Lo studio sulle statistiche dei predatori é stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.
A caccia di chi caccia
Le statistiche dei predatori sono sempre particolarmente utili e interessanti. Dove si trovano, quanti ne troviamo in una data area, dove si sposteranno e perché? Gli interrogativi basilari dell’argomento vanno raccolti sotto un unico processo: la mappatura. Infatti, i ricercatori che si occupano di mappare e fare previsioni sulla posizione, quantità e densità dei predatori lavorano a strettissimo contatto con la statistica. A tal proposito, la Norwegian University of Life Sciences (NMBU) ha messo su un team di ricerca internazionale per sviluppare un metodo statistico innovativo. Così, oggi possiamo mappare i predatori e fare previsioni a prescindere dai confini che oltrepassano. Quindi, lo studio permette di analizzare i predatori oltre la scala locale.
Massa e distrubuzione
Una parte vitale della gestione della fauna selvatica è la conoscenza delle dinamiche della popolazione e della distribuzione delle specie di predatori. I grandi carnivori sono uno degli argomenti più controversi nella gestione di questi animali per l’impatto che sono in grado di avere. Quindi un approccio geografico-ambientale al monitoraggio della fauna , che tenga traccia e preveda gli spostamenti delle popolazioni di predatori nelle giurisdizioni politiche, potrebbe aiutare Homo Sapiens a gestire meglio gli Apex Predator (predatori all’apice) e convivere con loro. Richard Bischof e colleghi si sono chiesti se le dinamiche della popolazione selvatica potessero essere monitorate e previste attraverso lo spazio e il tempo come avviene con il meteo, su scale spaziali senza precedenti ma rilevanti per la conservazione e la gestione naturale.
Osservare senza disturbare
Monitoraggio non invasivo e su larga scala
“Il modo in cui tendiamo a studiare le popolazioni è un po’ come guardare un elefante al microscopio”, afferma Bischof. “Siamo in grado di comprendere i dettagli più fini, ma è difficile distinguere l’intera forma”. I metodi di indagine contemporanei come il campionamento genetico consentono agli ecologisti di monitorare la fauna selvatica in modo efficace, senza dover catturare e gestire gli animali. Il materiale genetico lasciato dagli animali, come feci, urina e peli, consentono l’identificazione di specie e addirittura di individui. Armati di queste informazioni, i ricercatori possono ora tracciare le dinamiche dettagliate di intere popolazioni su vaste estensioni spaziali, invece di limitarsi a parti piccole e localizzate delle popolazioni.
Mappe genetiche e mappe reali
Per conoscere le statistiche dei predatori, negli ultimi due decenni le autorità svedesi e norvegesi, con un aiuto sostanziale di cittadini scienziati volontari, hanno accumulato decine di migliaia di campioni di DNA di orsi bruni, lupi grigi e ghiottoni in tutta la Scandinavia. Utilizzando questi dati e modelli analitici avanzati, il team guidato da Bischof è stato in grado, per la prima volta, di produrre mappe dettagliate della densità di popolazione delle tre specie nel loro areale in Scandinavia. Queste mappe offrono una nuova prospettiva sulle popolazioni di fauna selvatica come superfici che cambiano nel tempo. I risultati tengono conto anche di un rilevamento imperfetto. “Le indagini sulla fauna selvatica rilevano raramente ogni individuo” conferma Bischof. “Quindi, per stimare le dimensioni della popolazione, non possiamo semplicemente contare il numero di animali per i quali viene trovato il DNA. I nostri modelli correggono la mancanza”.
Lavoro di squadra
I ricercatori della Norwegian University of Life Sciences hanno collaborato con scienziati di altre istituzioni in Norvegia, Svezia, Francia e Stati Uniti. Bischof sottolinea che “la collaborazione internazionale è stata essenziale per il successo del progetto, dato che orsi, lupi e ghiottoni vivono in aree transfrontaliere in Scandinavia che si estendono oltre il confine svedese-norvegese”. Perry de Valpine dell’Università della California Berkeley, un collaboratore e coautore dello studio, conclude aggiungendo che “L’analisi che ha coinvolto migliaia di campioni di DNA in una così vasta estensione spaziale ha richiesto uno sviluppo sostanziale nell’informatica. I progressi compiuti durante il progetto ora aiuteranno altri ad affrontare le sfide dell’analisi ecologica su larga scala”.
Daniele Tolu