L’infiltrazione mafiosa rappresenta un grave problema che ha radici profonde nel contesto italiano, coinvolgendo numerosi comuni sotto commissariamento. Nel solo 2022, ben 22 di essi sono stati coinvolti in questa lotta contro la criminalità organizzata.
Le infiltrazioni mafiose rappresentano una grave piaga che si estende su tutto il territorio italiano, gettando un’ombra di corruzione e criminalità sulle istituzioni locali. Nel corso del 2022, ben 22 comuni sono stati commissariati a causa di queste infiltrazioni, un dato che si attesta sulla media annuale di 12 comuni soggetti a questa drastica misura. Questa situazione richiama l’attenzione sulla necessità di affrontare il problema in maniera efficace e coerente.
In Italia, quando sorgono sospetti che le decisioni di un ente locale siano influenzate da interessi criminali, il governo ha il potere di commissariare l’ente coinvolto. Questo processo viene avviato da una commissione di indagine prefettizia e, in caso di elementi concreti, si conclude con una decisione del Ministero dell’Interno, attualmente guidato da Matteo Piantedosi, o del Consiglio dei ministri. Una volta presa questa decisione, il Presidente della Repubblica emana un decreto che scioglie effettivamente gli organi politici del comune in questione. L’amministrazione passa quindi sotto il controllo di una commissione straordinaria composta da tre membri nominati dal Ministro dell’Interno, con un mandato massimo di 18 mesi, prorogabile a 24.
Tuttavia, va sottolineato che i comuni possono essere commissariati anche per ragioni diverse, spesso di natura politica. Ad esempio, le dimissioni della maggioranza dei consiglieri o la mancata approvazione del bilancio possono portare al commissariamento. In questo caso, tuttavia, viene nominato un unico commissario che gestisce l’amministrazione ordinaria fino alle elezioni. Si tratta di due tipi di commissariamento nettamente distinti, ciascuno con le proprie implicazioni e conseguenze.
Dal 1991, il Ministero dell’Interno è tenuto a redigere un rapporto sui commissariamenti, il che ci consente di tracciare l’andamento nel tempo. La media annua dei commissariamenti si aggira intorno alle 12 unità, sebbene questo dato abbia subito variazioni considerevoli, oscillando da un massimo di 34 commissariamenti nel 1993 a un minimo di tre solo pochi anni dopo, nel 1995. Tuttavia, focalizziamoci sull’anno più recente preso in esame dal ministero, ovvero il 2022. Nel corso di quell’anno, ben 36 enti locali sono stati sottoposti a gestione commissariale, con 11 di essi soggetti a questo provvedimento proprio nel 2022, mentre gli altri 25 derivano da commissariamenti adottati negli anni precedenti.
L’esposizione a questo rischio è particolarmente elevata in alcune regioni. La Calabria, ad esempio, ha registrato 11 comuni commissariati, seguita dalla Campania (8), dalla Sicilia e dalla Puglia (entrambe 7). Ma non sono solo le regioni meridionali a essere coinvolte. Anche il Lazio ha visto due suoi comuni, Anzio e Nettuno, soggetti a commissariamento, così come la Valle d’Aosta (Saint-Pierre). Questo fenomeno, quindi, coinvolge principalmente regioni del Sud Italia, sebbene non si limiti esclusivamente a esse. In passato, infatti, i comuni soggetti a commissariamento sono stati distribuiti anche nelle regioni settentrionali come Piemonte, Lombardia, Liguria e Emilia-Romagna.
È interessante notare che la maggior parte dei comuni soggetti a commissariamento sono di piccole dimensioni, con meno di 10.000 abitanti (18), tra cui spicca il caso di Cosoleto, con appena 916 abitanti. Quindici comuni hanno una popolazione inferiore a 50.000 abitanti, mentre solo tre sono città più grandi. Tra queste spiccano Castellammare di Stabia e Marano di Napoli, entrambe in Campania, e Foggia, capoluogo di provincia.
Un dato che getta luce sull’entità del problema è il numero complessivo dei consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose dal 1991 al 2023, che ammonta a 372. Di questi, 25 sono stati annullati a seguito di ricorso (dati aggiornati al 23 giugno 2023). A questi si aggiungono 7 aziende ospedaliere. Anche in questa categoria, la Calabria è in testa con 127 comuni soggetti a commissariamento, seguita dalla Campania (114), Sicilia (91) e Puglia (25). Tuttavia, come evidenziato, il fenomeno non risparmia neppure le regioni del Nord Italia, segno tangibile che questa è una problematica che abbraccia l’intero paese.
La lotta contro le infiltrazioni mafiose rappresenta una sfida cruciale per l’Italia. È fondamentale rafforzare le misure di contrasto e prevenzione, garantendo che le istituzioni locali possano operare indipendentemente da influenze criminali. Attraverso un impegno continuo e coordinato sarà possibile porre fine a questa piaga che mina la democrazia e la trasparenza all’interno delle amministrazioni locali.