L’America ed il cinema anglosassone potranno vantarsi di Hitchcock ma gli europei del Continente hanno una carta essenziale per zittire gli ammiratori del regista di Psycho: sfoderare il nome di Henri-Georges Clouzot.
Questo essenziale regista dell’età d’oro del cinema francese non era collegato di per sé ai giovani turchi della Nouvelle Vague ma si fa notare come autore nel senso più alto del termine. Dietro al suo gusto per i generi thriller, noir e psicologico si nasconde infatti un pessimismo che radici gotiche ed una credenza molto sentita del Male a livello metafisico.
Opere in nero le sue, dove il poliziesco con a sua asciuttezza narrativa s’incontra con De Sade e la tradizione della Radcliffe. Sapendo poi che per lo strutturalismo la somma delle strutture originarie dà origine ad una nuova, Clouzot balza all’occhio come risultato trasfigurato e superamento delle premesse culturali che gli stanno dietro.
Hitchcock aveva il proprio mestiere ma non l’eleganza del suo collega francese: lo si vede nell’approccio più pratico, meno estetico e suadente della sua camera. Essenziale per capire Clouzot è anche la compenetrazione, la malìa psichica che i personaggi sfoderano nel gioco della dominazione. Questo loro charme votato all’abiezione sa al contempo di una raffinatezza degna dei libertini del Settecento e degli umori animali.
L’esempio più famoso è forse quello del fortunato film Les diaboliques, realizzato nel 1955 e che vede come protagoniste una star del calibro di Simone Signoret (futuro premio Oscar 1959 per Room at the Top) e la moglie del regista, Vera Clouzot. Il tutto ispirato dal romanzo di Boileau e Narcejac Celle qui n’était plus.
La prima è Nicole Horner, la seconda Christina, moglie del sadico direttore di un collegio di provincia, Michel Delassalle. Le due sono ormai amiche, non nascondono il nodo sentimentale che le lega ma vogliono disfarsi di quella figura opprimente e sadica. Il piano è elaborato quanto delicato e si ritorcerà loro contro.
Letteralmente strappato dalle mani di Hitchcock, il romanzo offre a Clouzot il pretesto per esplorare con quel rigore suo distintivo (pure compositivo delle immagini strictu sensu) i giochi di trama, la manipolazione della percezione che trova la sua definizione nel concetto di Gaslighting.
L’ossessione e la persecuzione, la crudeltà che si riversa soprattutto su Christina è dosata al millimetro, con una puntigliosità ed un’asciuttezza invidiabili. La raffinatezza di Clouzot è quella di una lama. Per i cinefili è immancabile come appuntamento.
Antonio Canzoniere