In Europa le leggi sono sempre più dure contro i migranti

Un approfondimento a riguardo

Leggi anti-immigrazione europee

migrant health issues

Le leggi anti-immigrazioni europee stanno diventano sempre più popolari.

Il contesto

Negli ultimi anni, le leggi anti-immigrazione europee hanno assunto un ruolo sempre più centrale nel dibattito politico e sociale del continente. Finlandia, Estonia, Polonia e Lituania hanno recentemente adottato o stanno adottando normative che consentono di respingere i migranti alle frontiere, anche se tali provvedimenti violano o potrebbero violare il diritto internazionale. Queste leggi rappresentano una risposta alle crescenti pressioni migratorie e alle sfide politiche interne, ma sono anche fortemente controverse.

La Finlandia ha adottato una legge controversa sui respingimenti dei migranti

La Finlandia ha recentemente approvato una legge controversa che consente di respingere i migranti alle frontiere, anche se tali provvedimenti potrebbero violare il diritto internazionale. Questa mossa rappresenta una risposta alle crescenti pressioni migratorie e alle sfide politiche interne, ma è anche fortemente criticata a livello internazionale. In generale, le nuove leggi anti-immigrazione europee stanno provocando reazioni contrastanti in tutto il continente.

In ogni caso, la nuova legge, entrata in vigore il 22 luglio 2024, concede alle guardie di frontiera il potere di respingere i richiedenti asilo provenienti dalla Russia senza seguire le normali procedure di asilo. Il governo finlandese ha giustificato questa misura straordinaria affermando di dover affrontare una strumentalizzazione dei migranti da parte della Russia, che starebbe convogliando i migranti verso i valichi di confine come ritorsione per l’aumento della cooperazione in materia di difesa tra Finlandia e Stati Uniti. Questa situazione ha sollevato ulteriori preoccupazioni riguardo all’adeguatezza delle leggi anti-immigrazione europee nel trattare casi così complessi.

Dalla sua approvazione, la legge è stata oggetto di forti critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani e istituzioni internazionali. L’obbligo di impedire l’ingresso ai migranti strumentalizzati e di rifiutare le loro richieste di asilo è stato messo sotto accusa perché, se applicato, violerebbe il principio di non respingimento, che vieta ai Paesi di deportare i rifugiati in un luogo dove la loro vita potrebbe essere in pericolo.

Inoltre, la legge può potenzialmente violare il divieto di espulsioni collettive, in quanto potrebbe portare alla deportazione di massa di tutti coloro che si ritiene siano una pedina nei giochi maligni del Cremlino, senza tenere conto dei fattori individuali. A livello generale, le leggi anti-immigrazione europee sono sotto scrutinio per il loro impatto sui diritti umani fondamentali.

LUNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha sottolineato che ogni persona, comprese quelle designate come «strumenti di influenza», ha il diritto di cercare rifugio e presentare una domanda. Scostarsi da questi standard «non solo è contrario al diritto internazionale ed europeo, ma crea anche un pericoloso precedente per l’erosione dei diritti dei rifugiati a livello globale». Le leggi anti-immigrazione europee, in tal senso, dovrebbero essere valutate con attenzione per evitare che compromettano i diritti universali.

Anche la responsabilità posta sulle spalle della polizia di frontiera è stata contestata. Il Consiglio finlandese per i rifugiati ritiene che la legge imponga una «responsabilità irragionevole e rischiosa» agli agenti, perché verrà chiesto loro di condurre esami preliminari e di identificare le vulnerabilità in circostanze imprevedibili e in rapido movimento alla frontiera. Questo solleva ulteriori interrogativi sulla capacità delle leggi anti-immigrazione europee di affrontare situazioni di alta complessità con equità e precisione.

L’Estonia si prepara a possibili conseguenze migratorie

L’Estonia, che condivide un confine con la Russia, ha dichiarato di essere pronta ad affrontare eventuali «conseguenze» sul suo territorio, nel contesto della crisi migratoria in corso ai confini orientali dell’UE.

Circa 900 persone, per lo più provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa, sono arrivate al confine con la Finlandia nell’agosto 2023, tra l’altro, spesso su biciclette nuove di zecca. A dicembre scorso, il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur ha definito gli arrivi come una operazione «chiaramente orchestrata» da Mosca, che a suo dire stava organizzando l’immigrazione. In questo contesto, le leggi anti-immigrazione europee appariranno fondamentali per guidare le risposte dei vari Stati membri alle ondate migratorie.

Nonostante la Finlandia abbia deciso di chiudere tutti i suoi 1.300 km di frontiera con la Russia, il ministro degli Interni estone Lauri Läänemets ha affermato che questo non significa necessariamente che la pressione migratoria dalla Russia si riverserà sui valichi di frontiera estoni. Tuttavia, lo considera uno scenario probabile, per cui l’Estonia ha fatto tutti i preparativi necessari in caso di una ricaduta migratoria sui confini.

«L’Estonia non permetterà a nessuno senza i diritti e i documenti legali di entrare nell’UE e nell’area Schengen attraverso i nostri valichi di frontiera», ha dichiarato Läänemets. Il governo estone ha respinto l’idea di chiudere il confine con la Russia per precauzione, ritenendo che sia più importante risparmiare energie e risorse per mantenersi pronti ad affrontare possibili scenari futuri. Ciononostante, le leggi anti-immigrazione europee presenti negli altri paesi continueranno a influenzare le decisioni politiche e le strategie di gestione dei confini all’interno del paese.

La Polonia e la gestione della crisi migratoria

La Polonia ha affrontato una crisi migratoria senza precedenti negli ultimi anni, in particolare al confine con la Bielorussia. Nel 2021, il numero di migranti che cercavano di attraversare il confine è aumentato drasticamente, portando il governo polacco a dichiarare uno stato di emergenza. Secondo Straż Graniczna, quasi 40.000 tentativi di attraversamento illegale sono stati registrati nel solo 2021.

In risposta, le autorità polacche hanno avviato la costruzione di una barriera di 186 chilometri, progettata per bloccare il flusso di migranti. Questa iniziativa ha ricevuto il sostegno di altri undici Stati membri dell’Unione Europea, che hanno chiesto finanziamenti comunitari per la costruzione di muri ai propri confini, suscitando reazioni contrastanti tra le istituzioni europee e i Paesi membri.



Tuttavia, le misure adottate dalla Polonia, così come le leggi anti-immigrazione europee, come detto, hanno sollevato gravi preoccupazioni riguardo ai diritti umani. La Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, ha denunciato la pratica sistematica dei respingimenti, evidenziando che i migranti vengono espulsi senza che le loro richieste di asilo vengano esaminate. Questo approccio ha esposto i migranti a rischi significativi, tra cui torture e trattamenti inumani da parte delle autorità bielorusse.

Inoltre, le misure applicate in Polonia, così come le altre leggi anti-immigrazione europee, hanno avuto un impatto diretto sulle condizioni di vita dei migranti, che si trovano bloccati in situazioni estreme. Le testimonianze raccolte da organizzazioni umanitarie parlano di persone bloccate in condizioni disumane, senza accesso a cibo, acqua e assistenza medica. La situazione è diventata così critica che l’area al confine è stata definita «la giungla», un luogo di sofferenza e violenza, dove i migranti sono costretti a vivere in condizioni estreme.

La Lituania e le sue misure contro l’immigrazione

Anche la Lituania ha visto un aumento significativo degli arrivi di migranti, principalmente provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa. Nel 2021, il numero di richieste di asilo è aumentato di oltre cinquanta volte rispetto all’anno precedente, con circa 2.000 domande presentate entro agosto.

In risposta a questa crisi, il governo lituano ha dichiarato uno stato di emergenza e ha adottato leggi straordinarie che consentono la detenzione e il respingimento dei migranti al confine. Le autorità lituane hanno giustificato queste misure come necessarie per garantire la sicurezza nazionale, sostenendo che la Bielorussia stesse utilizzando i migranti come strumento di pressione geopolitica.

Tuttavia, le politiche lituane, così, come ribadito, le leggi anti-immigrazione europee, hanno sollevato preoccupazioni simili a quelle osservate in Polonia. Organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato le violazioni dei diritti dei migranti, sottolineando che le nuove misure non garantiscono un adeguato esame delle domande di asilo e non rispettano il principio di non respingimento.

La Lituania ha anche affrontato critiche per la sua incapacità di fornire assistenza umanitaria ai migranti bloccati al confine, molti dei quali sono stati lasciati in condizioni precarie senza accesso a cibo e cure mediche. In un contesto di crescente tensione, il governo lituano ha cercato supporto dall’Unione Europea, chiedendo assistenza per gestire la crisi e garantire la sicurezza delle proprie frontiere, ma le risposte sono state miste e spesso insufficienti per affrontare la gravità della situazione. Inoltre, le leggi anti-immigrazione europee si sono dimostrate spesso insufficienti per affrontare la gravità della situazione.

Per giunta, la crescente adozione di leggi anti-immigrazione europee da parte di altri Stati membri ha accentuato le divisioni interne in Unione Europea, mettendo a dura prova la coesione tra i Paesi e il rispetto dei principi fondamentali dell’Unione. Le leggi anti-immigrazione europee, inoltre, continuano a suscitare un intenso dibattito su come bilanciare sicurezza e diritti umani, con molti che chiedono una riforma complessiva delle politiche migratorie europee.

Conclusioni

In sintesi, le leggi anti-immigrazione europee stanno segnando un cambiamento significativo nelle politiche migratorie del continente. Queste normative, sebbene mirino a gestire flussi migratori crescenti, sollevano preoccupazioni riguardo al rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali. L’adozione di misure restrittive potrebbe portare a discriminazioni e a una maggiore vulnerabilità per i richiedenti asilo. È fondamentale che l’Europa trovi un equilibrio tra sicurezza e umanità, garantendo che le leggi anti-immigrazione europee non compromettano i valori fondamentali su cui si basa l’Unione. Solo così si potrà affrontare la questione migratoria in modo giusto e sostenibile.

Nicola Scaramuzzi

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