22 maggio 1978: l’aborto è legale, tanti auguri legge 194

legge 194

Nel 1978 l’Italia compie il primo passo fuori dal medioevo, approvando la legge sull’aborto. Ricordiamo quella storica decisione e la nascita della legge 194.

Da sempre l’aborto è una delle pratiche più dibattute in campo medico. Molti la reputano immorale, relegandosi ad una visione ormai superata, spesso legata a doppio filo con la religiosità. La maggior parte delle persone ha però ormai accolto tale pratica, svincolandola da una visione morale e religiosa. In Italia divenne legale con la legge 194.

Prima del 22 maggio 1978

Prima della svolta antiproibizionista tale pratica ha causato molti morti e sofferenze. Sarebbe sbagliato infatti pensare che l’illegalità della pratica equivalesse all’assenza di tale procedimento. Spesso gli aborti erano causati illegalmente, con strumenti di fortuna.

Tale procedimento naturalmente portò negli anni a molte complicazioni, che spesso causavano la morte della paziente. Ciò accadeva poiché gli aborti erano praticati con i succitati strumenti di fortuna, in luoghi non sterilizzati, e spesso venivano attuati da persone non qualificate.

I Radicali iniziarono la sensibilizzazione su tale argomento. Già nel 1975 venne messa in atto una campagna di disobbedienza civile, in cui esponenti del Partito Radicale, tra cui Emma Bonino, si autodenunciavano per aver praticato aborti illegali. Nello stesso anno Marco Pannella e Livio Zanetti chiedevano un referendum abrogativo delle leggi riguardanti l’aborto. Raccolsero 700.000 firme.

Per cause legate allo scioglimento delle camere la consultazione venne rinviata, ma il 18 febbraio 1975 la Corte Costituzionale approvò tale pratica per cause gravi, anteponendo la salute della madre a quella del feto.

Le vicissitudini della legge 194

A causa del periodo di fuoco che l’Italia passò nel secondo lustro degli anni ’70 la legge relativa all’aborto slittò di alcuni anni. Il 18 maggio 1978 il Senato licenzia il progetto di legge, che diverrà effettivo il 22 maggio 1978. Esattamente 43 anni fa. Naturalmente la notizia all’epoca fece molto discutere.

Le polemiche arrivavano soprattutto dall’area cattolica e conservatrice del paese. Tale scontento portò, il 2 febbraio 1980, alla presentazione di un referendum abrogativo della 194, ad opera di associazioni cattoliche. Scesero in campo anche la Democrazia Cristiana ed il papa. I Radicali reagirono presentando un referendum ancora più progressista, volto ad eliminare anche gli ultimi vincoli legali della 194.

Il 17 maggio 1981 si giunge ad una storica chiamata ai seggi referendaria, in cui andavano votate entrambe le proposte. Naturalmente il referendum proposto dal Partito Radicale non aveva altra funzione se non quella di combattere il gemello cattolico. Fu infatti bocciato con una percentuale vicina al 90%. Il voto veramente importante fu quello che riguardò l’abolizione della legge sull’aborto.

Il referendum fu bocciato con il 68% mettendo definitivamente fine all’epoca proibizionista riguardo tale argomento. Le donne erano finalmente libere di fare ciò che volevano delle proprie gravidanze, muovendo un passo importante in una battaglia per l’emancipazione ancora molto attuale.

La situazione globale

Il lieto fine è giunto, i buoni hanno vinto e la favola è finita. Si chiude il sipario. Gli italiani tornano nelle proprie case, finiscono di leggere questo articolo e si sentono fieri della loro nazione per una volta. Giusto?

No, non può e non deve finire in questo modo. Anche se nel nostro paese l’aborto è stato legalizzato ormai decenni fa ciò non significa che il problema non ci riguardi più. Anzi, dovrebbe spingerci a cercare giustizia e libertà per le donne in ogni aspetto della vita quotidiana ed in ogni angolo del mondo.

Ad oggi l’aborto è illegale in praticamente tutte la parte sud del mondo, Africa e Sud America soprattutto, anche se molti dei paesi che non hanno legalizzato tale pratica la autorizzano in determinati casi.

In moltissimi Stati in giro per il mondo l’aborto è ancora illegale in caso di stupro.

Questa giornata non deve quindi essere una semplice ricorrenza per la quale battersi il petto ed essere orgogliosi di essere italiani. Bisogna pensare a chi ancora lotta, e a tutti i bambini costretti a vivere situazioni che mai dovrebbero appartenere ad un minore. Bisogna pensare a tutte le donne che si vedono ancora negati diritti.

Marzioni Thomas

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