La Camera ha approvato il progetto della nuova legge di bilancio, presentato dal governo Draghi. Alcuni dei punti anticipati sono presenti ma non ogni promessa è debito. Pesa la mancanza del bonus per l’accesso al servizio psicologico. Misura che profumava di innovazione e crescita, bocciata per i pochi fondi disponibili. La verità è che si sono fatte altre scelte e stabilite diverse priorità. In un Paese in cui la salute mentale è sempre la seconda classificata.
La salute mentale fuori dalla nuova legge di bilancio
Che la salute mentale non fosse proprio una priorità per i politici poteva già in passato dirsi con una certa sicurezza. La recente approvazione del progetto definitivo della legge di Bilancio non lascia più dubbi sulla questione. Eliminato lo spiraglio di luce del bonus psicologico si è chiusa la porta a doppia mandata su un Paese civile degno di questo nome. La scusa dei fondi non sufficienti regge fino ad un certo punto, come se si costruisse un castello sulla sabbia. Le risorse ci sono anche se non per tutto. Si tratta di scegliere cosa merita la priorità. Ancora la salute mentale non supera il concorso restando esclusa dall’agenda dell’esecutivo.
L’idea del bonus psicologico
L’idea originaria era quella di fornire dei voucher per usufruire delle prestazioni di uno psicologo gratuitamente. Il bonus “avviamento” riguardava i cittadini maggiorenni, senza limiti di reddito, ai quali fosse riconosciuto un disturbo; ma che, tuttavia, non avessero avuto accesso ad altre agevolazioni in merito alla salute mentale . Il bonus “sostegno” sarebbe stato attribuito in base all’Isee.
La proposta era stata salutata con ottimismo e incoraggiamento in una realtà come quella italiana dove la salute della mente è ancora un settore d’élite. David Lazzari, presidente dell’ordine degli psicologici, aveva manifestato tutto il suo sostegno per la manovra presentando al ministro Speranza dati e possibili strade. L’obiettivo da perseguirsi, sosteneva, era scardinare il concetto della psicologia per pochi. Accessibile solo a chi possa permettersi il pagamento di una prestazione in realtà primaria come altre.
Salute non per tutti
Intraprendere un percorso di terapia è una scelta di radicale bisogno. Nasce da un disagio che cerca soluzione e dalla consapevolezza che l’aiuto può esserne la chiave. Molte volte per quanto si vorrebbe le poche possibilità economiche non consentono di aspirare al Sacro Graal dell’esistenza, la serenità. Passa in secondo piano la custodia del proprio benessere psicologico, sovrastato da altre esigenze di cui sempre più forte si avverte il peso.
L’intervento dello Stato non è solo auspicabile ma anche fondamentale per garantire l’effettiva applicazione del diritto inviolabile alla salute. Caratteristica del sistema Italia rispetto ad altre realtà come quella americana, la nostra cara mutua resiste ai tagli di sarti inesperti e ai costi in crescita causati dall’emergenza sanitaria. Pensando alla salute mentale chiamare pubblico il sistema sanitario è una battuta di discutibile gusto. Non sembra discostarsi poi così tanto, quanto meno nel principio base, dall’assistenza del Nuovo continente.
Gli unici sostegni alla portata di tutti sono i consultori di gratuita prestazione professionale e gli sportelli di ascolto presso le scuole. Il loro contributo è meritevole ma non sufficiente a coprire la domanda da sempre alta. La crescita delle richieste è stata poi recentemente esponenziale a seguito della pandemia. Tra le conseguenze più temute del Covid 19 emergevano, sin da subito, quelle psicologiche oltre che strettamente fisiche. Gli esperti avevano manifestato la loro preoccupazione in tempi non sospetti. Una profezia di Cassandra che durante le prime ondate aleggiava tra le corsie rumorose e le strade deserte di un Paese in agitato letargo.
La pandemia era proprio una delle prime giustificazioni alla misura proposta nella legge di Bilancio per il sostegno psicologico. Un importante tentativo di rimediare ai danni causati da una vera rivoluzione per il genere umano, perso senza più il controllo della propria vita in balia di venti sconosciuti e terre lontane.
Esempi positivi di cura della salute mentale
Del resto il governo italiano non è stato il solo ad anticipare un’iniziativa di questo genere. Il Presidente della Repubblica Macron aveva già rilasciato dichiarazioni in cui si diceva preoccupato per la crescita dei problemi psicologici nel Paese dall’inizio della pandemia. Qui però l’impegno è stato concreto e reale, siamo lontani dalle nostrane promesse di pulcinella a cui nessuno crede più . La misura si rivolge in particolare a bambini ed adolescenti con gratuite sedute a spese della pubblica sanità. Un investimento serio e tutt’altro che timido, come quello italiano, che anticipa la considerazione che in Francia viene data all’equilibrio dell’individuo, specchio del collettivo.
Nascondere i problemi come polvere sotto il tappeto non è la strategia per consentire la ripartenza di un Paese. Ragionare solo in termini di sviluppo economico è riduttivo e anacronistico con il mondo presente. L’incremento dei disturbi mentali è una realtà che va affrontata, non tutti lamentano queste patologie ma la nostra società dovrebbe dare una risposta decisa offrendo il supporto necessario a chi lo chieda. L’introduzione nel sistema pubblico poteva lanciare un segnale forte anche nell’eliminazione del tabù sulla psicologia. Contribuendo a scardinare il preconcetto che la circonda, mettendola alla portata di tutti.
“Il dolore fisico solitamente viene urlato, quello psicologico tenuto dentro per vergogna. Si agisce solo se qualcuno urla per strada, per questo la psicologia non viene considerata.” ha dichiarato ancora Lazzari prima del voto contrario del Parlamento. Ancora più forte si avverte il peso delle sue parole alla luce della partita persa ai rigori. La sofferenza più evidente non merita maggiore considerazione di quella silente. Ogni tipo di patimento è degno di rispetto e dignità in qualsiasi forma si manifesti. La posta in gioco è alta e forse necessiterebbe di una rivalutazione della scala delle priorità. Per il momento non si può che attendere che le istituzioni agiscano, tra bonus monopattini e saldi contabili accurati, senza sacrificare la stella cometa delle loro funzioni: i diritti fondamentali.
Sofia Margiotta