piace trasmettere!
In tutti questi anni ho instaurato meravigliose amicizie a partire dai libri, dalle affinità elettive che si vengono a creare in termini di scambio e condivisione, arricchimento.
Viaggio e faccio viaggiare.
Claudia Maschio