L’Argentina marcia dritta verso la depenalizzazione e la legalizzazione dell’aborto con una proposta di legge che segnerebbe una grande vittoria per i collettivi femministi del paese.
La legalizzazione dell’aborto
Martedì 17 novembre, il presidente Alberto Fernández ha presentato al Congresso un disegno di legge per legalizzare l’interruzione volontaria della gravidanza. La proposta era già delineata a marzo. Le discussioni al riguardo però erano state sospese a causa della pandemia per “non stressare ulteriormente il sistema sanitario”.
Ma ora, stando alle parole del capo di Stato, i tempi sono maturi. Il governo può e deve affrontare urgentemente il tema dell’aborto. Secondo Fernández non è solo una questione relativa ai diritti delle donne, ma anche una problematica di salute pubblica.
Si compie così la promessa elettorale di Fernández, che aveva fatto della riforma della legge sull’aborto una parte importante della sua campagna nel 2019. Secondo il presidente è ora di prendere atto del fallimento e dell’inefficacia dell’attuale legislazione in materia di aborto.
Criminalizzazione dell’aborto e aborto clandestino
La normativa vigente in Argentina risale al 1921. Permette di abortire entro le prime 14 settimane solo quando la gravidanza è il risultato di uno stupro o quando mette a rischio la vita della madre. Per chi non rispetta la legge, la pena prevede fino a 4 anni di reclusione. Spesso però questa legge non viene applicata. Fece scandalo la vicenda di una bimba di 11 anni, rimasta incinta dopo essere stata violentata dal compagno della nonna. I medici non le permisero di abortire. Rimasero sordi alla sua richiesta: “Quiero que me saquen esto que me puso dentro el viejo” – “Toglietemi questo che mi ha messo dentro il vecchio”-.
Quella in vigore in Argentina è una legge estremamente restrittiva, un insulto alla dignità e all’autodeterminazione femminile e al diritto di ogni donna alla salute.
La criminalizzazione dell’aborto è una “violenza di genere”, quasi un mezzo di “tortura”, e non ha ridotto il numero di aborti. Ha obbligato e obbliga centinaia di migliaia di donne a scegliere tra il carcere e la loro vita, mettendosi spesso nelle mani medici poco qualificati, macellai senza scrupoli che operano in condizione igienico sanitarie pressoché inesistenti.
Gli aborti clandestini mettono a rischio la salute e la sicurezza delle donne e spesso compromettono in maniera definitiva la fertilità. Altre volte invece uccidono. In Argentina l’aborto clandestino è la principale causa di morte durante la gravidanza. Nel paese, ogni anno, più di 500 mila donne ricorrono all’aborto clandestino. Ogni giorno, 135 finiscono in ospedale per complicazioni derivanti da aborti praticati senza un’adeguata assistenza medica. Dal 1983, più di 3.000 donne sono morte, vittime del maschilismo sadico di un sistema che, impedendo loro di poter scegliere del proprio corpo, le ha costrette a ricorrere a soluzioni estreme per interrompere una gravidanza.
La criminalizzazione dell’aborto è anche fortemente discriminante. Sono spesso donne giovani, che provengono da contesti poveri e disagiati, quelle che mettono a rischio la propria vita per abortire. Due donne su dieci che ricorrono all’aborto clandestino hanno meno di 19 anni.
Alla luce di questi numeri la questione non è se dire sì o no all’aborto, ma “se vogliamo che gli aborti continuino clandestinamente, o rientrino nel sistema sanitario argentino” ha detto il presidente.
La proposta di Fernández per la legalizzazione dell’aborto
L’iniziativa di legge di Fernandez segna un importante passo avanti per i diritti della donna, depenalizzando e legalizzando l’aborto. Interrompere una gravidanza diventerà finalmente un diritto in Argentina. La Regulación del Acceso a la Interrupción Voluntaria del Emabarazo fornisce anche direttive per l’acceso all’aborto delle minorenni e per i medici che vogliono esercitare il diritto all’obiezione di coscienza. Inoltre stabilisce le pene per chi contravviene alla normativa. La proposta rientra in un progetto più ampio. Si chiama Plan de los Mil Días, e prevede rafforzare “le cure e la protezione durante la gravidanza, la nascita dei figli e nello sviluppo della prima infanzia”.
Aborto, autodeterminazione e dignità
L’approvazione del disegno di legge sarebbe una grande vittoria per i collettivi femministi che non hanno mai smesso di lottare per un aborto legale, sicuro e gratuito. La voce delle attiviste non si è lasciata zittire dalla delusione del 2018, quando una proposta di legge per la depenalizzazione e la legalizzazione dell’aborto, già approvata alla Camera, fu bocciata dal Senato. Da allora, la ola verde dei fazzoletti di migliaia di donne si è più volte riversata per le strade di Buenos Aires, invocando il diritto all’aborto come strumento per “assicurare il diritto fondamentale all’autonomia, all’uguaglianza e alla salute fisica e psicologica della donna”.
Quella per l’aborto è una lotta non solo delle donne argentine, ma di tutte quelle donne che non hanno il diritto di scegliere cosa fare del proprio corpo. Un corpo che non gli appartiene, su cui altri hanno potere: chi legifera, uno stato maschilista e patriarcale, avvelenato dal fondamentalismo religioso. Per le donne di tutto il mondo è una lotta per la conquista della propria dignità, per la libertà di scelta, per il diritto a non essere giudicate.
Camilla Aldini