I rischi di mala comunicazione, nonostante le nostre intenzioni, incombono.
Come salvaguardarci? Quale l’ingrediente fondamentale? La semplicità.
LE REGOLE
Le parole rappresentano dei ponti fra chi esprime il pensiero – a voce o con un testo – e il suo destinatario. Un primo errore è rimanere nel proprio giardinetto: il successo dell’atto comunicativo è affidato a chi riceve il messaggio. Da qui la prima regola: mettersi nei suoi panni. Se gli facilitiamo il compito, avremo maggiore probabilità di cogliere nel segno. Ed ecco la seconda e terza indicazioni successive: usare parole di uso comune, e organizzarle in periodi brevi. Per raggiungere questo obiettivo bisogna avere il coraggio di togliere quanto non è necessario. Un errore ricorrente è il sovraccarico informativo! Dire quanto basta non è facile! Dobbiamo fare una attenta selezione: analizzare il nostro messaggio e cogliere la gerarchia di quanto vogliamo dire. Il lavoro di riduzione è determinante. A volte risulta faticoso perché ci sentiamo legati a quella coppia di aggettivi, o a quell’avverbio, o ad un inciso. Basta fare la prova: la soppressione altera il messaggio? O piuttosto lo rende più leggero? Quando riusciamo ad esprimerci in modo conciso, ogni parola assume una importanza maggiore. Siamo così alla quarta regola: ridurre.
LA RELAZIONE
Possiamo così avere maggiore probabilità di usare le parole per stabilire una relazione, che è l’obiettivo della comunicazione. È un uscire da noi stessi, e creare un varco per entrare in un altro: nei suoi pensieri e nelle sue emozioni.
Usiamo le parole che sono infarcite da silenzio, nel parlato, e da sospensioni nei testi. Queste alternanze generano un ritmo che conferisce enfasi. Rappresentano un momento di pausa in chi ascolta o legge, che può così entrare più serenamente nel nostro pensiero.
LA RESPONSABILITÀ
Sta a noi decidere cosa e come dire: abbiamo la responsabilità di scegliere i termini, di strutturare le frasi, di governare i tempi del dire e dell’ascoltare, di attendere l’esito e, soprattutto di attivare una relazione. Le parole che si dicono lasciano una traccia; quelle scritte ancora di più.
Parole di Platone: “Nello scrivere un testo, di qualsiasi natura sia, e anche una semplice lettera, non dovremmo mai dimenticare che delle parole scritte siamo (forse) ancora più responsabili (ogni testo scritto non può non essere esposto a mille possibili interpretazioni) che delle parole che diciamo.”