Proseguono le discussioni sulla legge elettorale con cui si andrà verso le prossime elezioni. Nonostante siano passati quasi quattro mesi dal Referendum Costituzionale e più di 60 giorni dalla bocciatura dell’Italicum in Corte Costituzionale si procede lentamente, anzi, al rallentatore. La discussione nella Commissione affari costituzionali sulla legge elettorale si è praticamente stoppata. Da febbraio ad ora si sono svolte sette sedute senza alcuno sviluppo di rilievo. Probabilmente lo stallo continuerà fino alle primarie del PD, che fatica a prendere posizione a causa dei frazionamenti interni
Il Mattarellum bocciato in Commissione
La proposta ufficiale del Partito Democratico è uscita di scena dalle trattative fra le forze politiche alcuni giorni fa, quando Forza Italia e Area Popolare hanno bocciato in sede di Commissione l’ipotesi di ritornare ai collegi uninominali promossa dal democratico Emanuele Fiano. Salvo ripensamenti del Movimento 5 Stelle, la legge non sarebbe approvata alla Camera e comunque, senza il voto di AP e FI non sussisterebbe la maggioranza al Senato. A questo punto il discorso politico è praticamente congelato, anche perché molto, se non tutto, dipenderà dal risultato delle primarie del PD del 30 aprile. Secondo il calendario dei lavori la riforma elettorale sarebbe dovuta approdare il Aula il 27 marzo, ma la data sarà rivista a causa della pendenza del congresso dei democratici, come confermato dal presidente della commissione Andrea Mazzotti
Renzi insiste e rilancia
Renzi continua a puntare sul Mattarellum e negli ambienti renziali resta viva la volontà di andare avanti su questa strada. L’ex premier ha rilanciato in un intervista rilasciata a Corriere Live: “I numeri per il Mattarellum – con il Pd, la Lega e gli altri ci sono. Vogliono un’altra legge? La facciano. Ma corrano, non aspettino il nostro congresso, il giochino del rinvio non lo mettessero in contro al Pd”
Secondo La Stampa l’obiettivo finale dei democratici sarebbe quello di ottenere l’approvazione del Mattarellum alla Camera, non escludendo modifiche relative alle quote di proporzionale e maggioritario. Poi la legge sarebbe proposta a Palazzo Madama, dove molto probabilmente sarebbe respinta. A quel punto sarebbe però possibile effettuare uno scarico di responsabilità sugli altri partiti per non essere stati in grado di proporre una legge. Sul punto Renzi è stato chiaro: ”Vogliono dire no al Mattarellum? Votino”, ha aggiunto il dem nel corso dell’intervista al Corriere.
Sistemi di voto non omogenei: la posizione della consulta
Da ricordare che teoricamente sarebbe possibile andare alle elezioni con due leggi non omogenee fra Camera e Senato. Infatti la Corte non ordina al Parlamento di uniformare il ”mezzo italicum” in vigore alla camera e il Consultellum che regola l’elezione del Senato. Nell’ambito della sentenza di bocciatura di gran parte dell’Italicum, la Corte ha ritenuto che: ” (…) la Costituzione, se non impone al legislatore di introdurre, per i due rami del Parlamento, sistemi elettorali identici, tuttavia esige che, al fine di non compromettere il corretto funzionamento della forma di governo parlamentare, i sistemi adottati, pur se differenti, non devono ostacolare, all’esito delle elezioni, la formazione di maggioranze parlamentari omogenee”. Questa ipotesi resta remota, ma potrebbe non dispiacere al Partito Democratico, forte della proposta già effettuata sul Mattarellum.
Tutti in corsa, no alle coalizioni?
L’elemento comune che emerge dagli interventi politici fino ad ora effettuati riguarda la preferibilità di un sistema proporzionale con premio di maggioranza leggero o ”soft”, in grado di dare al vincitore il compito dell’iniziativa per formare una maggioranza di governo. Sarebbero invece da evitare gli elementi dell’Italicum conservati nella sentenza di Gennaio della Consulta, come il capolista capolista bloccato e il premio di maggioranza (vincolato al 40% dei voti ottenuti).
Realisticamente, se si andrà al voto con questa legge elettorale, nessun partito otterrà un numero di voti sufficienti ad assicurarsi il premio. In questo momento le distanze fra Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e centro-destra in termini di percentuali di voto sono molto serrate. Con un sistema come quello vigente ora o abbastanza simile sarà difficile che si formino coalizioni pre-elettorali, in molti potrebbero voler correre da soli verso le elezioni (come già annunciato da Alfano) per avere poi le mani libere in seguito.