La letteratura lesbica, il sottogenere letterario che parla delle relazioni fra donne, negli ultimi anni ha avuto una vera e propria riscoperta. Ma che origine ha?
Tra poesie, opere teatrali, saggi e romanzi, per la maggior parte pubblicate da piccole case editrici o addirittura autoprodotte, la letteratura lesbica ha partorito nei secoli centinaia di opere ad oggi ancora sconosciute. A causa dei temi trattati venivano censurate, o avevano meno credibilità perché scritte da donne.
Con il tempo, alcuni di questi lavori hanno assunto un’importanza a livello storico e artistico.
Saffo, l’origine
Saffo (630 a.C. circa –570 a.C. circa.) è stata la prima poetessa di tutti i tempi ed è a lei che si devono i primi lavori appartenenti alla letteratura lesbica, divenuti ormai dei testi fondamentali. Gli scritti della poetessa avevano come filo conduttore l’erotismo, in particolare quello femminile, che grazie a lei compare per la prima volta nel panorama letterario.
Saffo è nota per essere stata fondatrice ed educatrice del tìaṡo, dove si prendeva cura delle giovani di Mitilene (capitale dell’isola di Saffo). Il compito principale della poetessa era quello di preparare le ragazze al matrimonio, perciò la loro presenza era temporanea. Ma tra loro e Saffo c’era un legame di forte stima, affetto e intimità, che rendeva il momento del distacco a tratti insopportabile per la poetessa. Saffo riversava questa sofferenza nei suoi componimenti.
Nei suoi versi, Saffo celebrava la bellezza delle sue pupille, la passione e le emozioni che la legavano a loro. Come accade nella poesia dedicata a Gongila:
O mia Gongila, ti prego
metti la tunica bianchissima
e vieni a me davanti: intorno a te
vola desiderio d’amore.
Così adorna, fai tremare chi guarda;
e io ne godo, perché la tua bellezza rimprovera Afrodite.
La lirica più rappresentativa della sofferenza e dell’amore di Saffo, che nei secoli è diventato il suo lavoro più importante, è la cosiddetta “Ode della gelosia”. La poetessa vi racchiude tutta la violenza e la passione dalla gelosia scatenata nel vedere una delle sue allieve più amate sorridere a un uomo. Nei versi è percepibile ancora oggi l’urlo disperato di un animo spossato dalla gelosia.
Con la sua delicatezza e dolcezza, Saffo è riuscita a raccontare con forza e gentilezza l’amore tra donne. Grazie ai suoi versi l’eco del loro amore è destinato a non spegnersi mai.
Laudomia Forteguerri, il rinascimento
Laudomia Forteguerri (1515 – dopo il 1556) è stata una poetessa, appartenente a un’illustre famiglia senese, molto dedita alle vicende politiche della sua città. I pochi sonetti di sua produzione tramandati fino a noi, sei per la precisione, sono considerati il primo esempio di poesia lesbica della lirica italiana.
Cinque di queste sei poesie sono dedicate alla principessa Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V. Laudomia e Margherita, entrambe sposate come prevedevano le convenzioni sociali dell’epoca, sono state protagoniste di una delle relazioni lesbiche più note del Rinascimento italiano. E, come in altri casi storici, le opere scritte da Laudomia ne costituiscono l’unica testimonianza.
Il sonetto più importante della Forteguerri è “Ora ten’ vai superbo, or corri altiero”, conosciuto sia oggi sia all’epoca. Intorno al 1541, infatti, all’insaputa dell’autrice, l’opera fu pubblicata da un editore bolognese e il letterato Alessandro Piccolomini la lesse e la commentò in una riunione dell’Accademia degli Infiammati di Padova. Questo componimento, oltre a raccontare della relazione tra due donne, rappresentò quasi un outing per Laudomia.
Quasi, perché il sonetto era strutturato abilmente: l’autrice evitava di identificarsi come donna. Il lettore dell’epoca, quindi, dava per scontato che avesse a che fare con il poeta – uomo che si rivolgeva alla sua amata.
È con il sonetto “Felice pianta, in ciel tanto gradita” che la poetessa dichiarò apertamente, nel quarto verso, che la sua amata non era altri che:
La mia diva d’Austria Margherita.