Lee Miller: vita da romanzo di una donna immortale

Modella per Vogue, fotografa surrealista, inviata al fronte come reporter e cuoca gourmet: vita e miracoli di Elizabeth Lee Miller, compagna di Man Ray ed amante di Picasso.

Era l’anno scorso quando trovai in una rivista la foto di una donna nuda in una vasca da bagno, con un paio di stivali sporchi di fango sulle mattonelle e un’improbabile immagine di Adolf Hitler accanto a sé. Non sapevo chi vi fosse ritratta, solo mi colpirono la composizione dello scatto e lo sguardo strano della modella, uno sguardo trasognato e beffardo insieme, uno sguardo surreale.

Scoprii in seguito che si trattava di Elizabeth “Lee” Miller, nata nel 1907 a Poughkeepsie, negli USA.

Lee Miller
telegraph.co.uk

Un’esistenza travolgente, iniziata con lo stupro da parte di un amico dei genitori, la condusse giovanissima a New York dove per puro caso, incontrò a Manhattan il signor Condé Montrose Nast, cioè l’editore di Vogue che la rese una delle modelle più richieste della New York negli anni del proibizionismo.

Dopo aver posato per innumerevoli scatti, Lee decise di andare dall’altro lato dell’obiettivo e si scoprì talmente appassionata di fotografia che intenzionalmente cerco Man Ray a Parigi per iniziare con lui una storia surreale di arte e travolgente sentimento. Sono molte le immagini di Man Ray in cui Lee figura: uno sguardo raffinato, una pelle candida, una morbidezza voluttuosa delle forme del corpo sottolineano l’incandescente vitalità di una vera musa. Ma la collaborazione artistica tirava fuori dall’estro di Lee gli stessi scatti attribuiti a Man Ray, di cui –ad oggi- è ancora dubbia l’attribuzione.

E il talento di una donna così incredibile non poteva certo fermarsi a Parigi o tra le braccia del milionario compagno Aziz Eloui Bey: il talento di Lee si accompagnava col coraggio di una donna incapace a tal punto di fermarsi due volte nello stesso posto, da partire per la guerra come inviata e corrispondente per Vogue.

Insieme al suo amante David E. Sherman, fu tra i primi a varcare le porte di Buchenwald e  Dachau: pochi sanno che gli stivali ritratti al bordo nella vasca da bagno sono gli stessi che avevano camminato sui resti della sofferenza organizzata che il nazismo aveva provocato nei campi di concentramento.  E forse qualcuno in più sa che quella vasca si trova nella casa di Hitler a Monaco,  e che la foto è stata scattata poco dopo che la città era stata liberata dall’esercito angloamericano.

“Believe it!” scriveva Lee alla redazione di Vogue raccontando degli orrori appena visti in Germania, delle sofferenze a cui aveva assistito, delle mutilazioni, del dramma della guerra che avrebbe sconvolto per sempre il mondo intero.  E di tutto questo orrore, Lee raccontava tramite innumerevoli scatti, raccolti oggi nel volume “Lee Miller’s War”, edito dal Antony, il suo unico figlio avuto da Roland Penrose.

Un’esistenza unica, una vita strapiena di arte e violenza insieme, connubio perfetto per diventare immortale: questo è oggi Lee Miller, una donna a cui ispirarsi per il coraggio, la tenacia e la splendida, struggente femminilità.

 

 

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