La situazione lavorativa dei medici italiani continua a peggiorare.
Ad oggi mancano all’appello 10mila specialisti e le cose per i prossimi 10 anni non sembrano voler migliorare. Con la Legge Fornero e la quota 100 si stima che entro il 2025 saranno almeno 16.500 i professionisti che potrebbero andare a mancare nei settori ritenuti chiave. Si è calcolato che quindi ci saranno circa il 50% in meno dei camici bianchi. Questo perché non ci saranno più 4.180 medici d’urgenza e nemmeno 3.323 pediatri, 1.828 internisti, 1.395 anestesisti e 1.278 chirurghi. Il problema sembra essere che i professionisti che ora lavorano sono anziani e a breve, dopo che andranno in pensione, non avranno chi li potrà sostituire.
La parola alle associazioni di categoria
Una situazione che va avanti da diverso tempo oramai e per la quale le associazioni di categoria come l’Anaao Assomed , Federspecializzandi e molte altre si stanno battendo. Da mesi oramai i sindacati avvertono che così facendo l’Italia rimarrà senza medici e per questo si cercano soluzioni ma sembrano essere poco risolutive.
“Negli anni il numero di borse di specialità è cresciuto, ma non abbastanza per risolvere il gap. Anche l’incremento di 900 contratti dal 2019, previsto nella legge di Bilancio, è insufficiente per ridurre il deficit di specialisti nell’immediato futuro”, ha spiegato il segretario nazionale di Anaao Assomed, Carlo Palermo.
Troppi medici laureati e pochi posti nelle scuole di specializzazione
Il Miur ha messo a bando 6.934 posti nelle 50 scuole di specialità ma si sono presentati più del doppio dei laureati. Tanti, troppi medici con l’abilitazione che non sanno dove andare per specializzarsi e per questo spesso costretti ad andare all’estero. C’è di vero che nel Contratto di governo è incluso un dossier dedicato agli specializzandi. Il testo prevede che il numero di posti dedicati alla formazioni degli specialisti dovrebbe essere determinata dalla reale necessità assistenziale. Al momento però non è stato dato l’ok per nuove assunzioni. Una crisi che coinvolge tutto il mondo ospedaliero. Infatti non va meglio agli infermieri perché con l’attuazione della quota 100, prendendo in considerazione il pensionamento 2019, c’è il rischio che si crei un ulteriore buco di personale passando dai 53mila di ora a 90mila.
Le possibili soluzioni del Ministro Grillo
Mancano i posti, ma non mancano i medici. Per questo le strutture ospedaliere, in mancanza di personale, ricorrono al cosiddetto ‘medico a gettone’. Questi spesso sono medici anziani già andati in pensione richiamati per 90 euro l’ora o giovani appena laureati senza esperienza. Secondo dei dati forniti dall’ente della previdenza per i medici (Enpam) sono 35mila i camici bianchi che vengono pagati a chiamata. Tra questi 10mila sono esterni all’ospedale mentre gli altri 25mila sono dipendenti della struttura ma che vengono pagati extra fino a 60euro l’ora. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, sta provando a tamponare la situazione ed ha inviato alle Regioni una Circolare per aprire anche agli specializzandi dell’ultimo anno i concorsi nelle strutture.
“Nella legge di Bilancio abbiamo ufficialmente aperto i concorsi agli specializzandi iscritti agli ultimi anni di corso. Dobbiamo aiutare con misure concrete i neolaureati in Medicina per superare la paralisi del sistema post laurea”, ha spiegato il Ministro.
Eleonora Spadaro
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