“Letture da spiaggia”: quella ingiustificata cattiva reputazione

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Arriva l’estate, e i librai iniziano a esporre, nelle prime file delle loro librerie, tomi dalle copertine sgargianti. Il titolo seducente, la sinossi stringata ma stuzzicante, i colori brillanti della sovraccoperta: sono tutti elementi tipici delle cosiddette “letture da spiaggia”.

Che cos’è, precisamente, una lettura da spiaggia? Si iniziò a parlare di “letture da spiaggia” alla fine dell’Ottocento, fra Inghilterra e America.

L’età vittoriana e la seconda rivoluzione industriale avevano profondamente mutato non solo gli aspetti economici del mondo, ma anche quelli sociali. Per la prima volta, si iniziava a delineare il concetto di “vacanza” non unicamente per gli aristocratici, ma per i nuovi ceti borghesi.

Di fronte a un fenomeno del genere, gli editori si cimentarono nella ricerca di una formula per conquistare un nuovo pubblico di lettori. La lettura aveva già viaggiato oltre i suoi tradizionali confini, raggiungendo dimore, prima poco frequentate, di lavoratori e nuovi ricchi. Interpretare la rivoluzione in corso non corrispondeva tanto al cercare di rivolgersi a un nuovo pubblico, quanto a cogliere i gusti degli stessi lettori in contesti diversi.

Che si trattasse del mare o della montagna, la vacanza sognata dai lavoratori avrebbe dovuto essere accompagnata dalla presenza di un romanzo estivo. L’estetica del lettore rilassato sulla sedia a sdraio e in spiaggia iniziò pian piano ad affermarsi. Il libro diventava simbolo del tempo lento delle ferie e del relax.

Il mercato editoriale si preparò, ogni estate, a proporre letture piacevoli, opere che dovevano essere più leggere in tutti i sensi. I contenuti presentati erano meno impegnativi e lo stesso formato del libro mutò, per trasformarsi nel più comodo tascabile. Facile da trasportare, il romanzo con rilegatura in brossura divenne emblema della villeggiatura, come l’immagine del lettore sprofondato tra le sue pagine.




Non mancarono, sin dall’inizio, le critiche di severi intellettuali, che non tardarono a bollare le letture da spiaggia come “robaccia”.

“Sono fermamente convinto che c’è più pestifera robaccia tra le letture di Luglio e Agosto, anche fra le persone intelligenti, di quanta ne esista in tutti gli altri dieci mesi dell’anno.”

Queste parole del predicatore presbiteriano Thomas De Witt Talmage riassumono il parere di molti scettici sulle sfortunate proposte estive. Sulla stessa linea d’onda, condito con una buona dose di pregiudizio negativo sull’intelligenza femminile, si colloca il saggio “Summer Novels”, del 1888. L’autore, Arlo Bates, scrittore e direttore di un giornale di Boston, arrivò a teorizzare una correlazione tra aumento delle temperature, frivolezza femminile e letture leggere. Spumeggianti come le lettrici in villeggiatura, era del tutto prevedibile che i romanzi estivi si fossero trasformati nello specchio di un pubblico sottovalutato e purtroppo costantemente vittima di discriminazione di genere.

Al di là di ogni etichetta o trovata commerciale, oggi come in passato, è sempre il gusto del singolo lettore a determinarne le scelte in libreria. È però curiosamente interessante rilevare l’effettiva mancanza di una correlazione tra le letture portate dai lettori in vacanza e quelle vendute con slogan che le sponsorizzano con questo scopo.

Spesso e volentieri sono i mesi invernali, scanditi da routine più frenetiche, a essere quelli in cui ci si dedica a letture evasive e veloci. Quando dopo un’intensa giornata lavorativa, sotto il conforto caldo del piumone, si prende in mano il libro che ci ha atteso tutto il giorno, ciò che ci si aspetta è che sia in grado di avvincere e dare immediatamente sollievo.

È proprio l’estate ad essere, invece, la stagione in cui si ha la possibilità di recuperare letture più impegnative. Per un paradossale ribaltamento delle prospettive, è allora che si portano a termine letture difficili, magari tenute in sospeso da tanto perché più faticose.

Spesso le case editrici di oggi lo sanno, e propongono i loro grandi classici omaggiando i lettori proprio con teli o borse per il mare. È così che sulle spiagge, al posto di quei libri etichettati per le marine, si trova ben altro a fare compagnia ai bagnanti in vacanza. A stagliarsi su teli dalle tinte sgargianti, non più titoli con analoghi ammiccanti colori, ma copertine eleganti di intramontabili capolavori.

Romanzi immortali, letti da anni dovunque e in qualunque stagione, prendono così un po’ di sole e si fanno solleticare dai granelli di sabbia che rimangono intrappolati tra le loro splendide pagine.

Martina Dalessandro

 

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