Le Primarie del Pd e il Principio di Indeterminazione
Tornare a parlare di politica in senso stretto mi fa sentire ingabbiato, è da un po’ che prediligo spazi mentali ampi, amo guardare le cose capovolgendo le prospettive; quindi mi appellerò all’infinitamente piccolo: alle particelle elementari.
Prenderò a prestito l’aggettivo “elementare” e lo forzerò per definire i protagonisti delle primarie del Pd (ha ancora la pretesa di chiamarsi così, e questa è sfacciataggine bella buona!); in fondo cosa c’è di più elementare del banale?
Una delle cose che noi preferiamo non accettare in assoluto è il caso; eppure se guardiamo l’infinitamente piccolo scopriamo che l’indeterminazione gioca un ruolo essenziale nel processo creativo. Le particelle elementari sono dispettose ma non certo stupide, si comportano in modo diverso se le osserviamo o meno, più andiamo a fondo nel sondare la materia e più scopriamo che non siamo semplici osservatori, anzi, come scriveva Niels Bohr, noi siamo al contempo spettatori e attori del “grande dramma dell’esistenza”.
Secondo il noto principio di indeterminazione di Heisenberg la posizione e la velocità di una particella elementare non possono essere misurate simultaneamente in modo preciso: in poche parole, a livello quantistico, la fisica classica va a farsi benedire perché è lo stesso processo di osservazione ad alterare “il comportamento” della materia che osserviamo. Heisenberg fa un esempio chiaro: se osservo un elettrone con uno strumento sempre più raffinato dovrò illuminare l’oggetto della mia ricerca, a quel punto i fotoni che colpiscono l’elettrone osservato ne modificheranno traiettoria e velocità in modo imprevedibile.
Possiamo dunque concludere innanzitutto che le particelle elementari non amano sentirsi osservate, ma, soprattutto, che a livello quantistico il “metodo scientifico” che conosciamo da Galileo ai giorni nostri non solo genera indeterminazione ma addirittura è respinto. Proprio quei principi inossidabili che per noi erano alla base delle scienze per misurare, prevedere e conoscere la natura, producono “caso”,indeterminazione. E tale conclusione non è certo cosa da poco.
Ma questo cosa c’entra con le primarie del Pd? Un attimo che ci arrivo! La gente non ha più pazienza.
Innanzitutto mi scuso per aver fatto un esempio così alto per poi giungere al miserrimo, ma anche la narrazione vuole la sua parte, e bisogna ammettere che lo stridere del tutto con il nulla assoluto è di per sé una bella pizzicata.
Ora parliamo di tre “elementari” che – purtroppo – di indeterminato non hanno assolutamente nulla. Nel loro caso non vige neanche la fisica classica, al massimo la “legge del Menga” che è tutto dire, ma una cosa straordinaria la possiamo osservare: è estremamente raro in biologia vedere tre coglioni in un solo scroto.
Renzi – l’ahinoi futuro vincitore di questa farsa – lo conosciamo fin troppo bene. E’ un elementare bifronte, ha cioè la faccia come il culo. Però anche il suo comportamento muta se viene osservato o meno: quando è sotto i riflettori prevale la faccia da culo, nel privato … pure! Il fatto che non si noti la differenza di “spin” non ci deve trarre in inganno, lui ci prova ma non si rende conto che l’ipocrisia è un tratto della personalità che non tarda ad emergere senza appello. Proprio non ci arriva!
Su Michele Emiliano che dire? Tralasciando qualsiasi giudizio sull’accidentale look alla Franklin Delano Roosvelt d’occasione, che puzza tanto di fallimentare e demagogico approccio elettorale -vista la mediocre statura politica del soggetto-, lo si può definire come una sorta di carica in esaurimento: da magistrato era quello che era, poi come Presidente della Regione Puglia ci ha provato, ma come politico non ne azzecca una neanche per sbaglio. L’omone pacioccoso è in fondo una brava persona ma è pervaso da una ingenuità primigenia che gli fa credere di stare in un partito vero. Insomma … è grosso e fesso!
Andrea Orlando meriterebbe una trattazione a parte, già solo per informare il mondo della sua esistenza. Non riesco a capire perché il ragazzo non sfonda … ha una faccia così sveglia, una verve che farebbe invidia a un bradipo tormentato dalla narcolessia. Un team di scienziati dopo averlo datato al carbonio 14 è giunto alla conclusione che Andrea Orlando non è altro che un Cuperlo ancora più decomposto. Quindi possiamo concludere che quando un Cuperlo inizia a perdere alcune già compromesse facoltà, come ad esempio quelle di intendere e di volere, decade in un Orlando. Il Cuperlo già nasce stanco ma quando diventa un Orlando è la fine! Ma è qui che il nostro “spigliatissimo” eroe ci frega alla grande; perché nella sua assoluta stasi, questa salma politica è in parlamento già da 11 anni. L’Orlando Noioso rende la sua inconsistenza criogenica – prossima allo zero assoluto – il suo punto di forza: c’è ma non si vede. Come ci si può accorgere dell’assenza? Questo elementare è un genio!
Nonostante nulla si voglia lasciare il caso, soprattutto in politica, proprio il caso ha voluto – quasi per rivalsa – che una grottesca generazione politica avesse la meglio. Chissà, forse se li avessimo osservati meno il loro comportamento sarebbe stato diverso. Sotto i riflettori la politica si comporta da avanspettacolo di quart’ordine e, purtroppo, gli attori in scena fanno davvero cagare! Ma questo mutamento degli elementari era più che prevedibile, addirittura banale; non ci voleva certo il genio di Heisenberg per capire che l’infinitamente piccolo ha più dignità del miseramente umano.