Che Salvini abbia perso molta della sua influenza all’interno del suo stesso partito è chiaro come il sole, a certificare tale tendenza ci ha pensato il Ministro leghista per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti.
il ministro, durante un’intervista ha voluto “dettare” la prossima elezione del Presidente della Repubblica, ipotizzando l’elezione di Draghi a tale carica, garantendogli alcuni poteri inerenti la gestione economica dei fondi europei del PNRR.
In quello che è stato definito dallo stesso leghista “un semipresidenzialismo de facto”, con buona pace della Costituzione.
E sul fronte interno?
Il ministro Giorgetti ha inoltre voluto dare un’ulteriore spallata al proprio segretario, affermando di come la Lega debba staccarsi dai partiti sovranisti europei, ed iniziare un percorso per entrare nei moderati del PpE.
Non serve molta fantasia per immaginare l’imbarazzo di Salvini nei confronti dei suoi “colleghi” LePen ed Orban.
Lo scenario ipotizzato dal ministro Giorgetti mette in evidenza il suo peso all’interno del governo e nel panorama politico internazionale.
Farsi promotore di tali proposte richiede infatti un vasto consenso personale e una chiara visione di quello che dovrà fare l’Italia e la Lega nel futuro prossimo.
La strategia del ministro Giorgetti
Cercare di far confluire il proprio partito nella parte moderata degli schieramenti europei, significherebbe entrare nella maggioranza di partiti che dialogano e gestiscono le maggiori risorse economiche, e che si stanno facendo promotori (molto a rilento) di questioni come emergenza climatica e diritti civili. Farsi escludere da tali contesti comporterebbe l’irrilevanza della Lega in ambito internazionale, ipotesi che il ministro Giorgetti vuole evitare a tutti i costi, anche scontrandosi con l’ala sovranista della Lega.
Il capitano che ne pensa?
Conscio dell’importanza che il ministro Giorgetti ricopre nell’esecutivo, Salvini ha voluto evitare reazioni smodate, soffermandosi ad un rapido e pacato commento (non proprio il suo forte),in cui afferma che stanno lavorando per un grande raggruppamento di destra, smentendo con toni lievi le affermazioni del suo sodale.
Nella Lega sono ormai presenti due correnti ben definite: la prima capeggiata da Salvini che racchiude l’anima di lotta antisistema, che ancora oggi raccoglie metà del proprio consenso interno e che fa dell’identità sovranista il proprio punto di forza.
La seconda è incentrata da una visione governista ed istituzionale (in molti la chiamerebbero “moderata”), raccolta intorno al ministro Giorgetti, che punta ad una radicale riforma ideologica della Lega, mostrandosi con un volto nuovo e presentabile.
Ma sarà un progetto realizzabile?
In molti all’interno del carroccio non stanno apprezzando questa deriva moderata.