Legge Foschi: l’approvazione della prima legge sull’immigrazione in Italia

Legge Foschi

L’approvazione della prima legge sull’immigrazione in Italia, la legge n. 943/1986, chiamata anche legge Foschi, il 30 dicembre 1986,rappresenta un capitolo significativo nella storia delle politiche migratorie italiane. Questo importante passo regolamentativo segnò un cambiamento significativo nell’approccio dell’Italia all’immigrazione e pose le basi per la gestione delle crescenti sfide e opportunità legate all’arrivo di migranti stranieri nel paese.


L’Italia, dall’Unità d’Italia fino ai primi due decenni del dopoguerra, ha vissuto un notevole flusso migratorio sia all’interno dell’Europa che verso destinazioni oltreoceano. Tuttavia, l’attenzione si focalizza principalmente sull’approvazione della prima legge sull’immigrazione in Italia, la legge n. 943/1986 (legge Foschi), che rappresentò un momento significativo nella storia dell’immigrazione nel Paese.

L’arrivo dei migranti stranieri in Italia ebbe inizio nei primi anni settanta, seppur in misura limitata anche prima, e il loro numero cominciò gradualmente ad aumentare durante quel decennio. Questi primi flussi migratori includevano i tunisini, che si stabilirono come pescatori a Mazara del Vallo e come braccianti agricoli nel Trapanese. Allo stesso modo, donne provenienti da Capo Verde, Somalia, Eritrea, ed Etiopia, insieme a lavoratrici filippine, trovarono occupazione come domestiche nelle grandi città italiane, tra cui Roma, Napoli e diverse città del Nord. Infine, i marocchini iniziarono a sbarcare nel Sud Italia, principalmente come venditori ambulanti, prima di dirigersi verso le fabbriche del Nord.

La legislazione italiana che regolamentava la condizione degli stranieri era carente, e non era stata approvata una legge specifica che trattasse in modo esaustivo la loro posizione nel Paese. La principale fonte di riferimento giuridico era costituita dal Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza, il quale era stato ereditato dal periodo fascista e lasciava alle autorità di polizia un ampio margine di discrezionalità, talvolta in conflitto con i principi costituzionali.

Inizialmente, il numero degli immigrati in Italia non destò particolari preoccupazioni, ma la crescita costante dei flussi migratori portò il loro numero da circa 150.000 nel 1970 a 450.000 nel 1986. Fu proprio in quest’anno che fu approvata la legge n. 943/1986, la prima legge sull’immigrazione in Italia. Questa legge portò il nome del suo primo firmatario, il parlamentare democristiano Franco Foschi, e segnò un punto di svolta nella regolamentazione dell’immigrazione in Italia.

Durante lo stesso periodo legislativo, il Ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro propose un disegno di legge governativo sull’immigrazione. Tuttavia, questo disegno di legge affrontò solo alcuni aspetti dell’immigrazione nella legge Foschi, mentre una regolamentazione completa sarebbe stata attuata solo successivamente nella legge n. 40/1998.

L’approvazione della legge n. 943/1986 fu incoraggiata dalla Corte Costituzionale, che emise considerazioni rilevanti nella sentenza 47 del 1977, e dalla ratifica da parte dell’Italia della Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro n. 143/1975 sulla tutela dei lavoratori migranti e il contrasto dei traffici illegali, avvenuta nel 1991.

Il governo italiano scelse di presentare un disegno di legge per coinvolgere le parti interessate nell’attuazione della Convenzione a livello nazionale, piuttosto che affidarsi esclusivamente a decreti legislativi delegati. Tuttavia, la proposta di Foschi, che era già in fase avanzata di esame, divenne la base della prima legge sull’immigrazione nel periodo repubblicano. La legge n. 943/1986 si concentrava principalmente sugli aspetti lavorativi e includeva alcune dimensioni culturali.

In un contesto europeo caratterizzato da politiche migratorie restrittive, la legge n. 943/1986 rappresentò un importante passo in avanti verso una maggiore regolamentazione dell’immigrazione in Italia. La sua approvazione fu unanime tra tutti i partiti dell’arco costituzionale, ad eccezione del Movimento Sociale Italiano, che era in dichiarata continuità con il fascismo.

Inoltre, la legge n. 943/1986 contribuì a regolarizzare la posizione di circa 120.000 lavoratori stranieri che si trovavano in Italia senza un regolare permesso di soggiorno, fornendo una soluzione a una questione delicata dell’epoca. L’approvazione di questa legge segnò un momento cruciale nella storia delle politiche sull’immigrazione in Italia e rappresentò il primo passo verso una regolamentazione più completa e adeguata dei flussi migratori nel Paese.

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