La recente approvazione all’unanimità sul rigettare alcuni ricorsi contro la legge anti-lgbtq+ in Ghana è l’ennesimo passo indietro delle lotte della comunità lgbtq+ e per tutti i diritti umani in Africa. Gli attivisti hanno fatto ricorso alla Corte Suprema con l’obiettivo di eliminare e contestare una legge che non fa altro che criminalizzare la comunità lgbtq+ in Ghana, ma la risposta è stata soltanto un rifiuto da parte dell’organo giurisdizionale. Secondo la Corte Suprema infatti, il ricorso non è ammissibile poiché la legge non è ancora entrata in vigore.
Questa normativa, una delle più repressive del continente, criminalizza le relazioni omosessuali e le attività legate alla comunità LGBTQ+. Ma le radici di questa discriminazione affondano nel passato coloniale e nei valori culturali tradizionali del Paese.
L’omosessualità è stata a lungo stigmatizzata e criminalizzata in molte società africane, compreso il Ghana, a causa di influenze religiose e culturali. Durante il periodo coloniale, le potenze europee imposero leggi che criminalizzavano le relazioni omosessuali, giustificandole con motivi morali e religiosi. Queste leggi coloniali sono rimaste in vigore in molti Paesi africani anche dopo l’indipendenza, diventando parte integrante del tessuto giuridico e sociale.
Una sentenza che fa storia
La Corte Suprema del Ghana ha infranto le speranze degli attivisti LGBTQ+ del Paese, respingendo i ricorsi presentati contro la controversa legge che criminalizza le relazioni omosessuali. La decisione apre la strada alla promulgazione di una delle normative più repressive nei confronti delle minoranze sessuali in Africa, scatenando un’ondata di preoccupazione a livello internazionale.
I ricorsi contro la legge anti-lgbtq+ in Ghana erano stati presentati da due attivisti per la comunità e i diritti umani, Amanda Odoi e Richard Dela-Sky, mossi sopratutto dal clima di paura che si respirava dopo l’approvazione della legge, nel febbraio di quest’anno.
Cosa prevede la legge?
Il “Sexual Rights and Family Values Bill” introduce pene severe per chiunque si identifichi come gay, lesbica, bisessuale o transgender. Le relazioni omosessuali sono punite con fino a tre anni di carcere, mentre la promozione o il sostegno alle cause LGBTQ+ possono portare a condanne fino a cinque anni. La legge anti-lgbtq+ in Ghana, sostenuta da gruppi religiosi conservatori e da parte della classe politica, mira a rafforzare i valori tradizionali e a proteggere la famiglia.
Un’eredità pesante
Il Ghana, un Paese a maggioranza cristiana, ha una lunga storia di leggi che criminalizzano l’omosessualità, risalente all’epoca coloniale. Fino a poco tempo fa però, queste leggi non venivano applicate in modo rigoroso. La nuova normativa rischia di intensificare la discriminazione e la violenza nei confronti delle persone LGBTQ+, costringendole a vivere nell’ombra e a temere per la propria incolumità.
Le ripercussioni internazionali
La decisione della Corte Suprema ha suscitato forti reazioni a livello internazionale. Organizzazioni per i diritti umani, governi occidentali e istituzioni finanziarie internazionali hanno condannato la legge, sottolineando le sue gravi conseguenze per i diritti umani. La Banca Mondiale ha già avvertito che la nuova normativa potrebbe portare alla sospensione degli aiuti finanziari, mettendo a rischio la fragile economia ghanese.
La politica strumentalizza le paure
La legge anti-lgbtq+ in Ghana è stata utilizzata come strumento politico durante le recenti elezioni presidenziali. Entrambi i candidati, Nana Akufo-Addo e John Mahama, hanno espresso il loro sostegno alla normativa, cercando di conquistare il voto dei conservatori. Questa strumentalizzazione delle paure e dei pregiudizi ha contribuito a creare un clima di intolleranza e discriminazione.
Continuano le denunce delle voci della comunità LGBTQ+
Gli attivisti LGBTQ+ ghanesi denunciano una crescente repressione e un clima di odio. Hanno espresso profonda preoccupazione per la loro sicurezza e per il futuro della comunità. Molti temono di essere costretti a fuggire dal Paese o a nascondere la propria identità sessuale.
Negli ultimi decenni, tuttavia, si è assistito a un crescente movimento per i diritti LGBTQ+ in Africa, con attivisti che hanno lottato per sfidare le norme sociali e le leggi discriminatorie. Nonostante questi sforzi, la comunità LGBTQ+ continua a subire discriminazioni, violenza e persecuzioni in molte parti del continente.
La decisione di approvare una legge anti-lgbtq+ in Ghana così repressiva rappresenta una battuta d’arresto per questo movimento e un segnale allarmante per l’intero continente. Le conseguenze di questa legge si faranno sentire non solo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale. La comunità internazionale ha condannato questa decisione, sottolineando le sue gravi implicazioni per i diritti umani e per la reputazione del Paese.
Lucrezia Agliani