Sono passati novant’anni dal premio Nobel per la letteratura a Luigi Pirandello, colosso della letteratura italiana di inizio Novecento e uomo rivoluzionario e irriverente.
Il 7 novembre è arrivato nelle sale italiane Eterno Visionario, diretto e co-sceneggiato da Michele Placido. Un film che si muove tra la vita pubblica e privata di Luigi Pirandello, che su un treno diretto a Stoccolma per ritirare il Premio Nobel per la letteratura, riflette sulla sua vita, tra finzione letteraria e realtà.
Pirandello nelle sue opere affronta temi nuovi e moventi: l’amore certamente, ma l’autore sceglie di indagare, sulle orme di inizio secolo, la psiche umana. E quindi si ritrova nei suoi romanzi, nelle novelle e nelle pièce teatrali, in quello che, per appunto, potremmo definire lo spettacolo della vita nelle sue bruttezze tangibili. Personaggi profondi e intimi, che faticano a stare al passo con una realtà che non sempre riescono ad identificare o ad accettare; donne, come nel romanzo Suo Marito, che smettono di piegarsi all’oppressione e alla dominazione maschile delle idee; contenuti e tematiche che riflettono ancora, e soprattutto oggi, la difficoltà che vive l’individuo di fronte alla società moderna e post-moderna.
Nel 1934, novant’anni fa, “per il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell’arte drammatica e teatrale” vinse il premio Nobel per la letteratura, che andò a coronare una carriera ricca ed estremamente provocatoria. Celebre per il suo esame delle complesse relazioni tra identità, verità e realtà, le sue opere esplorano la natura fluida di quest’ultima e la percezione di essa: il rapporto fenomenico può essere illusorio o relativo; perciò la sua visione del mondo è spesso descritta come relativismo psicologico.
Tra l’identità e la maschera
Uno dei temi ricorrenti all’interro del corpus pirandelliano è il concetto secondo cui ognuno di noi, nessuno escluso, indossi una maschera: un’atteggiamento, dei comportamenti, dei ruoli, che imposti dalla società, nascondono e alienano la vera essenza dell’io:
[…]perché voi non siete due soltanto, ma chi sa quanti, senza saperlo, e credendovi sempre uno
Luigi Pirandello – Uno, Nessuno, Centomila, libro III° cap. X
Pirandello esplora la moltitudine dell’identità, che tra convenzioni sociali e visioni altrui risulta frammentata. La visione di un’Io esposto al voyerismo dei mass media, che ancora di più nell’era digitale e dell’identità digitale non è come Uno, ma come tanti e alla fine, appunto, come nessuno, spesso, però, senza essere consapevole della propria falsità.
La verità e la relatività della realtà
Non esistendo una singola identità in un singolo individuo la realtà diventa multipla: Pirandello sostiene che la verità sia esclusivamente un punto di vista, una prospettiva di ciascun soggetto, agente o meno, comunque non universale. I suoi drammi e tutte le sue opere in generale, sono soggetti ad interpretazioni diverse: non esiste un unico credo o un unico Dio, ma le varie e personali visioni di questi, che nonostante tutto, non si avvicineranno mai all’essenza di tali oggetti.
Il conflitto e la conseguente impossibilità a raggiungere una verità universale genera tensione e alienazione, riflesse in ogni suo personaggio in chiave differente. La sua poetica sfida l’idea di un’identità fissa e stabile. Chi Siamo? Le sue opere pongono questa domanda senza mai fornire una risposta, ma donano a chi legge la possibilità e i mezzi di esplorane la natura, per poi, come nell’Umorismo tornare a vivere. Le risposte vengono poste come irraggiungibili: la sua filosofia è influenzata dalla consapevolezza che ogni individuo costruisce la propria realtà.
Pirandello e il Nobel
La reazione al Nobel fu piuttosto contenuta e riflessiva; pur essendo un grande riconoscimento non mostrò un entusiasmo eccessivo e non ne sembrò particolarmente sorpreso, anche perché il Nobel arrivò in un momento in cui la sua notorietà era consolidata sia in Italia che all’estero. Pirandello considerava la sua arte come qualcosa di profondamente legato alla ricerca della verità e al disvelamento delle illusioni della vita umana, piuttosto che al riconoscimento pubblico.
Pirandello è molto più del poco che è stato detto ora, un autore da leggere sicuramente e che, presumo, cambierà la prospettiva di ognuno sulla propria vita e sulla realtà. Con le sue opere genera una critica profonda al modo in cui viviamo nella società, che andrebbe ripresa in considerazione per comprendere come rendere questo mondo un po’ più a misura d’uomo.
Lucidissimamente allora la compagine dell’esistenza quotidiana, quasi sospesa nel vuoto di quel nostro silenzio interiore, ci appare priva di senso, priva di scopo; e quella realtà diversa ci appare orrida nella sua crudezza impassibile e misteriosa, poiché tutte le nostre fittizie relazioni consuete di sentimenti e d’immagini si sono sono scisse e disgregate in essa.
Luigi Pirandello – L’Umorismo, 1908