Le persone non leggono più. Una triste realtà che con il tempo diventa sempre più vera. Numerosi studi statistici evidenziano che il numero di lettori nel nostro paese è in progressivo calo. In moltissimi scelgono di dedicare il proprio tempo libero a forme di intrattenimento alternative alla lettura. E il concetto di evasione sembra corrispondere sempre di più all’idea di spegnimento del cervello.
Partiamo dalla doverosa premessa che, ogni tanto, per riprenderci dalle fatiche quotidiane, abbiamo tutti bisogno di staccare. Guardare distrattamente un programma televisivo senza pretese, in qualche occasione può essere esattamente quello che ci vuole per rilassarsi. Ma questo è davvero tutto quello di quello di cui abbiamo bisogno?
Rinunciare ai libri: la scelta di una mente passiva
L’abbandono della lettura sta andando oltre la sporadica rinuncia alle pagine di un buon libro prima di addormentarsi. È come se l’idea di mettersi a leggere sia accompagnata dalla spiacevole sensazione di doversi impegnare. In certi casi, addirittura di dover studiare. E questo non vale soltanto per quanto riguarda i più impegnativi libri di saggistica. Libri da cui in effetti si impara qualcosa nel senso più tradizionale del termine. È vero per ogni genere di libro. Compresi i romanzi, la letteratura d’evasione per eccellenza.
Ma perché le persone non leggono più? Nell’immaginario comune, è ben più appetibile l’idea di guardare un bel film, o una serie-tv piuttosto che leggere un romanzo. Probabilmente anche perché tra le attività appena elencate, la lettura è senz’altro quella che richiede una maggiore partecipazione.
La passività assoluta con cui si osservano le immagini su uno schermo, non la si ritrova quando si fa scorrere lo sguardo sulle migliaia di parole di cui è composto un libro. Leggendo un romanzo, spesso è il lettore stesso a dare compiutezza alle storie e ai personaggi. La mente di chi legge ha un ruolo chiave nell’esperienza della lettura.
Le persone non leggono più non solo libri ma anche tutto il resto
La ritrosia a concedersi un momento da dedicare alla lettura va inoltre aldilà del disinteresse verso i libri. Ci si annoia a leggere i giornali, a leggere i programmi di governo; persino a leggere fino infondo gli stessi post o articoli che si condividono sui propri canali social. Non capita di rado infatti che sui social network si aprano grossi dibattiti in merito a questioni affrontate da articoli di cui si è letto il solo titolo e tuttalpiù guardata l’immagine in evidenza.
Lo scorrimento distratto di bacheche virtuali è il modo nuovo che le persone, soprattutto i giovani, hanno di informarsi. Mediamente, l’attenzione che viene concessa a un singolo contenuto è di appena qualche secondo, poi si va oltre. Con la conseguenza che si sta progressivamente perdendo la capacità di mantenere la concentrazione appena necessaria per leggere per intero un qualsiasi articolo di media lunghezza.
Le conseguenze della scomparsa dell’abitudine di leggere
Il tempo per leggere come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere (Daniel Pennac)
Il fatto che le persone non leggono più è un problema per numerose ragioni. Ragioni che purtroppo vanno oltre l’incapacità di apprezzare il valore del tempo per leggere libri, tanto meravigliosamente descritto da Pennac. Una delle caratteristiche più preziose dei romanzi è infatti la loro capacità di dispensare un’educazione sentimentale ed emotiva nei lettori, soprattutto in quelli più giovani. Come lucidamente suggerito da Umberto Galimberti ne l’ospite inquietante. Ma vi è di più.
La scarsa propensione alla lettura di qualsiasi testo determina un’inconsapevolezza generale rispetto a qualsiasi tema. Stiamo diventando sempre più incapaci di distinguere il vero dal falso e questo ci rende indifesi e manipolabili. Di conseguenza in politica vince il partito con lo slogan più accattivante. Nel mondo dell’informazione, le fake news si diffondono più rapidamente perché creano più scalpore. I giovani sono più interessati alle foto che si fanno piuttosto che a quanto potrebbero scoprire leggendo.
In aggiunta a ciò, l’abbandono della lettura sta determinando la scomparsa di un’enorme quantità di vocaboli italiani. Tantissime parole con una storia antica sono ormai cadute in disuso e le nuove generazioni rischiano di non avere l’occasione di conoscere la straordinaria varietà della lingua italiana.
Forse è illusorio pensare che si possa ancora fare qualcosa per rovesciare la situazione. Tuttavia i pochi lettori che sono rimasti ben sanno che non è finita finché non si arriva all’ultima pagina della storia. Cerchiamo dunque di far nostro il piccolo-grande proposito di tentare di diffondere l’amore per la lettura.
Livia Larussa