“Le notti bianche” di Luchino Visconti evidenzia la difficoltà dell’uomo contemporaneo nel tessere relazioni e mantenerle. Ed anche l’importanza che assumono in un’epoca dove la solitudine è sempre più presente.
La pellicola cinematografica, distribuita nel 1957, segue la trama dell’omonimo romanzo spostando l’azione da San Pietroburgo (città in cui viene ambietata la narrazione di Fëdor Dostoevskij) ad una surreale Livorno.
Visconti traspone ne “Le notti bianche” alcuni temi che risultano ancora oggi attuali, come lo smarrimento tipico dell’uomo contemporaneo, l’inaccessibilità dei sentimenti e la complessità di una comunicazione autentica. Temi a cui è possibile dare anche una lettura sociologica.
Georg Simmel e l’essenzialità di tessere rapporti interpersonali
Per comprendere maggiormente le sfumature di questa pellicola, possono venire in aiuto alcuni concetti elaborati da Simmel (sociologo e filosofo tedesco) sulle relazioni che si creano all’interno della società. Al di là della contestualizzazione di tali concetti all’interno della trama elaborata da Dostoevskij, queste riflessioni ricordano l’importanza di costruire relazioni. Oggi più che mai dal momento che viviamo in una società liquida dove tutto è fugace e precario. Anche nell’arte questa condizione viene spesso espressa: un esempio lo si può trovare nelle opere di Edward Hopper.
Per Simmel la socialità nasce nel momento in in cui le persone stanno con gli altri per il piacere di farlo senza seconde finalità. Il sociologo afferma che la realtà sociale esiste proprio perché le persone e le cose entrano in relazione e producono degli effetti gli uni sugli altri.
Ma l’uomo non può essere studiato e compreso solo dalle sue relazioni, poichè c’è un segreto inaccessibile che esula da esse. L’uomo non si esaurisce nel suo essere sociale perchè è anche qualcos’altro di irriducibile alla sua dimensione sociale, talvolta neanche accessibile alla persona stessa.
Inoltre, egli afferma che la relazione con gli altri è possibile solo per mezzo di una tipizzazione, ovvero il mettere in campo solo alcune caratteristiche di sé e al contempo cogliere negli altri solo alcuni aspetti rilevanti nella situazione sociale vissuta.
L’autenticità del soggetto e la sua personalità più intima si sottraggono alle interazioni. Simmel lavora sugli spazi di confine dove l’essere sociale sottoposto a regole fatica a comunicare ed a esprimere pienamente se stesso, pertanto non riesce ad emergere e rimane inaccessibile agli altri.
La costante oscillazione tra l’isolarsi e l’avvicinarsi agli altri
I personaggi ideati da Visconti sono inclini alla solitudine, ma al contempo non possono far a meno di condividere la loro realtà per cercare un appagamento interiore e rispondere al loro impulso naturale di socialità. Nonostante avvicinarsi agli altri può esser faticoso, al contempo non si può fare a meno di provare molta curiosità ed affetto verso il prossimo.
I rapporti interpersonali diventano lo specchio di una realtà sociale dove le persone, entrando in relazione tra loro, si orientano in modo reciproco e producono degli effetti gli uni sugli altri, dando vita a fenomeni sociali.
L’amore rappresenta la base per la vita collettiva dove gli attori sociali, ovvero noi tutti, nel tentativo di abolire la distanza e di aderire l’uno all’altro, formiamo l’unione.
La barriera dovuta all’irriducibilità tra i soggetti che si incontrano, è cio che il sentimento amoroso spinge a superare: instaurando una relazione si vengono a formare i rapporti sociali dove la persona amata acquisisce senso e significato in quanto oggetto d’amore.
La città come luogo in cui si sperimenta la solitudine
Il regista rende la solitudine come una condizione esistenziale che si trascina anche in cittadine più modeste. Nell’omonimo romanzo la storia è ambientata a San Pietroburgo, una metropoli russa che rispecchia ciò che ha studiato Simmel nell’opera “La metropoli e la vita dello spirito”.
Il film è ambientato, però, in una Livorno onirica e notturna, dove sono presenti poche persone, ma il senso di inquietudine e di solitudine si percepisce ugualmente.
“Le notti bianche” tramite la lente della sociologia
I sentimenti che provano i protagonisti mettono in luce la dimensione dell’introspezione, dello struggimento d’amore e soprattutto della complessità che si cela dietro le relazioni umane.
Talvolta non è facile esprimere tutto ciò che si prova e tantomeno capire perché ci si sente attratti e orientati verso qualcuno. Lo studio di Simmel ha trovato un’applicazione nei rapporti sociali. Quest’ultimi sono scissi tra i segreti che ognuno porta con sè e la scoperta dell’altro tramite una graduale rivelazione della propria interiorità.
Il senso di smarrimento dell’uomo moderno può essere alleggerito?
Come viene compensato il senso di smarrimento tipico dei protagonisti? Il film elabora la risposta nella direzione delle relazioni e della socievolezza. Anche se, come diventa chiaro nel finale, questi elementi non sono sufficienti a risolvere la condizione di solitudine. Infatti, affidando la salvezza nelle mani di una persona, nel momento in cui essa non c’è più, si ricade nella disorientazione.
Nonostante la connotazione onirica che dà Visconti, “Le notti bianche” in questo senso è reale, perché mette in risalto le dinamiche che intercorrono nelle relazioni vissute nella realtà, coinvolgendo maggiormente gli spettatori.
È interessante notare come il peso della vita sentito dai due protagonisti è in maggior parte dovuto alla solitudine che entrambi sperimentano in modo piuttosto profondo. La socievolezza porta ad un effetto liberatorio e ad un modo concreto per evadere dall’ordinarietà della vita, tanto che i portagonisti ne ricavano una momentanea serenità.
L’effetto di liberazione è dato dalla capacità di godere di una compagnia nella quale dimenticano la complessità della vita e dove la pesantezza delle inquietudini moderne tramuta in leggerezza.