L’estate nei Cpr: tra lenzuola squagliate e acqua bollente

Gestione dei Cpr L'estate nei Cpr

Mentre l’Italia si trova nella morsa del caldo e della siccità, i trattenuti nei Cpr sono costretti a temperature oltre i 40 gradi, acqua bollente e cibo andato a male

L’estate nei Cpr rappresenta un inferno di arsura e servizi inesistenti, secondo le varie inchieste degli ultimi mesi.

Quella del 2024 è, secondo gli ultimi dati, una delle estati più calde di sempre.
In Italia, tra luglio e agosto, si sono raggiunte temperature record, con punte massime tra i 35 e i 40 gradi.
Il Paese sta attraversando una grave siccità, che sta colpendo soprattutto le regioni del sud, alle prese con la carenza di risorse idriche.

Ma, mentre media e autorità cercano soluzioni e dispensano consigli, la popolazione delle carceri e dei Cpr vive in condizioni drammatiche senza vie d’uscita.
Servizi sanitari che non funzionano, docce inutilizzabili, temperature che sfiorano i 40 gradi. Acqua impossibile da bere, cibo che va a male in poche ore.
E la salute, sia mentale che psicologica, dei detenuti e dei trattenuti ne risente sempre di più. Portando, sempre più spesso, a incidenti che si trasformano in tragedie.

L’estate nei Cpr: a via Corelli è “un film dell’orrore”

Il Centro di permanenza per il rimpatrio di via Corelli, a Milano, è stato posto sotto sequestro alla fine del 2023, dopo un’inchiesta della Procura per turbativa d’asta, frode in pubbliche forniture e condizioni disumane. Oltre alle questioni burocratiche poco trasparenti, il Cpr di Milano è infatti stato giudicato simile a un “lager dagli stessi procuratori.

Era un vero e proprio lager, neanche i cani sono trattati così nei canili: gli psicofarmaci vengono dati come fossero caramelle, in alti dosaggi, con uno smodato uso di Rivotril.
I medici erano razzisti: ‘meglio che muori, torna al tuo Paese’, dicevano. La pulizia? Erano posti pieni di piccioni, nutriti dagli stessi trattenuti e, com’è noto, i piccioni portano malattie.
Vi era spazzatura ovunque, le stanze erano lorde, piene di mozziconi, le lenzuola erano sporche, fatte di tessuto non tessuto e non venivano ovviamente cambiate tutti i giorni. Durante l’estate poteva capitare che il sapone, pur presente, non veniva dato ai trattenuti per cui di fatto le docce non venivano fatte

Ad oggi, il Centro di via Corelli si trova ancora sotto amministrazione giudiziaria, e la gara d’appalto è in stallo.
Nel frattempo, lo scorso 18 luglio, il medico e infettivologo Nicola Cocco (della rete Mai più lager – No ai Cpr ), insieme al Consigliere Regionale della Lombardia, Luca Paladini, hanno fatto visita al Cpr, che ospita attualmente 46 persone.
Come hanno dichiarato in un’inchiesta pubblicata da Altreconomia, la situazione non è cambiata.

In questa fase di transizione non c’è nessun visibile cambiamento rispetto al passato.
Dal punto di vista delle condizioni igieniche, di quelle sanitarie dei reclusi, di dettagli tutt’altro che secondari come l’acqua fornita in bottiglie di plastica stoccate al sole e distribuite calde o i frigoriferi rotti con i cibi precotti che diventano quasi liquidi, avariati

Dalle osservazioni del dottor Cocco, risulta che la temperatura fosse di 35 gradi, con un 60% di umidità che causava la percezione di ben 45 gradi. Inoltre, non era attivo alcun sistema di ventilazione o di arieggiamento.
A causa di guasti tecnici, il frigorifero della struttura non funzionava, facendo sì che il cibo diventasse immangiabile in poche ore. Stessa cosa per l’acqua, lasciata per ore sui bancali sotto il sole.

L’acqua viene immagazzinata sotto il sole per poi, un po’ alla volta, essere portata dentro. Peccato che in quella stanza ci siano più di 30 gradi: a queste temperature e sotto il sole, il Pvc rischia di rilasciare sostanze potenzialmente tossiche

Persino le docce fresche, l’unico modo per trovare sollievo dal calore, erano inutilizzabili.
Infine, le lenzuola di fibra sintetica si sfaldavano al contatto con il sudore. Rendendo praticamente impossibile dormire nel proprio letto.

Questo spinge le persone a vivere e a dormire nel cortile per cercare sollievo tra immondizia e insetti.
L’immagine orribile che mi porto a casa è quella di persone che vivono come se fossero in strada, nonostante siano in custodia nelle mani dello Stato

A causa di queste condizioni, secondo il dottor Cocco, la salute psicofisica dei 46 trattenuti del Cpr ha subito un forte declino. Numerosi sono infatti i casi di asma, problemi cardiologici, eruzioni cutanee dovute alla sporcizia della struttura.

Come succede anche in carcere, l’estate, il caldo, aumentano la sofferenza delle persone perché sono portate a rimuginare sulle preoccupazioni aggravando la loro condizione di malessere

Cocco e Paladini, dopo l’ispezione, hanno inviato un un dettagliato rapporto a Questura, Prefettura e Ats per chiedere immediati interventi. Ma, in questi giorni di caldo torrido, le condizioni in cui versa il Cpr di via Corelli rischiano di portare all’esasperazione.
Come ha evidenziato il consigliere Paladini, la situazione potrebbe presto diventare drammatica.

Gli episodi di autolesionismo e i tentativi di suicidio sono all’ordine del giorno. E capita di vedere persone completamente sedate. Senza contare che il registro degli eventi critici riflette, come altrove, un’inadeguata capacità o volontà di segnalare tutto.

Con ogni evidenza, il tema non è se potrà succedere un altro evento drammatico, ma quando

Difatti, tra il 17 e il 18 luglio scorsi, un uomo ha appiccato un incendio all’interno del cortile in segno di protesta.
All’arrivo dell’elicottero dei Carabinieri, i trattenuti del Centro sono scesi in cortile facendo segno ai piloti e gridando: “Siamo qui!“.

Garante dei detenuti: “situazione non degna di un Paese civile”

Tra i possibili appaltatori del Cpr di via Corelli a Milano c’è la cooperativa sociale Ekene, già gestore dei Centri di Gradisca d’Isonzo in Friuli, e di Macomer in Sardegna.

Quest’ultimo, in particolare, è stato luogo di visita da parte della Garante regionale dei detenuti, Irene Testa.
I 49 trattenuti si trovavano esposti a temperature che superavano i 40 gradi, tanto che Testa ha parlato di “un forno“.



Tutti sono costretti a stare per terra, nelle celle e nei corridoi dove non circola un filo d’aria. Per ripararsi dal sole usano coperte appese alle finestre.
Qualcuno ha chiesto persino il rimpatrio più di una volta, ma nessuno interviene

Come a Milano, il frigo non funzionava, l’acqua era bollente e le lenzuola squagliate dal sudore.
Inoltre, il regolamento impedisce che il terzo settore o la società civile impedisce la donazione di ventilatori, penne, matite, spugne, scope e persino sedie.

In conclusione, secondo la Garante, la situazione del Cpr di Macomer è “vergognosanon degna di un Paese civile“.

L’estate nei Cpr: “Se non sei pazzo, qui lo diventi”

A sud di Roma, il Cpr di Porta Galeria è un altro Centro “da incubo, soprattutto durante l’estate.
Solo pochi giorni fa, il 25 luglio, alcuni trattenuti hanno dato vita a una rivolta bruciando materassi, danneggiando la struttura e salendo sul tetto che ha causato diversi feriti.

Poco dopo l’intervento delle Forze dell’Ordine, è arrivata sul luogo Valentina Calderone, la Garante delle persone private della libertà personale di Roma.
La quale ha dichiarato che il caldo e lo stress che si accumulano non faranno altro che esacerbare le condizioni, già snervanti, in cui si trovano le persone trattenute.

Nelle prossime settimane, la situazione non potrà che peggiorare a causa del caldo e dello stress.
Non aiuta l’indeterminatezza della pena e i tempi del trattenimento allungati fino ad un massimo di 18 mesi. Senza che questi tempi lunghi cambino di un briciolo l’efficacia del Cpr.

Molte persone vengono rilasciate subito dopo, o per mancata convalida del giudice di pace e del tribunale ordinario. Quindi troppo spesso entra chi non ci dovrebbe stare

Recentemente, due giornaliste dell’Ansa, Cecilia Ferrara e Angela Gennaro, hanno visitato il Centro di Porta Galeria. Con il materiale raccolto, hanno prodotto un video-reportage dal titolo: “Il manicomio dei migranti“. Perché, secondo le parole di uno degli intervistati, “se non sei pazzo, qui lo diventi“.

Secondo un documento obbligatorio conosciuto come “registro degli eventi critici“, il Centro romano conta un emergenza al giorno e un tentativo di suicidio ogni due.
Inoltre, sebbene il Cpr non possa ospitare persone con problemi di carattere psichiatrico, sono presenti individui in condizioni incompatibili con la reclusione. Di conseguenza, l’utilizzo di psicofarmaci è molto alto.

Nel frattempo, l’Italia è impegnata nella costruzione di nuovi Centri di permanenza per il rimpatrio in Albania, che dovrebbero ospitare oltre 3mila persone tra richiedenti con domanda d’asilo da esaminare e persone da rimpatriare.
Tuttavia, stando agli ultimi dati raccolti, Fabrizio Coresi (esperto migrazioni per ActionAid Italia) che l’esportazione del sistema dei Cpr sarà un dramma per i diritti umani.

Il sistema dei Cpr non può che essere esportato così com’è, perché ogni stortura è insita nel modo in cui è concepito.
Sarà ancora più complicato accedere e ispezionare una struttura esterna al territorio nazionale. Di conseguenza, anche ottenere dati, svolgere un monitoraggio e denunciare cosa accade all’interno risulterà ancora più complicato

Giulia Calvani

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