Madrid, ancora una volta, capitale di una delle più importanti feste dell’orgoglio gay a livello mondiale. La scorsa settimana infatti la città è stata teatro di un evento che ha preso il via il 23 giugno per concludersi lo scorso 2 luglio. E le cui proporzioni si sono concretizzate in ben 2 milioni di turisti.
La festa vera e propria ha trovato il suo fulcro vitale nel quartiere madrileño di Chueca. Il cosiddetto “quartiere gay” della capitale. Si è poi estesa per gran parte delle vie del centro, con la spettacolare parata dei carri. Ben cinquantadue, che hanno dato vita ad una mescolanza di suoni e colori di ogni tipo.
Del messaggio, sempre più forte ma soprattutto chiaro, sono stati portavoce migliaia di persone. Ognuna con la propria storia personale. Tutte però in fondo unite da un filo invisibile che ha dato vita ad un coro in difesa ed affermazione della propria identità sessuale.
Infatti, è ormai incontrollabile la necessità di poterla esprimere e vivere quotidianamente. Con la stessa libertà con cui viene vissuta da chi è eterosessuale. E non si rispecchia unicamente nel definitivo riconoscimento dei propri diritti. Ma, ancor di più, nel trasmettere al mondo una diversità che è normalità. Integrarsi, una volta per tutte, nel tessuto sociale. Senza più discriminazioni né pregiudizi.
Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali. Queste quattro parole si sono trasformate in un codice, LGBT. Una parola d’ordine sì, però alla portata del mondo intero. Ogni lettera descrive una realtà apparentemente differente ma con un fondo comune: l’esigenza di vedere finalmente riconosciuta la propria normalità.
Il bagaglio di esperienze apportato da tutti coloro che hanno partecipato ha dato vita ad un evento dalla portata straordinaria. Ma soprattutto ha provocato una scarica di energia la cui contagiosa vibrazione, trova origine in uno stile che, condivisibile o meno, è ormai il loro segno distintivo.
E la domanda, che forse tutti ci facciamo, è quanto una forza così grande, quasi sconvolgente, valga la pena lasciarla agire sola o imparare ad interagire con essa. Creando una sinergia in grado di provocare un unico grande coro. Un coro dove, nessuno escluso, le diversità diventano fonte di ricchezza e non motivo di divisione.
Molti considerano che il messaggio di tale manifestazione risulti ormai reiterato. Altri che sia controproducente per gli stessi manifestanti. Però molti dimenticano il succedersi, ancora oggi, non solo di eventi drammatici, ma di piccoli fatti quotidiani. La negazione ad esempio di alcuni diritti inalienabili. Ciò offre a tale evento una connotazione ben più profonda degli striscioni colorati, delle pallette, della musica e di tutto ciò che la caratterizza nella sua parte più stravagante.
C’è un ultimo aspetto da rilevare, e di non minore importanza. Come, ogni anno, la celebrazione abbia trovato un’adesione ed un appoggio sempre più diffusi anche ad opera delle istituzioni. Quest’anno infatti la conferma è arrivata dal comune di Madrid che, operando attivamente, si è messo a disposizione degli organizzatori della festa. Ma anche da due ambasciate, quella degli Stati Uniti e la nostra, quella Italiana, che hanno esposto la bandiera rappresentativa dell’orgoglio gay.
Turi Ambrogio