Le tasse più assurde in Italia

Ci sarà al mondo un paese che impone tasse più assurde di quelle che fa pagare l’Italia? Francamente non saprei, ma una cosa è certa in Italia ci sono tasse veramente assurde. Alcune sono assurde perché illogiche o ingiuste, mentre altre sono letteralmente fuori del tempo. Vediamo quelle che sembrano le più assurde, per un motivo o per un altro.




La tassa sullo zerbino

A Modena, recentemente molti commercianti, artigiani e liberi professionisti si sono visti recapitare dalla società che riscuote le imposte legate alla pubblicità per conto del Comune una cartella di pagamento relativa a forme pubblicitarie “non dichiarate”.

È consuetudine di molti imprenditori e liberi professionisti far stampare il nome o il logo della propria attività sul tappeto posto all’ingresso del proprio negozio o della propria attività per permettere ai propri clienti di pulirsi i piedi. Per il Comune di Modena stampare il logo del proprio negozio sullo zerbino d’ingresso è considerato “pubblicità” e pertanto ha inviato agli esercenti la relativa cartella esattoriale per il pagamento di questa imposta. Nella normativa in realtà non viene esplicitamente menzionato lo zerbino quale strumento di pubblicità, però la norma si presta ad un ampio margine interpretativo ed il fisco evidentemente ne ha approfittato per riscuotere anche questa tassa, la tassa sullo zerbino.
La tassa sui funghi

In Italia, andare per funghi comporta pagare una tassa! Per poter raccogliere i funghi occorre un permesso su cui grava un’imposta di bollo.

La tassa sull’ombra
Qualsiasi locale dotato di una tenda che sporge sulla strada, installata per esempio per fare ombra ed attutire gli effetti del calore durante l’estate, deve pagare una imposta. Quella tenda facendo ombra invade il suolo pubblico e pertanto il proprietario del locale deve pagare un’imposta per occupazione di suolo pubblico, conosciuta anche come “tassa sull’ombra”.

La tassa sulla disoccupazione

Sembra assurdo, ma in Italia una vera e propria tassa sulla disoccupazione. In Italia i disoccupati sono tanti e crescono di giorno in giorno. Molti di questi sperano di poter risolvere il problema lavorativo partecipando a qualche concorso pubblico, con la speranza di vincerlo. Dato che lo stato assume sempre meno (dovuto anche al blocco delle assunzioni in molti enti pubblici), i concorsi diminuiscono, ma sono sempre più affollati. Lo stato italiano ha pensato bene di aumentare gli introiti introducendo la tassa di concorso. Ogni volta che un disoccupato (e ovviamente qualsiasi persona che partecipa ad un concorso pubblico, magari già impiegato ma con speranza di trovare il posto fisso nel pubblico impiego) tenta la fortuna del concorso pubblico deve pagare questa ingiusta tassa. In caso di mancato pagamento od esibizione di avvenuto pagamento si è esclusi dal concorso. L’Italia sta diventando sempre più una società esclusiva e con l’introduzione di questa tassa è possibile escludere dalla partecipazione ai concorsi pubblici le classi più povere e più bisognose di lavoro.

La tassa sugli emigranti
Un disoccupato che non riuscendo a trovare lavoro in Italia e si trasferisce all’estero viene inseguito dal fisco italiano ovunque si reca. Gli italiani in passato sono emigrati a milioni (attorno a trenta milioni dall’unità d’Italia ad oggi). Durante le prime ondate emigratorie, Lo stato pensò bene di capitalizzare imponendo una tassa sul “capitale” che l’emigrante portava con se al momento dell’espatrio. Oggi un emigrante, un disoccupato che si reca all’estero con la speranza di avere una vita migliore è costretto a pagare allo stato italiano le tasse sul reddito, anche se prodotto all’estero. Solo nel caso in cui si emigra in un paese con il quale lo stato italiano ha firmato un trattato contro la doppia imposizione, l’emigrante italiano paga le relative tasse sul reddito solo al paese di residenza e non anche allo stato italiano. Pertanto si consiglia a chi emigra di informarsi bene sul paese di destino, altrimenti rischia di pagare le tasse due volte.

La tassa sulle pensioni da lavoro dipendente

In vari paesi, ad esempio in Venezuela, quando un lavoratore dipendente va in pensione ed il reddito è costituito unicamente dalla pensione di lavoro dipendente (qualunque sia il monto e qualunque sia il numero delle pensioni; per esempio un impiegato statale che ha svolta attività presso una università, durante la vita lavorativa ha versato i contributi previdenziali sia all’Istituto previdenziale statale obbligatorio per tutte le categorie di lavoratori, sia alla cassa previdenziale di appartenenza, qualora grazie alle lotte sindacali i lavoratori siano riusciti ad ottenerla; quindi questi lavoratori riscuotono due pensioni statali) e dalla prima casa, è esente sia dal pagamento dell’imposta sul reddito, sia dalla dichiarazione dei redditi. Paga l’imposta sul reddito solo qualora ottenga altri introiti, derivanti per esempio da una attività professionale svolta pur essendo in pensione. In questo caso l’importo della pensione (o le pensioni) derivante da lavoro dipendente rimane esente, ossia si paga la tassa sul reddito solo per la quota derivante dalla attività professionale.

In Italia la pensione da lavoro dipendente, pur essendo magari l’unica fonte di reddito, concorre sempre a formare il reddito e quindi paga la relativa tassa sul reddito.

La tassa sui disastri naturali, o per gli impegni militari e la tassa sulla tassa
In Italia per far fronte a un impegno militare o ad un disastro naturale si provvede a reperire i fondi tramite una accisa sulla benzina. La prima accisa sulla benzina di 1,90 lire venne introdotta nel 1935 per finanziare la guerra d’Abissinia; nel 1956 venne introdotta una accisa di 14 lire per la crisi di Suez; nel 1963 10 lire per il disastro del Vajont; altre 10 lire nel 1966 per l’alluvione di Firenze; e via di seguito. Ossia ogni volta che succede un disastro naturale o per far fronte ad impegni militari internazionali viene introdotta una accisa sulla benzina. Dato che l’accisa concorre a formare il prezzo del prodotto, vuol dire che l’IVA sui prodotti soggetti ad accisa grava anche sulla stessa accisa; in definitiva il cittadino paga una tassa (IVA) sulla tassa (Accisa). E cosa ancora più importante, passata l’emergenza l’accise rimane… Evviva pacchialone!

Tassa sui lumini
Per accendere un lumino votivo alla memoria bisogna pagare una tassa. Oggi i lumini, nella maggior parte dei cimiteri, sono costituiti da una lampadina a bassa tensione; il costo di tale servizio è basso, ma al servizio va aggiunta la relativa tassa.

La tassa sulla dispersione delle ceneri
E restando in tema di defunti, se uno pensa di farsi cremare e disperdere le ceneri non sfugge al fisco. Per disperdere le ceneri di un defunto, a differenza di quello che avviene liberamente e gratuitamente in altri paesi, in Italia servono autorizzazioni, che comportano il pagamento delle relative imposte. Prima di tutto occorre pagare una imposta di bollo sulla domanda di affido personale delle ceneri, quindi una seconda imposta di bollo sul relativo provvedimento di autorizzazione; poi bisogna pagare un’altra imposta di bollo sulla domanda di dispersione delle ceneri, quindi un’altra imposta di bollo sul relativo provvedimento di autorizzazione. Se la matematica non mi inganna, per disperdere le ceneri di un defunto bisogna dunque pagare quattro imposte di bollo. Ovviamente va considerato che prima della dispersione delle ceneri, il defunto deve essere cremato e (oltre al costo della cremazione vera e propria) bisogna pagare una imposta di bollo sulla domanda di cremazione ed un’altra imposta di bollo sul relativo provvedimento di autorizzazione. Ricapitolando, per la dispersione delle ceneri occorre far richiesta di cremazione; una volta autorizzati si può procedere all’incenerimento del defunto; a questo punto bisogna fare richiesta di affido delle ceneri (la domanda può essere contestuale alla domanda di cremazione, ma ovviamente essendo due le domande vanno pagate le relative imposte di bollo); ottenuta l’autorizzazione si procede alla domanda di dispersione delle ceneri e quando finalmente si è ottenuta l’autorizzazione si può procedere alla dispersione vera e propria.

La tassa sui gradini
Se una casa ha i gradini d’ingresso direttamente sulla strada pubblica, deve pagare la tassa sui gradini.

La tassa sui tombini
Tutte le botole, le griglie, i pozzetti, i tombini, ecc. posti sul suolo pubblico sono gravati da un’imposta comunale, denominata “canone non ricognitorio”.

L’imposta sui tubi (o del tubo)

Nel 2006 è stata introdotta una imposta per le condutture sotterranee impiegate nella distribuzione di acqua potabile, gas, energia elettrica e linee telefoniche. Insomma contenitori sotterranei di cavi, condutture e linee elettriche e telefoniche pagano una imposta che rientra nell’imposta di occupazione di suolo pubblico. Insomma lo stato italiano non sa proprio più da dove prendere le tasse e adesso letteralmente le tira fuori da sottoterra.

La tassa sulle fogne (anche quando mancano)
Le società idriche riscuotono il pagamento della tassa relativa a “fognature e depurazione”. Con un decreto-legge del 2009 si è stabilito che le società idriche attraverso la bolletta di pagamento riscuotono questa imposta anche qualora fosse solamente in fase progettuale; in definitiva pur non esistendo ancora il servizio fognario l’utente comunque deve pagare.

Tassa sulle centrali nucleari (che non esistono in Italia)

In Italia non ci sono centrali nucleari in funzione perché il popolo attraverso un referendum rifiutò il nucleare. I cittadini italiani, attraverso la bolletta elettrica sono però costretti a pagare un euro ogni 5.000 Kwh; tali introiti vanno ai Comuni che ospitano centrali nucleari, che non sono mai entrate in funzione.

La tassa sugli ascensori ed i montacarichi

Per poter mettere in funzione un ascensore o un montacarichi occorre la licenza per l’impianto degli ascensori e dei montacarichi e tale licenza di esercizio è soggetta alle tasse di concessione governativa.

Imposta sulle gru
Quando si costruisce un edifico si usano gru mobili o a torre; queste gru espongono il marchio, per la cui esposizione deve pagare una imposta comunale sulla pubblicità (al marchio). Ovviamente tale imposta si paga solo nei Comuni che la prevedono.

La tassa sulle invenzioni
Gli inventori ovviamente non sfuggono al fisco e quando si inventa qualcosa bisogna pagare. Ogni brevetto per invenzione industriale, infatti è soggetto alla tassa di domanda, alla tassa annuale per il mantenimento in vigore del brevetto, alla tassa per la pubblicazione a stampa della descrizione e dei disegni.

La Tassa sulla giustizia
Per vedersi riconoscere un diritto, facendo ricorso al tribunale occorre pagare una tassa, appunto la tassa per fare ricorso ai tribunali, la tassa sulla giustizia che varia a seconda dell’importo per il quale si fa ricorso. A partire dal 2013 si pagano 37 euro per i processi fino a 1.100 euro; 85 euro per quelli tra 1.100 e 5.200 euro; 206 euro per i processi tra 5.200 e 26.000 euro e così di seguito fino ad arrivare a 1.466 Euro per processi di valore superiore a 520.000 euro.

Tassa sugli sfratti

Anche ottenere lo sfratto comporta pagare una tassa. Per i processi di esecuzione immobiliare, il contributo è pari a 242 euro. Per gli altri processi esecutivi l’importo è di 121 euro. Nel caso di valori inferiori ai 2500 euro, si dovrà pagare 37 euro.

La tassa sulla farine animali

Per smaltire annualmente centinaia di migliaia di tonnellate di farine animali il costo grava sulle bollette elettriche e quindi a pagare è il cittadino.

La tassa sul frigorifero
I locali commerciali che necessitano un frigorifero per lo svolgimento della propria attività (per esempio un bar, un ristorante, una macelleria…) debbono ottenere una autorizzazione, la quale comporta il pagamento di una tassa che rientra fra quelle delle concessioni governative.

La tassa sui camionisti

Licenze, concessioni ed autorizzazioni per l’autotrasporto merci pagano le relative tasse di concessione.

La tassa per sposarsi (in Comune)
Sposarsi in Comune spesso comporta pagare una tassa; non tutti hanno adottato tale provvedimento, ma in molti casi occorre pagare per poter celebrare il matrimonio in Comune; ciò vale soprattutto per i non residenti.

Tassa sulle istanze, petizioni e ricorsi

Sono soggette a tassazione le istanze, le petizioni ed i ricorsi diretti agli Uffici della Pubblica Amministrazione al fine di ottenere l’emanazione di un provvedimento.

Tassa sulle insegne dei negozi
Una insegna che supera i 5 metri di superficie deve pagare un’imposta comunale. A partire dal 2014, con l’introduzione dell’IMU secondaria i Comuni facoltativamente possono adottare il pagamento di tale tassa anche per le insegne di superfici inferiori.

Tassa per l’esposizione della bandiera

Per esporre la bandiera della Repubblica in Italia si deve pagare una “tassa sulla pubblicità”. In altri paesi, come il Venezuela c’è la giornata della bandiera; non solo i locali pubblici, ma anche le attività commerciali (tipo ristoranti, alberghi, ecc…) debbono esporre la bandiera; così come debbono esporla anche durante le varie feste civili. Ovviamente non c’è nessuna tassa da pagare! In questo modo in Venezuela ed in molti stati si favorisce l’attaccamento alla bandiera ed ai simboli patri; in Italia esporre la bandiera è una buona occasione per incrementare gli introiti.

La tassa sui tralicci
I tralicci sono colpiti da una tassa, ovvero un un canone concessorio pagato al Comune.

Tassa sui lampioni

La TOSAP (Tassa Occupazione Spazi ed Aree Pubbliche) o COSAP (Canone Occupazione Spazi ed Aree Pubbliche) si applica a tutti i sostegni di lampade per l’illuminazione stradale o di linee elettriche, telefoniche o telegrafiche in legno o metallo. In definitiva una tassa sui lampioni.

Doppia tassa per la musica (nei locali pubblici)
Se un locale pubblico, ad esempio un bar o un ristorante, decide di diffodenre musica deve pagare non una, ma ben due tasse: una alla SIAE per i diritti d’autore e l’altra al Consorzio fonografici, essendo in presenza di una forma di pubblica diffusione di registrazioni musicali.

Tassa sulle paludi
Nel 1904 venne introdotta la tassa sulle paludi, che prevede il pagamento di un contributo per la bonifica dei terreni paludosi, diventati quindi terreni coltivabili.

Tassa sull’aria

Si, in Italia esiste la tassa sull’aria! Quando l’aria è utilizzata nella fabbricazione della miscela che rende più facilmente combustibili petrolio e metano bisogna pagare una imposta di fabbricazione, quindi una vera e propria tassa sull’aria.


Secondo voi qual è la più assurda? Lasciate la risposta tra i commenti. Potete lasciare un commento anche per segnalare qualche tassa assurda non citata o se qualcuna, tra quelle indicate, fosse stata abolita.

 

Attilio Folliero

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