E’ stato scoperto il vero profilo di Leonardo Da Vinci da uno studio di un disegno contenuto nel famoso Codice Atlantico, un’ampia raccolta di disegni e scritti fatta dallo stesso Leonardo e conservata in 19 volumi nella Biblioteca Ambrosiana.
A quanto pare, Leonardo Da Vinci non smette di far parlare di sé e stupisce sempre per le sue doti e la sua intelligenza a distanza di secoli, tale da renderlo ancora una volta il genio per eccellenza delle arti e delle scienze nella storia. Molti studi sono stati fatti per evidenziare quale fosse il vero volto di Leonardo Da Vinci e sono noti alcuni ritratti raffiguranti un uomo barbuto che viene identificato dalla maggioranza degli esperti come Leonardo Da Vinci.
Il più famoso e conosciuto ritratto di Leonardo Da Vinci è sicuramente quello conservato nella Biblioteca Reale di Torino. Il ritratto risale ai primi anni del 1500, quando Leonardo aveva più di 60 anni. Secondo alcuni, tuttavia, il quadro non rappresenta realmente Leonardo Da Vinci ma la figura di vecchio canuto con barba e capelli lunghi sicuramente dipinto da Leonardo ma non un suo autoritratto. Infatti secondo testimonianze dell’epoca, l’aspetto fisico di Leonardo era molto diverso. In realtà autorevoli esperti hanno smentito questa tesi affermando che Leonardo in tarda età portava i capelli e la barba lunga e che la posizione del viso dell’uomo (di tre quarti) induca a pensare che fosse un autoritratto.
Un altro ritratto che secondo le fonti sicuramente raffigurerebbe Leonardo Da Vinci, è il ritratto del 1518 che viene attribuito al suo allievo Francesco Melzi, noto anche come ritratto di Windsor, in quanto conservato nelle collezioni dei Reali d’Inghilterra. Il ritratto rappresenterebbe Leonardo Da Vinci di profilo con barba e capelli lunghi. Le analogie con il ritratto della Biblioteca Reale di Torino sono molte: fronte, naso, zigomi sono molto simili. Il ritratto di Windsor ha avuto molta fortuna, tale da essere preso a modello da molti artisti per altri ritratti raffiguranti Leonardo Da Vinci e contribuendo a creare l’immagine di “vecchio saggio” che tutti noi conosciamo.
Ma di recente una nuova scoperta ha acceso di nuovo i riflettori su Leonardo Da Vinci. Una ricercatrice italiana, Carla Glori, studiando il Codice Atlantico ha scoperto in uno dei suoi disegni, precisamente nel foglio 399, il profilo di Leonardo. Il Codice Atlantico è la più vasta raccolta al mondo di disegni e scritti autografi di Leonardo da Vinci, composta da 1119 fogli divisi in 19 volumi, ed è conservato sin dal 1637 presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. I documenti abbracciano circa quarant’anni di operato di Leonardo Da Vinci e raccolgono schizzi e disegni preparatori, ma anche ricerche in campo matematico, filosofico, ingegneristico, astronomico, nonché progettazioni ed invenzioni quasi futuristiche per l’epoca in cui ha vissuto l’artista. Il disegno in questione, rappresenta una giovane donna di profilo:
“Il maestro ha nascosto il proprio profilo rovesciato ‘sotto l’ascella’ della fanciulla che è ritratta di profilo. Comparando il profilo nascosto con quello della fanciulla, si nota una straordinaria somiglianza, che nella parte inferiore del volto è addirittura sovrapponibile, mentre in quella che va dalla base del naso alla fronte diverge solo quel tanto che ci permette di individuare l’inconfondibile fisionomia di Leonardo stesso.” La corrispondenza tra il profilo di Leonardo e il ritratto della fanciulla è stata verificata sia sul famoso autoritratto della Biblioteca Reale di Torino, sia sul ritratto di profilo dell’allievo Francesco Melzi. Il naso infatti risulta rovesciato e mimetizzato sotto l’ascella di questa nobildonna milanese. Se si compara il profilo nascosto di Leonardo con quello della fanciulla si può notare che la parte inferiore del volto è uguale mentre la parte superiore, cioè quella che va dalla base del naso alla fronte, diverge di poco. E’ come se Leonardo avesse voluto lanciarci un indizio senza però palesarsi spudoratamente, usando l’espediente della fanciulla”.
Secondo Carla Glori, inoltre Leonardo si sia potuto servire di questa sovrapposizione tra il suo profilo e quello della nobildonna milanese per dipingere la sua celebre Gioconda. Rifacendosi alla teoria di Pascal Cotte, secondo il quale sotto il volto della Gioconda ci sia un altro volto, la Gioconda potrebbe essere, secondo la ricercatrice, il risultato della sovrapposizione di due volti, uno dei quali è quello di Leonardo Da Vinci.
Che dire, Leonardo Da Vinci a distanza di secoli non si fa dimenticare e sembra che ancora ci sia tanto da scoprire e tanto che ci può ancora dare della sua immensa scienza. E’ come un complicato enigma, dove ogni tanto Leonardo ci lancia degli indizi, spronandoci a continuare nella ricerca del sapere, senza mai sentirsi appagati, così come ha fatto lui durante tutta la sua vita.
A proposito di volti nuovi. Il legame più sorprendente, ma non l’unico, che collega la Sindone di Torino con le opere pittoriche di Leonardo da Vinci, che ci conduce a Firenze è la somiglianza del volto contenuto nell’immagine della ferita al costato della Sindone, con il volto urlante del guerriero centrale della Battaglia di Anghiari di Leonardo realizzata a Firenze a Palazzo Vecchio nel Salone dei Cinquecento. Capolavoro conosciuto tramite riproduzioni e copie. Sebbene l’immagine della ferita al costato sembri sempre leggermente differente nelle varie riproduzioni fotografiche, un po’ come l’Autoritratto di Leonardo. Riprodotta includendo anche parte dello spazio alla sua destra e sinistra, mostra caratteristiche comuni con il guerriero centrale con il berretto rosso ripreso ad esempio dalla Tavola Doria che riproduce della Battaglia di Leonardo, la Lotta per lo stendardo. Naso pronunciato, bocca spalancata, il labbro superiore quasi attaccato al naso. Fa quasi più paura il volto contenuto nella ferita al costato della Sindone, che il guerriero con il copricapo rosso, come appare nelle varie copie della Battaglia. Il legame non sarebbe solo di tipo figurativo, (la somiglianza dei due volti), ma anche di tipo funzionale. Giacché la ferita al costato a Gesù fu procurata da una lancia da parte di un soldato (Vangelo di Giovanni 10,34). Mentre nella Battaglia di Anghiari, la Lotta per lo stendardo verte attorno al possesso di una lancia. Inoltre mentre nel violento furore parossistico della Battaglia di Leonardo assistiamo al mutarsi degli uomini in cavalli e viceversa. La guerra rende l’uomo una bestia.
L’immagine della ferita al costato è la “prova” della presenza attuale della Battaglia di Anghiari, dietro gli affreschi del Vasari a Firenze, nel salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio. Cfr. ebook/kindle: La Sindone di Torino e le opere di Leonardo da Vinci. Analisi iconografica comparata. Grazie