Nella sua seconda edizione, il Festival di Letterature Migranti offre un programma vasto di incontri e attività culturali dal 12 al 16 ottobre, nella città di Palermo. Giorno 13 ottobre 2016 è avvenuto, al Teatro Biondo di Palermo, un incontro specialissimo tra lo scrittore Wole Soyinka, premio nobel per la letteratura, e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, per parlare di cosa significa multiculturalità e convivenza.
Wole Soyinka è uno scrittore, poeta e drammaturgo nigeriano. Ha scritto numerose opere e diversi saggi, nel 1986 gli è stato conferito il Premio Nobel per la Letteratura e ha insegnato in numerose università. Dal 1967 al 1969 è stato incarcerato per aver scritto un articolo in cui chiedeva il “cessate il fuoco” nel periodo della guerra civile nigeriana e fu perseguitato e condannato a morte durante quegli anni di regime dittatoriale del presidente nigeriano Sani Abacha (1993-1998).
La sua carriera letteraria e teatrale l’aveva portato più volte in Italia e a Palermo e l’incontro di ieri ha consolidato un legame tra lui e questa città grazie non solo al dialogo in cui si è discusso di civiltà e incontri di culture e del futuro di queste all’interno delle dinamiche sociali, ma anche grazie alla cittadinanza onoraria ricevuta alla fine dell’incontro che l’ha reso un cittadino di Palermo, un simbolo che lega due necessità umane di venirsi incontro.
Spiega Soyinka, all’inizio dell’incontro, che conobbe la realtà palermitana ai tempi della liberazione fascista e che questo lo riportò a quella che era invece la realtà nigeriana. Fu con questo inizio che il gemellaggio spirituale tra lui e la città ebbe inizio: tramite la stessa fremente voglia di libertà di un popolo che ha appena gettato alle spalle un regime di repressione.
Lui trova molte similitudini tra Italia e Africa e questo suggerisce ancora, di fondo, l’appartenenza tutti a una sola grande razza: quella umana. È infatti parlando di religioni e incontri di popoli diversi, di cui la Sicilia è simbolo per eccellenza, con il suo storico crocevia di dominazioni che hanno lasciato il loro segno, che Wole Soyinka esprime il suo pensiero a proposito di multi-culturalità e sincretismo: è importante, secondo lui, mantenere un certo grado di diversità, poiché è in quello che esiste e persiste l’identità. Però è importante, per lo sviluppo e l’evoluzione di una società, che ci sia un certo miscuglio, una contaminazione tra una cultura e l’altra, tra una religione e l’altra, tra un popolo e le sue culture e un altro popolo. Il rifiuto del cambiamento, dell’adattamento, l’incentrarsi su una sola forma di spiritualità, quello è disumano e la radice di ogni fondamentalismo.
Il sindaco Leoluca Orlando spiega, su questa scia, cosa sia la Carta di Palermo e cosa rappresenta nell’ambito dell’immigrazione: il documento stilato nel 2015 stabilisce la “mobilità” come diritto inalienabile di un essere umano e propone diverse alternative per rendere l’immigrazione non una sofferenza ma una risorsa in quanto possibilità di accoglienza e dunque di arricchimento. Il sindaco insiste sull’idea che Palermo sia ora e in divenire una “città migrante” che, dunque “ospiti migranti”, per permettere un incontro reale che porti ricchezza culturale e umana.
Per far sì che una città possa ricevere di questa ricchezza è necessario ricordarsi e non dimenticare mai che non c’è differenza sostanziale tra esseri umani che valga l’atto disumano di scegliere chi può passare o chi no da una frontiera. Anzi, le frontiere non dovrebbero esistere. Non servono.
Qual è la differenza, si chiede Wole Soyinka alla fine dell’incontro, tra un premio nobel letterario che però ha attraversato l’Africa, inseguito da un assassino e un uomo che, a pochi anni dalla pensione, mette quel poco da parte mese per mese con l’intento di scappare e cercare una migliore vita altrove? Nessuna. Entrambi ambiscono alla libertà, alla convalida della loro esistenza in quanto uomini nella società.
Un incontro toccante, conclusosi con la consegna della cittadinanza onoraria al premio nobel che così, con un gesto sancito in presenza di un pubblico affascinato dalle sue parole, è diventato un cittadino di Palermo e i palermitani presenti sono diventati, graziati dal dono delle parole dettate da una visione lucida sull’umanità, più cittadini del mondo di prima.
Gea Di Bella