Come un tuffo a polmoni chiusi e cuore aperto, un sospiro, giusto il tempo di tornare a galla e prendere fiato, per poi andare nuovamente giù, aprire gli occhi sotto la bruciante pressione del sale e guardare un fondale che rappresenta nulla se non la parte più densa e, al contempo, pregna di sentimenti di te.
L’estate in un sospiro, in un fiato, il timelapse mentale di una stagione accogliente, che nonostante il caldo asfissiante a tratti e il sole cocente, rimane quella che tinge gli animi dei colori più vividi.
Siamo all’inizio della settimana dei rientri, dei tristi saluti al mare, alla montagna, alla leggerezza di un risveglio senza suoneria al mattino e della buonanotte senza troppi pensieri alla sera, con la voglia di tornare alle dense di lavoro scrivanie grigie e tristi cittadine.
Ma crogiolarsi nella malinconica idea che le vacanze, come al solito, siano volate e pensare alla routine da riprendere non migliorerà una situazione dì per sé spiacevole. Il bello di finire le vacanze sta nel fatto di, arrivati a casa, poter svuotare le valigie e fare mente locale finalmente sull’impronta che hanno lasciato su di noi, con un anno in più addosso e delle prospettive differenti magari: delle volte la differenza è una percezione così malleabile da essere colta in maniera poco concreta e più fittizia, che si sofferma sul colore, dimenticando la sfumatura. Ma non siam qui a far lezione! Certo è che ripercorrere i momenti di vaga serenità vacanziera, con un’inevitabile sorriso sghembo stampato in faccia, leva qualsivoglia macigno sul cuore il rientro procuri. E magari, perché no, trovare ciò che di nuovo una persona è in grado di scovare dentro di sé.
Francesco
“Each time for the first time. Each moment the only moment.”
John Kabat Zinn
Ogni volta per la prima volta. Ogni momento l’unico momento.
Questa volta è finita così. Con un pacco di matite colorate e un libro da colorare. Ho imparato che per continuare a crescere bisogna trovare il coraggio di tornare bambini. Ho imparato che per essere forti bisogna trovare il coraggio di essere deboli. Ho imparato che se non si possono domare le onde bisogna trovare il coraggio di cavalcarle. Ho imparato che la mia estate è tutta qui, in questi luoghi, con questi colori, con i miei amici.
Michela
Hai presente quando credi di stare mangiando un buonissimo biscotto con gocce di cioccolato e poi, quando mordi, e assapori piena di euforia ti rendi conto che invece quella era uvetta? Ecco forse questo concetto racchiude quello che ho provato in questa estate, che niente ha preso e niente ha lasciato. Un retrogusto amarognolo. Un’euforia apatica, forzata, talvolta inappropriata.
Quei 4 amici al bar che da quel bar però non si sono mossi, in un’epoca in cui va di moda la commerciale e si “esce a comandare”, in cui tu non ti senti a tuo agio in nessun posto, in cui fatichi a trovare il tuo posto. Un’estate piena di colpi di scena e di consapevolezze nuove, un pensiero comune che attanaglia tutti: “Che estate strana.”
Poi arriva una delle tante sere, in cui sai che il giorno dopo dovrai ripartire per la città che hai scelto per formarti, e allora tra una lacrima e l’altra ti addormenti su un fianco e sai che il giorno dopo ti aspetta un treno che parte e chissà quando ritornerà, e mentre il treno va via insieme a te, ripenserai ancora: “Che estate strana”.
Serena
Eppure il profumo di Riace è unico per me. Non è il caldo che mi manca nelle notti del caribe colombiano, né la spensieratezza tipica dell’estate che ormai è diventata infinita per me. É l’odore che potrei riconoscere tra mille, è il venticello che sa di salsedine, è il profumo della frutta appena raccolta e della verdura che ha un sapore delicato. Ogni anno metto in valigia gli odori che accompagnano ogni momento, li custodisco gelosamente dall’altra parte del mondo e se chiudo gli occhi posso godere di quell’aroma e sentirmi viva, sempre e ovunque.
Roberto
L’ultimo a partire.
L’estate del fuorisede è un ritorno al passato. Luoghi, persone, sensazioni ritrovate per qualche settimana, fingendo ancora una volta di non essere cresciuti. E quando l’estate finisce gli amici cominciano a partire, i luoghi a cambiare, le sensazioni a prendere il loro abito invernale. Cerco di non essere mai l’ultimo a partire, per evitare il peso insostenibile di tutte le nostalgie, presenti e future, di chi a fine estate deve tornare adulto lontano da casa.
Angela
“L’estate sta finendo e un anno se ne va, sto diventando grande lo sai che non mi va.”
I miei pregiudizi e la mia presunzione hanno fatto in modo da farmi pensare che mai i Righeira potessero esprimere il mio stato d’animo, mi sbagliavo purtroppo. La fine dell’estate coincide con il picco di massima espansione di due delle più grandi ansie che attanagliano me, come tutti voi: il dover ricominciare la routine e soprattutto il tempo che passa. Diciamocelo, l’estate è più bella quando te la immagini.
Fabio
30 Agosto, tempo di bilanci e riflessioni, quelle riflessioni che spesso rimandiamo durante il periodo estivo, vittime come siamo del turbinio di eventi che attraversano le nostre vite. Per me l’estate è volare dentro una bolla di sapone trasportato dalla piacevole brezza che spira dai mari calabresi, senza una meta. In questo volo ho incontrato persone nuove, diverse da me per pensiero ed esperienze. Io, dal carattere estremamente freddo e inadatto ai rapporti umani, ho imparato a parlare con loro, ad accettarne le filosofie, scoprendomi arricchito di nuovi e diversi punti di vista. Ho imparato che il vento cambia e a volte spira verso il dolore, ho visto la morte e ho scoperto, a 28 anni, di amare la vita, quella stessa vita verso cui non mi ritenevo affezionato e che invece ora ho voglia di tener cara perché di lei mi sono nuovamente innamorato. Mentre la mia bolla di sapone volava ho rischiato di schiantarmi, e li ho visto i miei amici volare al mio fianco, correggendo le mie rotte sbagliate, tenendomi quando stavo per cadere. E ho scoperto che non importa dove si va, dove si è, ma è importante non fare quel volo da soli e che anche io, ovunque mi trovi, posso sorridere se al mio fianco ci sono loro, i miei amici, capaci di accettare ciò che sono e riuscendo a vedere in me un bene che spesso non vedo. Ho volato lasciandomi cullare dalle musiche, ammaliato dalle luci che squarciavano la notte, poi sulle acque marine, sopra le albe e i pensieri che lì non potevano raggiungermi; Ho imparato che la musica e le luci si spengono, il sole sorge con brillante indifferenza, e il mare continua il suo perpetuo moto, mentre io nel silenzio del mio lettino capivo che la felicità non è in ciò che vedi, ma in come lo vedi e lo vivi, perché se riesci a far tuo un barlume di felicità, custodendolo bene dentro di te e alimentandolo giorno per giorno, il tuo sguardo cambierà e rimarrai incantato non per come il mondo ti appare ma per come tu, attraverso i tuoi occhi, riesci a vederlo. Infine, come tutte le bolle di sapone, anche la mia è esplosa facendomi tornare a terra. Ma… dentro porto tutto ciò che ho vissuto, continuando a guardare la vita e quei cieli limpidi che hanno assistito al mio volo con gli occhi della meraviglia, bramosi di ritornarci. Perché come disse Leonardo Da Vinci: “Una volta che abbiate conosciuto il volo, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché là siete stati e là desidererete tornare.” E io ci tornerò.
L’estate, quando ero piccola, iniziava con la proiezione su Rai 3 di “Pane Amore e Fantasia”.
Forse per questo motivo per me è questo l’estate, un viaggio in cui nutrirsi di sentimenti e spensieratezza, in cui vivere all’insegna delle emozioni. La gente ha paura delle emozioni, ma provate a fermarvi, un solo istante. Provate ad assaporare quella sensazione di empatia con il mondo, quel viaggio trascendentale che un pensiero malinconico rivolto alla fine dell’estate solo può lasciare.
Di Ilaria Piromalli