A Pompei il ritrovamento di Leda e il Cigno, un affresco esplicito e sensuale perfettamente conservato.
Leda e il cigno, l’affresco rinvenuto a Pompei in questi giorni, rappresenta un ritrovamento “unico ed eccezionale”, ha sottolineato il direttore del Parco Archeologico Massimo Osanna. Nell’immagine, ricca di dettagli e colori perfettamente conservati, si vede la stupenda regina di Sparta Leda, nella mitologica scena d’amore con il dio Giove, trasformatosi in cigno pur di poterla possedere.
Leda e il cigno: l’affresco rinvenuto nel sito archeologico di Pompei
Quello dell’affresco di Leda e il Cigno rinvenuto a Pompei è un ritrovamento che ha dello straordinario: benché infatti i riferimenti al mito siano molto diffusi all’interno del Parco Archeologico, fino ad ora non era mai stato rinvenuta un’immagine del mito con un’iconografia tanto esplicita e sensuale.
Secondo il mito Giove, innamorato di Leda, prese le sembianze di un cigno per sedurla sulle rive del fiume Eurota. La regina in seguito partorirà due uova, da cui nasceranno i Dioscuri Castore e Polluce.
L’affresco è stato rinvenuto in una grande casa in via del Vesuvio: “La dimora di un ricco commerciante, ansioso di elevare il suo status anche con il riferimento a miti della cultura più alta”, ha specificato il direttore del Parco Archeologico, Massimo Osanna, e ha anche aggiunto che di affreschi dal contenuto esplicito ve ne erano stati trovati altri: “è la stessa nel cui ingresso abbiamo trovato il ritratto di un priapo nell’atto di pesarsi il grande fallo.”
I ritrovamenti a Pompei e il dipinto perduto di Michelangelo
Solo qualche mese fa il sito archeologico di Pompei ci aveva regalato un altro prezioso ritrovamento: un larario affrescato all’interno di un’abitazione, e che l’eruzione del Vesuvio ha sepolto per quasi duemila anni. Del mito di Leda e Giove invece, sono state moltissime le raffigurazioni effettuate dai grandi del mondo dell’Arte, una delle quali tra le più famose è sicuramente quella perduta che Michelangelo realizzò per il Duca d’Este. Del dipinto si conoscono soltanto alcune copie, e si pensa che fu proprio il suo contenuto esplicito a condurlo, con tutte le probabilità, alla distruzione.
Alice Antonucci