Argentina. Legge pro-aborto respinta. Con 38 voti contrari e 31 favorevoli, il Senato argentino boccia un progetto di legge sull’interruzione volontaria della gravidanza.
Il dibattito e l’esito del voto
Il provvedimento era stato approvato alla Camera con pochi voti a favore, e molti analisti e media parlavano già di un risultato scontato al Senato, frutto di un lungo dibattito, iniziato ieri alle 10:30 locali (15:30 in Italia) e durato ben 16 ore. Nella discussione, in cui si sono alternati al microfono 61 dei 72 membri che compongono il Senato, i rappresentati delle province settentrionali erano contro il provvedimento, al contrario di quelli delle province centrali e meridionali, favorevoli alla legge.
Nel frattempo, nonostante una pioggia battente e le temperature rigide, sia favorevoli alla legge – la maggior parte, con al collo pañuelos (fazzoletti) verdi – sia contrari – in questo caso il fazzoletto era celeste – hanno atteso l’esito del dibattito. Il tutto sotto gli ombrelli, urlando slogan, e ballando e ascoltando gruppi musicali esibitesi per l’occasione.
Manifestanti pro-aborto Attivisti contro la legalizzazione dell’aborto
L’esito del voto è stato accolto da grida di gioia dagli attivisti anti-aborto e da disperazione e lacrime da parte dei sostenitori della legge, che hanno iniziato a protestare in maniera violenta. Alcuni dimostranti hanno iniziato a lanciare sassi e bottiglie verso i manifestanti pro-vita, scontrandosi con la polizia, che è intervenuta anche con gas lacrimogeni. Una persona è rimasta ferita.
Le proteste dopo che il Senato ha bocciato la legge Le proteste dopo che il Senato ha bocciato la legge
Legge pro-aborto. Prima del voto
La normativa attuale – che si rifà al codice penale del 1921 – prevede l’interruzione della gravidanza solo se questo è frutto di uno stupro o se questa provochi una grave pericolo per la vita della madre. Tuttavia, in molte regioni questa legge rimaneva inapplicata.
Nel 2014, ultimo anno di cui sono disponibili dati ufficiali, 47mila donne argentine sono state ricoverate per complicazioni post aborto e, sebbene siano state curate, ci sono state denunce.
Nel 2016 una 27enne ebbe un aborto spontaneo, ma il personale medico la accusò di esserselo indotto, e la ragazza fu condannata ad otto anni di carcere per omicidio. Nello stesso anno 43 donne sono morte per le complicanze legate a un aborto clandestino.
La campagna per la legalizzazione dell’aborto
“I contraccettivi per non abortire e l’aborto legale per non morire“, era il motto del movimento pro-aborto sicuro. La “Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito”, cioè, la “Campagna Nazionale per il Diritto all’aborto legale, sicuro e gratuito”, era iniziata nel 2005, e aveva avanzato almeno 7 proposte di legge per la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza. L’ultima di questa è stata presa in considerazione dal presidente argentino Mauricio Macri, sempre contrario all’aborto, e quindi, secondo alcuni, solo per distogliere l’attenzione dei cittadini dai problemi economici del Paese. Tuttavia, Macri aveva anche promesso che, qualora il Senato avrebbe approvato la legge, non avrebbe posto il veto presidenziale, malgrado le proprie convinzioni contrarie.
Tra i senatori che hanno votato a favore della legge pro-aborto, c’è stata Cristina Fernandez de Kirchner, presidente della Repubblica argentina dal 2007 al 2015, che ha detto: “Non è una questione di credenze, ma di un problema che esiste”.
Cosa prevedeva la legge pro-aborto
La principale novità della legge appena respinta era la possibilità delle donne di interrompere la gravidanza entro la 14esima settimana, e oltre la quattordicesima in tre casi (stupro, pericolo per la vita della donna e gravi malformazioni fetali). Inoltre, poiché l’aborto sarebbe stato incluso nel programma medico obbligatorio, sarebbe stato possibile eseguire l’aborto in qualsiasi ospedale, o clinica privata, senza alcun costo per l’intervento, le medicine e per le eventuali terapie, rendendo quindi l’aborto come una normale prestazione medica di base, essenziale e gratuita, e stabilendo un tempo massimo di 5 giorni entro cui si doveva garantire l’accesso al servizio.
Chi era contrario alla legge sosteneva principalmente la difesa della vita fin dalla concezione, in linea con la Chiesa cattolica, posizione riassunta nelle parole dell’arcivescovo di Buenos Aires, Mario Poli, secondo il quale “il disegno di legge mette degli esseri umani indifesi e vulnerabili che si trovano in gestazione, in una strada senza uscita, senza possibilità di difendersi, senza giudizio né processo”. Ma, tra i critici c’era chi indicava gli alti costi che questo provvedimento avrebbe comportato per le casse dello Stato.
Secondo la legge argentina, dopo un voto contrario al Senato non è possibile ripresentare una legge sulla medesima tematica per un anno. Tuttavia, il 2019 sarà l’anno delle votazioni in Argentina, e temi come quello sull’aborto sono potenzialmente focolai di forte tensione sociale.
Domenico Di Maura