Leonardo S.p.A.: nuovi elicotteri italiani per l’aviazione israeliana

nuovi elicotteri italiani per Israele

Andrea Umbrello

Direttore Editoriale di Ultima Voce


I nuovi elicotteri italiani per Israele stanno alimentando il dibattito internazionale sull’opportunità di esportare armamenti verso Paesi coinvolti in conflitti attivi. La Leonardo S.p.A., colosso italiano del settore della difesa, ha infatti completato la consegna di elicotteri avanzati AgustaWestland AW119Kx destinati all’addestramento della Israel Air Force (IAF) presso la base di Hatzerim, nel deserto del Negev.

Il contratto tra Leonardo e Israele: una lunga trattativa

L’accordo tra l’Italia e Israele per la fornitura di questi elicotteri non è un evento isolato ma il risultato di una serie di trattative iniziate nel 2019. Nel febbraio di quell’anno, il ministero della Difesa israeliano annunciò l’intenzione di acquisire da Leonardo i primi sette elicotteri AW119Kx. La finalità dell’acquisto era chiara: rinnovare e potenziare il proprio parco aereo da addestramento, sostituendo i più datati Bell-206 “Saifan” e introducendo tecnologie più avanzate, in particolare per le operazioni notturne.

Nel 2020, le trattative proseguirono e si conclusero con un’estensione del contratto: Israele aumentò il numero di elicotteri ordinati a 12, con la possibilità di aggiungerne altri quattro in base alle esigenze future. La trattativa fu formalizzata nel 2022 con un valore complessivo di 67,67 milioni di dollari, cifra che comprende anche supporto logistico per i prossimi 20 anni. Una clausola prevedeva che un pilota di Leonardo avrebbe partecipato alle sessioni di addestramento della IAF per assistere nella fase iniziale, confermando il coinvolgimento italiano non solo nella fornitura ma anche nella formazione del personale israeliano.

Gli scambi tra Italia e Israele nel settore della difesa

Questa collaborazione ha preso la forma di uno scambio reciproco: in cambio degli AW119Kx, Israele ha fornito all’Italia sistemi d’arma avanzati, tra cui missili Spike e simulatori, sviluppati dai giganti israeliani della difesa Rafael ed Elbit Systems. L’Italia ha quindi beneficiato di questo scambio, ottenendo tecnologie che rafforzano la propria difesa e che, a loro volta, hanno un mercato in espansione a livello globale.

Nonostante il conflitto in corso a Gaza e la dichiarazione del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che annunciava una revisione dei contratti già siglati, le forniture non si sono interrotte. Mentre nuovi accordi sono stati temporaneamente sospesi, la consegna di armamenti già ordinati continua, evidenziando il peso strategico ed economico di questi contratti per entrambe le nazioni.

L’impatto sul settore difesa di Leonardo

La Leonardo S.p.A., controllata dallo Stato italiano, rappresenta uno dei principali attori internazionali nell’industria della difesa e dell’aerospazio. Nel 2023, l’azienda ha registrato una crescita significativa, con ordini per 17,9 miliardi di euro (+3,8% rispetto all’anno precedente) e ricavi pari a 15,3 miliardi di euro (+3,9%). Il suo portafoglio ordini include forniture sia in Europa che in Medio Oriente, tra cui i nuovi elicotteri italiani per Israele. Gli accordi per la consegna di armamenti contribuiscono in maniera sostanziale a questi numeri, specialmente in un periodo di crescente domanda di tecnologia militare.

Nonostante i risultati positivi, il ruolo di Leonardo in contesti di conflitto solleva questioni etiche. Secondo alcuni analisti, l’impiego di tecnologia e mezzi prodotti da aziende italiane, inclusa Leonardo, in azioni militari contro Gaza rappresenta un paradosso per uno Stato membro dell’Unione Europea che si dichiara a favore della pace e dei diritti umani. Osservatori indipendenti come The Weapon Watch hanno recentemente denunciato che alcuni dei missili lanciati su Gaza provengono da sistemi di armamenti fabbricati in Italia, aggiungendo benzina sul fuoco del dibattito.

L’implicazione etica e il dibattito sulla responsabilità italiana

L’Italia, come altri Paesi, mantiene leggi stringenti in materia di esportazione di armi verso Stati coinvolti in conflitti, ma le clausole contrattuali preesistenti rappresentano un punto critico. Gli accordi di fornitura di armamenti firmati prima dell’inasprirsi del conflitto non sono stati oggetto di revisione immediata. Questo lascia aperta la possibilità che armi e tecnologia italiane continuino ad arrivare in Israele anche durante le offensive militari, il che porta alla ribalta il tema della responsabilità etica nelle politiche di esportazione.

Il contratto siglato con Israele è solo uno dei tanti casi in cui gli interessi economici si intrecciano con la politica estera. Per l’Italia, Leonardo rappresenta una risorsa strategica non solo in termini di ricavi, ma anche in quanto vettore di influenza nelle relazioni internazionali. Tuttavia, per molti osservatori la vendita di armi a uno Stato coinvolto in azioni militari contro civili solleva interrogativi morali e politici che potrebbero mettere a rischio la reputazione internazionale dell’Italia.

Il futuro degli accordi di difesa

Gli eventi in corso nella Striscia di Gaza e il dibattito pubblico sull’esportazione di armi italiane richiedono una riflessione profonda sulla necessità di mettere le responsabilità etiche in ambito internazionale sopra squallidi interessi economici. Leonardo, pur consolidando il proprio ruolo come leader nel settore della difesa, si trova a dover affrontare le critiche di organizzazioni per i diritti umani e di parte dell’opinione pubblica italiana e internazionale.

Le implicazioni di questi contratti, compreso l’ultimo accordo per i nuovi elicotteri italiani per Israele, spingono a valutare con maggiore attenzione l’impatto delle esportazioni di armamenti in contesti di conflitto. Un riesame dei criteri di autorizzazione per queste esportazioni, soprattutto verso Paesi coinvolti in conflitti, potrebbe contribuire a una maggiore coerenza tra gli impegni internazionali dell’Italia e le sue politiche commerciali in materia di difesa.

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