Leggere i classici spesso vuol dire rileggerli, perché pensiamo di conoscerli da ciò che abbiamo imparato a scuola. Ma una rilettura mirata a renderli “attuali” ci permette davvero di apprezzarli?
In un precedente articolo, abbiamo cercato di capire insieme perché leggere i classici, in un momento, quello che precedeva la quarantena forzata, in cui non avevamo tempo. Ora che abbiamo il tempo, cerchiamo di analizzare il come vadano letti. La questione del come apprezzare i grandi classici della nostra letteratura è molto dibattuta, ma ci sono essenzialmente due posizioni contrastanti. Secondo la prima, l’unico modo per leggere un classico come I Promessi Sposi o la Commedia, è quello di attualizzarlo, di cercare le strutture già presenti nella nostra mente in quelle pagine, di fare similitudini tra quei personaggi lontani nel tempo e personaggi che conosciamo.
La seconda via per leggere i classici, invece, sostiene che tutto questo “falsifichi” il classico, lo snaturi, e che per leggerlo dobbiamo compiere lo sforzo di capire le esigenze, diverse dalle nostre, dei lettori del tempo e che allora venivano soddisfatte in quel modo. In un certo senso, di snaturare noi stessi per un tempo limitato. Ciascuno di noi può trarre le sue conclusioni, ma possono aiutarci le parole di Umberto Eco durante una conferenza tenuta all’Università di Bologna nel 2002,
Un classico è un libro che tutti odiano perché sono stati obbligati a studiarlo a scuola.
Ammettendo questo, possiamo riportare il classico alla sua veste originale, che è quella di responsabile della trasmissione della memoria. È quindi qualcosa che ci interessa direttamente, perché siamo esseri fondati sulla memoria. Restando sulle parole di Eco, bisogna specificare che un classico è responsabile non della memoria di tutti gli eventi e di tutte le sensazioni che siano mai esistiti, ma di una memoria filtrata, essendo i classici dei sopravvissuti.
Scrittori #fuoriClasse è un’iniziativa su Raiplay che permette di avvicinarci agli scrittori del passato, ascoltando gli scrittori del presente
Forse sono gli scrittori stessi che possono venirci in aiuto, ma quelli del presente. Gli scrittori contemporanei, come Umberto Eco, sono coloro che hanno capito come leggere i classici e ne hanno tratto la loro personale lezione. Perciò, possono fornirci una più che valida chiave di lettura per quei classici della nostra letteratura che ci sembrano così ostici.
Questa è l’idea che sta alla base di Scrittori #fuoriClasse, un’iniziativa lanciata su Raiplay che vede nove scrittori contemporanei parlare di nove scrittori del passato o di una particolare età artistica, come il Romanticismo affrontato da Edoardo Albinati nel primo appuntamento. La grandezza dell’iniziativa sta nel rendere questa reclusione forzata un’occasione per ascoltare le parole di grandi scrittori, che diventano maestri d’eccezione non solo per gli studenti che stanno per affrontare la maturità, ma per tutti coloro che desiderano imparare. Tra gli altri ci saranno Sandro Veronesi che parlerà della Storia di una colonna infame e Valerio Magrelli di Gabriele D’Annunzio.
Come dice Albinati nella sua lezione, è l’ammirazione per la figura di Satana che nell’età romantica – da fine ‘700 a inizi dell’800 – consente di riscoprire La Commedia di Dante e Paradise Lost di Milton, due grandi opere di età passate che erano state messe in secondo piano, ma che tornavano a essere interessanti agli occhi dei moderni. È un po’ ciò che è avvenuto negli ultimi mesi con noi e i Promessi Sposi di Manzoni: la paura del contagio è l’irrazionalità che ha preso il sopravvento ci hanno subito avvicinato alle parole dello scrittore milanese, dandoci un motivo in più per sfogliare la nostra edizione in libreria o leggere qualche articolo al riguardo.
Francesca Santoro