La Colombia sta pensando di legalizzare la cocaina per scopi medici e non solo. La proposta arriva da alcuni senatori
La proposta di legge
Quarant’anni di politiche antidroga sembrano non aver funzionato:così un gruppo di senatori vorrebbe provare a cambiare strategia. Il disegno di legge è stato firmato dal senatore centrista Iván Marulanda, e il leader indigeno Feliciano Valencia, che intendono legalizzare la cocaina a scopi antidolorifici e per la produzione di cibo. Una legge simile è già stata approvata in Bolivia dove dal 2004 la coltivazione controllata delle piante di coca è legale.
La proposta di legge punta, ovviamente, a togliere potere al narcotraffico integrando migliaia di coltivatori in un sistema legale. Il mercato illegale di cocaina, infatti, comporta numerosi problemi concatenati tra loro e che vanno a legarsi alla situazione politica interna al Paese, fatta di disordini e guerriglie. Legalizzare la cocaina e la sua coltivazione significherebbe intervenire su numerose problematiche e tutelare i diritti civili di molti coltivatori.
Secondo uno dei promotori di questa legge, il senatore Marulanda, lo Stato dovrebbe acquistare la totalità della produzione di coca a prezzo di mercato. Questa acquisizione porterebbe con sé diversi benefici, di cui due fondamentali. Prima di tutto le circa 200mila famiglie coinvolte nella coltivazione non sarebbero più perseguite dallo Stato; il secondo beneficio sarebbe evitare il disboscamento delle aree preposte alla coltivazione della coca. Le famiglie dei campesinos, data la pratica illegale, sono spesso costrette a lasciare la loro terra, a disboscarla dandole fuoco e spostarsi in un’altra area di coltivazione; a questa pratica va aggiunta la distruzione delle coltivazioni illegali operata dal governo colombiano. In questo modo ogni anni vanno perduti oltre 300mila ettari di foresta, con una ricaduta pesate non solo sull’ambiente ma anche sull’economia colombiana.
La distruzione delle piantagioni costa allo stato quasi un miliardo di euro all’anno. Comprare il raccolto di tutti gli agricoltori ne costerebbe 608 milioni: meno che distruggerlo.
(Iván Marulanda)
Politiche infruttuose
La proposta di legge, presentata il 25 agosto scorso, dovrà passare per quattro votazioni: due al Senato e due all’Assemblea. La previsione è che una sua approvazione verrà osteggiata fortemente, prima di tutto dallo stesso Presidente conservatore Ivan Duque. Una visione forse miope e legata non solo a pregiudizi culturali ma anche a influenze politiche: prima fra tutte quella degli Stati Uniti.
La legge, seppur di complicata attuazione e con problematiche relative al mercato internazionale, potrebbe essere la soluzione a decenni di politiche infruttuose. Per Marulanda, infatti, i divieti fino ad ora messi in campo non sarebbero solo stati inutili ma anche controproducenti. Prendendo in esame proprio gli Stati Uniti, il consumo di cocaina sarebbe aumentato dal 2,2 % del 2010 al 2,6 % del 2018; un trend in crescita anche in Europa che sta conoscendo un incremento nei consumi e nella reperibilità della droga. Ma anche nella stessa Colombia i dati delle attuali politiche non sono tra i migliori: la coltivazione della coca è passata da 86mila ettari del 2005 a 154mila nel 2019. L’intento di questa proposta di legge è quello di pensare a strategie differenti, basandosi sull’evidenza di questi fallimenti.
Il senatore Marulanda è stato già coinvolto nella lotta contro la droga promossa dagli Stati uniti: negli anni Ottanta è stato vittima di due attentati da parte dei cartelli della droga. In queste occasioni molti dei suoi colleghi hanno perso la vita e ora il senatore intendere combattere il narcotraffico con altre armi e modalità.
Quello che mi piace di più è aprire un nuovo spazio di riflessione per affrontare un problema che ha portato a 40 anni di fallimento
Il peso del narcotraffico e le FARC
Il narcotraffico colombiano ha una forte influenza nel Paese da molti anni, con forti ripercussioni sull’economia e lo sfruttamento di territori e manodopera locale. I narcotrafficanti sono riusciti ad affermarsi maggiormente sfruttando la situazione instabile della Colombia.
Il Paese, infatti, conosce una stagione di guerriglie e disordini interni già dal XIX secolo, a seguito di scontri tra fazioni politiche e colpi di stato. Questi sono gli anni in cui sono nate la FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) con lo scopo di autodifesa e tutela della classe contadina, la più vessata e privata dei diritti.
Ma l’operato delle FARC si lega a quello del narcotraffico, aggravando così i precari equilibri interni alla Colombia. Negli anni Duemila, infatti, le FARC , che controllavano il 40% del territorio nazionale, hanno cominciato a difendere le coltivazioni di cocaina.
Questa sorta di collaborazione tra narcotraffico e FARC è il motivo che ha spinto i governi a rifiutare un vero accordo con le Forze Armate, permettendo anche l’intervento su suolo colombiano dell’esercito americano.
In realtà le rivendicazioni delle FARC sono vòlte alla tutela del territorio colombiano e dei campesinos. Tra queste, chiedono un’equa redistribuzione dei terreni coltivabili e la riconversione dei terreni. Molti contadini, infatti, si sono dovuti arrendere alla coltivazione della cocaina per poter guadagnarsi da vivere, finendo così sotto il controllo dei narcotrafficanti e le persecuzioni statali.
Legalizzare la cocaina, dunque, aiuterebbe anche quella larga fetta di popolazione maggiormente colpita da questi intricati meccanismi.
Gli usi della coca legalizzata
Ma, una volta ottenuto il controllo sulle terre, cosa farebbe il governo delle foglie di coca? Queste andrebbero alle industrie artigiane, principalmente di origine indigena, per essere trasformate in prodotti come farina, bevande e prodotti medicinali. Questa produzione porterebbe allo sviluppo dell’arte indigena, da sempre legata all’uso di questa pianta ma resa difficile dall’illegalità della materia prima.
Un altro vantaggio starebbe nella possibilità del governo colombiano di stipulare accordi con aziende farmaceutiche e laboratori. La cocaina è un prodotto studiato in medicina e non solo, ma di difficile reperibilità a causa del suo status giuridico. Una sua legalizzazione faciliterebbe l’acquisto e lo studio delle proprietà, e le eventuali applicazioni, di questa pianta.
Ma non è tutto. In Colombia il consumo di cocaina non è illegale ed è riconosciuto come diritto umano, tuttavia la vendita non è regolamentata. Questo significa che il consumatore è portato a rivolgersi al crimine organizzato, acquistando un prodotto di pessima qualità, tagliato con sostanze che non sono state sottoposte a controlli. “La mia proposta di legge” afferma Marulanda, “taglierebbe i ponti tra coltivatori e criminalità organizzata, ma anche tra criminalità organizzata e consumatori”.
Legalizzare la cocaina potrebbe, quindi, portare svariati benefici ma gli ostacoli da superare sono plurimi. Prima di tutto bisognerebbe creare un dialogo internazionale con i paesi compratori; è poi utile cambiare l’opinione pubblica circa la legalizzazione di una droga pesane.
La strada è sicuramente difficile ma, alla luce dei sistemi fallimentari fino ad ora adottati, varrebbe la pena iniziare a ripensare questo tipo di lotta passando anche per proposte forse discutibili ma indubbiamente interessanti.
Marianna Nusca