Via libera alla riforma della legge sulla legittima difesa.
Il provvedimento, voluto dall’intera coalizione di centrodestra dopo mesi di divisione interna, è passato alla Camera con 373 voti favorevoli, 104 contrari e (addirittura) due astenuti.
“Un diritto per le persone perbene” ha cinguettato il vice-premier e ministro dell’interno Salvini, raccogliendo l’esultanza dei deputati di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Questi ultimi, parafrasando il Nanni Moretti di qualche anno fa, hanno tirato fuori degli striscioni con lo slogan; “finalmente una cosa di centrodestra”.
La proposta di legge dovrà ora passare al senato, dove è presumibile che non incontri ulteriore opposizione, a parte quella di una sinistra sempre più arroccata sulle proprie posizioni ideologiche, invocando lo spettro di azioni scellerate che potrebbero mettere seriamente in pericolo le persone e la democrazia.
Anche il Movimento 5 stelle però ha espresso una forte contrarietà alla riforma della legittima difesa, tant’è che circa venticinque deputati pentastellati hanno votato contro la proposta di legge. E’ accaduto che alcuni di essi siano rimasti in Transatlantico (il corridoio storico nel quale i Deputati sostano in attesa delle sedute ) entrando in aula solo dopo la proclamazione del voto.
La questione sulla legittima difesa è ormai uno degli argomenti più delicati e controversi, nonché il nuovo cavallo di battaglia della Lega che, dopo il calo degli sbarchi, ha bisogno di focalizzare la propria sete di propaganda verso gli altri fronti caldi: Più armi per tutti e pene maggiori per chi fuma una canna.
Alla crescente polemica, circa la pericolosità del fatto di offrire maggiori facilitazioni per chi vuole acquistare un’arma per legittima difesa, si associa il timore che il paese possa diventare un far west, avvicinandosi troppo al modello americano.
La legittima difesa confusa e contestata, ma che non cambia quasi nulla
La contrarietà dell’alleato di governo grillino si esplica ormai su di una consolidata e aleatoria diffidenza, soggetta però al rispetto del “contratto di governo”; a prestazione occasionale potremmo aggiungere in tanti.
Il rispetto che la classe politica nutre nei confronti della società è ormai così basso che è la stessa si è abituata a catturare voci di disagio, a uso e consumo, per non spiegare la sostanza di una legge.
Nel caso della riforma sulla legittima difesa, per esempio, le modifiche apportate sono state giudicate ridondanti e inefficaci da giuristi e avvocati.
La nuova legge sulla legittima difesa introduce sostanzialmente tre cambiamenti. Due corrispondono al testo dell’articolo 52 del codice penale, nel quale si fa riferimento alla proporzionalità tra offesa e difesa.
Nel primo caso il rapporto è da considerarsi qualora l’aggressione avvenga in casa o sul luogo di lavoro, aggiungendo l’avverbio “sempre”.
La seconda è l’aggiunta di un quarto comma il quale stabilisce che;” la difesa è sempre legittima nel caso che qualcuno stia respingendo l’intrusione con violenza o minaccia”.
La terza modifica si riferisce all’articolo 55, relativo al reato di eccesso colposo di legittima difesa. In questo caso la riforma specifica che; “non può essere colpevole di eccesso di legittima difesa colui che si è difeso da un’aggressione nella sua abitazione”.
In sostanza la riforma non cambia nulla di quanto già previsto nella riforma del 2006 sulla legittima difesa, peraltro voluta dal centrodestra (governo Berlusconi), se non un limitato avverbio temporale, che mostra una funzione più politica che giudiziaria.
Si tratta di obiettivi già presenti nell’attuale codice penale, e chini questo caso possono generare ulteriori problemi di legittimità costituzionale.
Il presidente dell’Unione delle camere penali Gian Domenico Caiazza, in rappresentanza degli avvocati penalisti, ha bollato l’intera questione come pura propaganda. A fargli eco è anche l ’Associazione Nazionale Magistrati denunciando una serie di restrizioni, per i magistrati, nella facoltà di sentenza.
Il problema principale della riforma è il messaggio sbagliato; ossia l’ampliamento dei margini di applicazione della legittima difesa la quale, in buona sostanza, potrebbe arrecare seri danni ai cittadini, convinti di poter avere maggiore libertà nel possesso e nell’utilizzo delle armi.
Un concetto che dovrebbe essere basilare per un ministro dell’interno, il quale non dovrebbe continuamente sostenere apertamente l’impunibilità generale, anche per chi ha ecceduto nel suo diritto alla legittima difesa, senza quanto prima informarsi realmente sui singoli fatti in questione.
Sparare a un ladro mentre sta scappando e ucciderlo mentre è stato immobilizzato, continuerà a essere definito, non legittima difesa, né eccesso colposo della stessa, ma omicidio volontario.
Se un ministro che differenzia opportunamente le aggressioni, tra quelle subite da italiani e quelle perpetrate da italiani, sbandiera ai quattro venti la libertà “possibile” di uccidere in casa propria, sarà il cittadino a cadere nel tranello, perché le conseguenze per lui saranno le stesse di prima; quando la riforma venne votata da Forza Italia e dalla Lega.
Fausto Bisantis