Il Ieghista Borzoni insulta un autista del 118 nordafricano

Giampiero Borzoni

Giampiero Borzoni ad un raduno leghista.

Ennesimo episodio di razzismo avvenuto nelle scorse settimane a Vercelli. Un paramedico nordafricano è stato apostrofato con parole a dir poco offensive dal leghista Borzoni. Il fatto è avvenuto nella notte tra il 19 ed il 20 dicembre. Giampiero Borzoni, segretario della Lega Nord di Vercelli e consigliere comunale della stessa città, ha chiamato il 118 poiché suo padre stava male. All’arrivo del mezzo di soccorso, c’è però stato uno scontro con l’autista, “reo” di essere straniero, per la precisione nordafricano. «Marocchino di m… lascia stare la barella». Questo è stato il modo in cui il leghista ha offeso l’autista. «Voleva dirmi come fare perché lui è infermiere» e così il paramedico ha scelto di non entrare in casa, evitando ulteriori scontri.  È rimasto sulla soglia ad aspettare, mentre il suo collega prestava soccorso al padre dell’esponente della Lega Nord. Non solo, Borzoni ha poi rincarato la dose una volta giunto al pronto soccorso. Qui ha minacciato il paramedico di farlo licenziare.




La denuncia e le scuse

Dopo l’episodio, il ragazzo ha deciso di denunciare il segretario del Carroccio per ingiurie. Su consiglio del suo legale, Franco Bussi, ha consegnato la registrazione degli insulti alle forze dell’ordine. Ora spetta ai carabinieri e alla procura intervenire in merito. Dall’altra parte, Borzoni si difende dicendo che, date le condizioni in cui versava il padre, quella sera non era lucido. Ha dichiarato: «Avevo mio padre grave, chiedo scusa per aver perso le staffe nella concitazione del momento. Sono frasi dette senza alcun intento razzista. Non c’è razzismo né nell’attività politica della Lega, né a livello personale: prova ne è che la sezione di Vercelli ha tesserati anche di provenienza nordafricana con cui siamo amici».

La giustificazione del leghista

«Mio padre aveva forti dolori allo stomaco. Ho solo consigliato una cosa, dal momento che lavoro in sanità da anni. Mi è stato risposto che l’autista aveva la responsabilità dell’ambulanza e quindi comandava lui. A quel punto mi sono arrabbiato. Ero preoccupato per mio padre. Quell’uomo non si è nemmeno identificato e io non ho voluto che entrasse in casa perché non mi fidavo del suo operato. Avrei potuto denunciarlo io per il suo comportamento ma poi, a mente fredda, ho deciso di non farlo». 

Le reazioni del mondo politico

Quel che è successo ha scatenato le ire del Pd che chiede alla Lega Nord di prendere provvedimenti nei confronti di Borzoni e del suo atteggiamento razzista. «Il segretario deve vergognarsi perché ha anteposto le assurde convinzioni razziste alla necessità di prestare soccorso veloce ed efficace a un suo familiare». D’altronde si sa che tra i leghisti e gli immigrati non corre buon sangue. La frase «Aiutiamoli a casa loro» sembra essere diventata uno degli slogan del partito guidato da Salvini. Eppure la vittima di questo sopruso è un onesto ragazzo, che vive e lavora in Italia da sei anni. 

Un atteggiamento duro a morire

Davvero, alle soglie di un nuovo anno, c’è chi crede ancora che il colore della pelle e la provenienza geografica possano essere parametri secondo cui giudicare altri esseri umani come “inferiori”? Davvero l’essere nati in un continente diverso e l’avere la pelle più scura ci impediscono di vedere queste persone come simili a noi? Perché non riusciamo a vederli come nostri fratelli e sorelle?

 

Carmen Morello

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