Forse sembrerà strano, ma in pochi sanno che perfino Leonardo da Vinci, il genio che peregrinava per le corti d’Europa vendendo le sue invenzioni ai migliori mecenati di un tempo, ha avviato la sua carriera alla corte degli Sforza come un normale stagista alla ricerca di una posizione stabile; come un ragazzo di oggi, dunque.
Leonardo arrivò a Milano nel 1482 all’età di 30 anni dopo aver passato infanzia e adolescenza nella bottega del Verrocchio, in una Firenze un po’ troppo competitiva e selettiva per lasciar spazio a giovani eclettici e poco conformati come lui; giunto nell’avanguardista città lombarda, senza un lavoro né un ruolo ben preciso, inventò qualcosa che ancora oggi invade gli incubi di giovani e adulti di tutto il mondo: Il Curriculum vitae.
Si trattava, di fatto, di una vera e propria Cover Letter nella quale Leonardo elencava punto per punto tutte le sue uniche e rare abilità per convincere il Signore della città ad ingaggiarlo come artista ed ingegnere.
Certo, sicuramente si trattava di una lettera di presentazione di tutto rispetto, dubito che fra le skills delle nuove generazioni ci sia quella di inventare macchine volanti o marchingegni per respirare sottacqua, ma pur sempre di un curriculum si trattava e Leonardo da Vinci non era infondo diverso dai tanti giovani dei nostri tempi, alla perenne ricerca di un’occupazione mediamente soddisfacente.
Dunque, armato di soli due libri e senza conoscere il latino (un’onta bella e buona per un uomo di cultura ai tempi del Rinascimento) l’”Omo senza lettere” si avventurò nell’impresa che, probabilmente, noi tutti conosciamo sin troppo bene: la ricerca di un lavoro.
Fu subito accolto dal Duca di Milano, Ludovico il Moro, che, non senza diffidenza, decise di dare una chance a quel giovane audace che prometteva grandi imprese affidandogli un compito tanto arduo quanto prestigioso: riparare i bagni di sua moglie Beatrice d’Este; certo, meno frustrante che produrre centinaia di fotocopie o rispondere a noiose telefonate in ufficio, ma consoliamoci: persino il più grande fra i geni ha iniziato dal basso, un po’ come tutti.
La città gli apri le porte per grandi imprese, fu qui che iniziò il periodo più produttivo della sua carriera; Milano gli permise di diventare l’artista che ancora oggi conosciamo e di dar sfogo alla sua genialità, spesso non compresa in altri contesti troppo conservatori. Rimase alla corte degli Sforza fino all’invasione francese del 1499 quando cominciò per lui un periodo di viaggi in tutta Italia terminati con il definitivo trasferimento in Francia (su proposta del Re in persona) dove fu accolto con tutti gli onori da Francesco I, così affascinato dalla sua abilità da offrirgli un posto di prestigio presso il suo entourage. Ancora oggi riposa presso Amboise dove morì all’età di 67 anni esattamente cinque secoli fa.
La morale è quasi ovvia, se persino il grande Leonardo da Vinci ha dovuto fare la “gavetta” ed imparare a vendersi e convincere gli altri delle sue abilità, a noi non resta che rimboccarci le maniche e cercare di fare il meglio per adattarci alle spietate regole del mondo del lavoro.
E, se non dovesse funzionare, fate come lui: emigrate! Dopotutto anche in questo Leonardo ha anticipato i tempi e, trasferendosi in Francia per continuare la sua carriera, ha inventato la triste e del tutto attuale “fuga dei cervelli”.