La rivista online Interris ha riportato, per intero, la lettera di un anziano, uno dei tanti nonni deceduti per Covid-19 in ospedale; il giornale in questione ha ritenuto opportuno copiare e incollare lo scritto, esibendo l’ennesima, dura testimonianza di un paziente costretto a morire da solo.
Straziante, se non fosse che l’autore ha rimarcato in grassetto alcuni passaggi facilmente travisabili; fra questi, la “denuncia” dell’anziano nel constatare il nervosismo e il distacco di molti infermieri.
Certo, non potevo mai immaginare di finire in un luogo del genere. Apparentemente tutto pulito e in ordine, ci sono anche alcune persone educate ma poi di fatto noi siamo solo dei numeri, per me è stato come entrare già in una cella frigorifera. In questi mesi mi sono anche chiesto più volte: ma quelli perché hanno scelto questo lavoro se poi sono sempre nervosi, scorbutici, cattivi?
Questa è solo una porzione della lettera in questione, estratta fedelmente dall’articolo; non mancano altri “spunti di riflessione” altrettanto rimarcati con l’evidente grassetto.
È chiaro che scambiare il senso di abbandono di un paziente – tra centinaia coinvolti – per una critica sociale al sistema sanitario è un attimo.
Più volte la tematica in gioco è stata affrontata: abbiamo parlato di pazienti costretti a morire senza la possibilità di rivedere la propria famiglia, nonché sfatato il mito dell’operatore sanitario ormai “abituato” agli innumerevoli decessi giornalieri. Le interviste, reportage e articoli non sono mancati; consiglio al lettore, in particolare, uno degli ultimi servizi di Saverio Tommasi, Fanpage, il quale riporta uno scenario di cui tutti dovrebbero prendere coscienza.
In un momento di simile emergenza è assai fondamentale “non dare eccessivo peso” a determinate notizie o testimonianze di cui, incoscientemente, comprendiamo solo il lato emotivo – e su cui è assai semplice speculare; articoli in cui, spesso, il punto di vista sanitario e disumanizzato.
Al contrario, oggi più che mai, è importante tener conto di entrambi i punti di vista, trattandosi di esigenze, pratiche, emozioni – a volte – differenti: il sacrificio vale per tutti; non è particolarmente dignitoso prendere le parti di qualcuno, ma piuttosto approfondire e riflettere sul drammatico svolgersi degli avvenimenti; il Covid-19 non fa alcuna distinzione.
Questo è un messaggio che vorrei sottoporre all’attenzione del lettore, benché di “indizi”, nelle ultime settimane, non ne siano mancati.
Inoltre, tengo ad ammonire un determinato tipo di scrittura, in cui anche l’uso di un grassetto può fare la differenza e comunicare un messaggio irresponsabile.
Una lettera come quella non merita – né necessita – alcun tipo di sfumatura soggettiva; l’anziano non ha mai chiesto gli venissero evidenziati dei passaggi: l’intero scritto è un lungo e doloroso flusso di coscienza. Tale, deve restare.
Eugenio Bianco