Leonardo Sciascia: l’intellettuale della politica come attività umana

Leonardo Sciascia

Anticonformista, politico – in quel senso che definisce politica ogni attività umana – e, quando serviva, polemico. Leonardo Sciascia, nato l’8 gennaio 1921, è stato uno dei più grandi intellettuali siciliani, perennemente in direzione ostinata e contraria, coerente anche nei suoi errori.

Il maestro delle elementari di Racalmuto

Nato l’8 gennaio 1921 a Racalmuto (Agrigento), sarà il giovane professore Giuseppe Granata a fargli conoscere, negli anni degli studi, l’amore di una vita. Ci riferiamo all’illuminismo, che sono alla base del suo pensiero, quella malinconia verso il genere umano contrastato da una fiducia nell’uomo, nelle sue emozioni e nella sua intelligenza.

Notato da Pier Paolo Pasolini nel 1950 con le sue “Favole della dittatura”, il maestro elementare Leonardo Sciascia muove i primi passi letterari nella sua amata Sicilia.
È con un libro che parla della Sicilia, infatti, che si presenta al mondo: Il giorno della civetta (1961) è un successo. È il primo vero libro che parla e denuncia la mafia, che in questo caso è dietro l’omicidio di un sindacalista.

Leonardo Sciascia e il caso Moro

La mafia sarà il tema al centro della sua battaglia politica e personale. Leonardo Sciascia sarà in politica prima con il PCI, lasciato per la sua opposizione al compromesso storico, e poi con il Partito Radicale. Scrive altri romanzi sulla mafia siciliana, come A ciascuno il suo, che viene trasposto al cinema da Elio Petri.
Il noto regista farà lo stesso con un altro libro di Sciascia, una critica alla DC di Aldo Moro: Todo Modo.

Aldo Moro è, infatti, una figura presente nella vita di Leonardo Sciascia. Sciascia infatti è membro della Commissione parlamentare sulla strage di via Fani, sul sequestro Moro e sul terrorismo italiano. Ne nasce un libro, un’esegesi delle lettere mandata da Moro durante il sequestro: L’affaire Moro. Accusato, assieme ad altri deputati radicali come Emma Bonino, di star indagando troppo sulle torture fatte dalla polizia sui membri delle Brigate Rosse, si difende così:

 In Italia basta che si cerchi la verità perché si venga accusati di convergere col terrorismo nero, rosso, con la mafia, con la P2 o con qualsiasi altra cosa! Come cittadino e come scrittore posso anche subire una simile accusa, ma come deputato non l’accetto. Non si converge assolutamente con il terrorismo quando si agita il problema della tortura. Questo problema è stato rovesciato sulla carta stampata: noi doverosamente lo abbiamo recepito qui dentro, lo agitiamo e lo agiteremo ancora!

Il suo pensiero, fra pessimismo e fiducia nel pensiero umano, lo spinge alla ricerca della verità sia sulla carta stampata che nelle sedi politiche. La sua fermezza identitaria lo portò a scontri con amici come Renato Guttuso o politici come Berlinguer.

Le altre battaglie

Leonardo Sciascia è stato anche un ottimo critico d’arte. Celebre la sua mostra Ignoto a me stesso alla Mole Antonelliana di Torino. In quell’occasione, Sciascia mostra al pubblico una serie di ritratti fotografici di personaggi come Borges o Pasolini. Il suo amore per l’arte traspare anche nella pagine di Una storia semplice, in cui narra il furto della Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi di Caravaggio.

Il suo impegno sociale lo spinge a difendere Enzo Tortora, poi Adriano Sofri (omicidio Calabresi). Sue anche le pressioni per la verità sul caso Pinelli.

È una figura che non si è attirata le simpatie facili, ma la stima duratura degli intellettuali che sanno essere bastian contrario. Basti pensare alle polemiche che sono scaturite da un suo articolo, I professionisti dell’antimafia, nonostante fu la stessa vedova di Borsellino a dire che “Sciascia aveva capito tutto in anticipo”. Nell’articolo, pubblicato sul Corriere della Sera, Sciascia parlava di come membri dell’antimafia usavano tale causa per tornaconto personale. E la Storia gli diede il merito di avere ragione.

Siciliano prima e italiano poi, muore nella sua Sicilia, a Palermo. Vorrei chiudere questo omaggio con una sua citazione, una di quelle leggere ed amare al tempo stesso che lo hanno contraddistinto. Una citazione in cui parla di sé.

 Sono un maestro delle elementari che si è messo a scrivere libri.
Forse perché non riuscivo ad essere un buon maestro delle elementari.

Giulia Terralavoro

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