Leoni da tastiera: la parte peggiore del social

LEONI DA TASTIERA- Le notizie si susseguono in rete, con tempistiche vicine alla diretta, rimbalzando nei social, di pagina in pagina, di gruppo in gruppo, di bacheca in bacheca. Si alternano fatti di cronaca, stranezze del mondo, sport, gossip, il tutto condito con fake news per tutti i gusti.

La rete sgretola i confini, mette tutti sullo stesso piano di gioco annullando le distanze, le classi, le differenze, il tempo, i perimetri geografici, e il sociale viene ridisegnata sui parametri virtuali.

È un mezzo potente internet, è un mezzo che ci permette di essere ciò che vogliamo o ciò che siamo, dando l’illusione che protetti dal monitor si possa dire quel che si vuole senza rischiare nulla, e così, i leoni da tastiera, interpretano in modo perverso le logiche del social network trasformandolo in una discarica di frustrazione e violenza.

La violenza nel web

Ogni notizia: vera, falsa, di qualsiasi tipologia e peso, diventa uno strumento alla mercè dei leoni da tastiera, per liberare e dare voce alla: “parte peggiore”Insulti, offese, minacce, vilipendio della dignità e dell’immagine altrui, bullismo, criminali trattati da eroi nazionali perché hanno ucciso in nome di: “qualcosa di giusto”.

Si riesce a scatenare una guerra anche parlando di pace perché è chiaro, tutti vogliono vivere in pace, ma in modo solipsistico. Un concetto effettivamente utopico quello della pace, non sappiamo bene cosa sia in senso globale, e sulla rete si riduce ad una parola che serve solo a mitigare blandamente il “normale” andamento del mondo. Potremmo prendere centinaia, migliaia di esempi per descrivere i famosi “leoni da tastiera”, ovvero, quella categoria di persone che entra in un social per dichiarare guerra a qualcosa o qualcuno, alle istituzioni magari, e a tutto ciò che gode di: ufficialità. Quella categoria di persone troppo vili per assumersi la responsabilità delle proprie parole, e che per questo scelgono di urlare tutta la miseria che hanno in corpo in un “contenitore” dove si sentono protette, tutelate dalla mancanza del contatto fisico, dalla mancanza percettiva della legalità.

Luca Traini

In questi giorni si è parlato degli episodi tragici e violenti successi a Macerata: la morte di Pamela e la tentata strage a sfondo razziale eseguita da Traini. Tutti d’accordo sull’atrocità subita della diciottenne, ma quando si arriva a Traini che spara dalla sua auto su di un gruppo di persone di colore, questo diventa per tanta brutta gente un eroe, e gente ancora peggiore, cerca una giustificazione al gesto, incolpando l’immigrazione, la società, la politica tutta.

L’ideologia fascista torna così a respirare aria nuova in un clima vecchio, esageratamente vecchio, fallimento dell’uomo, della ragione, della coscienza. Una ideologia che oggi non è tollerabile, sia culturalmente che legalmente. Sul social compaiono i commenti di approvazione per l’aspirante pluriomicida, gente e pagine di organizzazioni neofasciste esprimono solidarietà, la tentata strage viene elogiata come fosse un atto eroico. Nascono gruppi e movimenti virtuali che osannano un gesto criminale, e la cattiveria, il sadismo, il razzismo, vengono sdoganati e lasciati liberi di inquinare la rete.

Ma dietro gli avatar si nascondono delle persone, e ogni frase, spregevole che sia, non ha il beneficio di perdersi nel vento, ma resta scritta, a manifestare le brutture dell’essere umano.

La responsabilità

Il social però, non è esule dalla legge e ciò che si scrive potrebbe… o meglio: “dovrebbe”, portare con se il carico della responsabilità.

Non tutti sanno cosa è l’autodisciplina. Non tutti hanno buonsenso, non tutti sono brave persone e non tutti sono abbastanza intelligenti da capire quali sono i limiti della convivenza civile. Per questo motivo, e per riuscire a tutelare la liberà di internet, è necessario che i leoni da tastiera subiscano i danni delle loro stesse affermazioni.

Ma così si toglie la libertà di parola e di pensiero

Sbagliato. In questo modo la libertà, che deve sempre tenere conto del rispetto verso gli altri, viene salvaguardata e non rischia di diventare una esclusiva del “più forte”. Nessuno si aspetta che un simpatizzante di Traini sia in grado di capire anche i più semplici concetti della civile convivenza, ed è per questo che si chiede alla giustizia di intervenire per rendere il social un posto più sicuro, accogliente, dove tutte le persone civili possano esprimersi liberamente, senza rischiare di diventare vittime, anche inconsapevoli, di vera e propria teppaglia.

Andrea Ianez

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