Bolsonaro prepara una denuncia contro i paesi stranieri che acquistano legname illegale derivante dal disboscamento dell’Amazzonia. Tra questi, anche alcuni dell’Unione Europea
Bolsonaro denuncia i paesi esteri
Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, vuole denunciare chi acquista legname illegale proveniente dall’Amazzonia. Lo ha dichiarato durante la riunione, virtuale, dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa).
Nei prossimi giorni sveleremo i paesi che hanno importato legno estratto illegalmente dall’Amazzonia. E alcuni di questi paesi sono i critici più severi del mio governo riguardo alla nostra politica su questa regione
La questione del legame illegale proveniente dal disboscamento dell’Amazzonia è una problematica reale e che deve essere arginata. Già nel 2017 la Polizia Federale aveva sequestrato un totale di 2.400 metri cubi di legname illegale, all’interno di container nella foresta pluviale. Secondo le indagini svolte la merce era diretta in Germania, Belgio, Danimarca, Francia, Italia, Olanda, Portogallo, Regno Unito. Molti paesi dell’Unione Europea, quindi, come ha già precisato Bolsonaro che ha basato le sue denunce anche a partire dai dati emersi da questo sequestro.
Secondo il presidente brasiliano, la denuncia porterà ad arginare questa pratica, in realtà nota da sempre ma difficile da combattere e quantificare. Una proposta con un intento nobile, che pone l’attenzione sulla tutela ambientale, se non fosse che il governo di Bolsonaro è responsabile e complice di questo meccanismo; ad esempio con l’abolizione, lo scorso marzo, di un decreto che impediva proprio il commercio clandestino di legname proveniente dalla foresta Amazzonica. L’abolizione della norma, in vigore da otto anni, è stata firmata dal presidente dell’Istituto dell’Ambiente, Eduardo Bim, nominato dal Ministro dell’Ambiente Ricardo Salles. Il sito di inchieste The Interceptor denuncia, nella presa della decisione, il coinvolgimento di due imprese che avevano interessi economici in quel commercio.
Deforestazione accelerata
Le ONG ambientali confermano che il governo di Bolsonaro promuove deforestazione e incendi boschivi, e sta indebolendo le agenzie di controllo ambientale . Come sappiamo, infatti, Bolsonaro non si è mai adoperato per arginare gli incendi in Amazzonia, appiccati stagionalmente per agevolare il disboscamento; tantomeno ha mai mostrato interesse per la tutela delle popolazioni indegene locali che combattono da sole contro questa follia.
Non solo: la deforestazione, con l’arrivo di Bolsonaro al governo, è accelerata di molto in confronto ai due anni precedenti quando non era ancora alla guida del Paese; rispetto alla prima metà del 2019, quest’anno c’è stato un aumento del 25% della deforestazione. La ricerca è dell’Inpe (Istituto nazionale per le ricerche spaziali) e aggiunge che, nel primo semestre del 2020, sono stati distrutti 3.069 chilometri quadrati di foresta. Nell’ultimo anno, quindi con la presidenza attuale, la deforestazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi dieci anni. Bolsonaro, che ora millanta un interesse contro i commercio di legname illegale, aveva fatto della deforestazione uno dei suoi cavalli di battaglia in tempo di propaganda. Più volte ha ribadito che, per lui, la foresta Amazzonica è prima di tutto una risorsa economica da sfruttare. E di sfruttamento si parla, a tutti gli effetti.
L’incarico all’esercito
A costringerlo ad intervenire nella tutela ambientale, le pressioni delle proteste e il dissenso internazionale. Queste hanno spinto Bolsonaro a incaricare l’esercito per difendere la foresta Amazzonica, il 5 maggio di quest’anno, una decisione che non è passata inosservata e ha sollevato polemiche soprattutto tra le ong ecologiste. Con questa mossa, infatti, all’esercito è stato dato più potere delle agenzie ambientali, preposte alla tutela del territorio e, soprattutto, alla verifica del rispetto delle leggi, che da allora sono invece coordinate all’esercito.
L’esercito può aiutare in alcune situazioni, ma il loro operato dovrebbe sempre seguire l’esperienza delle agenzie. Sono le agenzie ambientali che conoscono l’area, sanno come condurre le operazioni e lavorare strategicamente
(Suely Araujo, Ibama – Istituto brasiliano dell’ambiente e delle risorse naturali)
Il commercio del legname illegale
Il commercio di legno e cellulosici è un mercato dai guadagni stratosferici, che oscillano tra i 30 e i 100 miliardi di euro l’anno. Soldi, questi, che spesso vanno a finanziare criminalità organizzata e pratiche illecite, tra le quali deforestazione e incendi dolosi.
Le attività illegali nel settore foresta-legno sono pari a circa il 30 per cento del totale dei tagli forestali, contribuendo con una percentuale compresa tra il 50 per cento e il 90 per cento alla deforestazione in alcune aree tropicali, come Africa centrale, Amazzonia e Sud-Est asiatico
(Legambiente, rapporto Ecomafia del 2016)
Solo in Europa un quinto delle importazioni è composto da legname illegale, frutto di illeciti; mentre a livello mondiale, secondo un rapporto di Unep e Interpol, il commercio illegale rappresenta dal 15 al 30 per cento del mercato del legno. Una illegalità portata avanti soprattutto dai principali paesi esportatori, in cui oltre la metà del prodotto proviene da tagli non autorizzati.
Nonostante questo mercato sia il ramo maggiore nei crimini ecologici internazionali, è difficile avere cifre precise, ma le conseguenze a esso legate si conoscono bene. Oltre all’impatto devastante sugli ecosistemi, il disboscamento e il commercio illegali hanno conseguenze sugli introiti fiscali di Paesi già deboli, minando la loro economia e i fragili equilibri politici interni.
Conseguenze ambientali
A livello ambientale, la deforestazione illegale ha pesanti conseguenze su clima e biodiversità; la perdita di quest’ultima, in particolar modo, si è rivelata essere tra i protagonisti della diffusione di zoonosi e, quindi, pandemie. La deforestazione causa perdita di habitat e specie, incrementando le zoonosi grazie al ravvicinato contatto tra animali e uomo. Arginare queste problematiche, quindi, è nell’interesse di tutti noi. Eppure, secondo il WWF, l’Europa non si starebbe adoperando in modo adeguato , nonostante l’adozione dell’EUTR (EU Timber Regulation) nel 2013.
A sei anni dalla sua entrata in vigore, mentre lo spirito della norma UE per fermare il commercio di legname illegale rimane chiaro, la blanda applicazione in tutti gli Stati membri ne riduce l’incisività. Senza sanzioni penali significative, verifiche e controlli approfonditi e risorse adeguate alla loro applicazione, l’EUTR non può contrastare tangibilmente il fenomeno. Il problema del taglio e del traffico illegale è grave e invitiamo gli Stati membri ad alzare sensibilmente la guardia
(Anke Schulmeister-Oldenhove, Senior Forest Policy Officer del WWF European Policy Office – 2019)
A un anno dall’ultimo rapporto del WWF, il Parlamento Europeo ha chiesto una nuova legge per fermare la deforestazione e i rischi che comporta. Questa legge andrebbe ad agire su prodotti di acquisto (soia, cuoio, olio di palma, carne di manzo) così da coivolgere e rassicurate le scelte del consumatore.
Ci si aspetta, come sempre, che alle parole seguano i fatti e si cominci a prestare maggiore attenzione alle tematiche ambientali e alla tutela delle popolazioni, con controlli seri e sanzioni; è necessario invertire la rotta dei cambiamenti climatici, questione che va di pari passo con la tutela dei diritti umani, bandire lo sfruttamento di terre e popoli indigeni, nonché impedire che l’illecito abbia conseguenze sugli equilibri dei paesi, delle loro economie e abitanti.
Marianna Nusca