Nel 2015 gli astronomi hanno registrato una enorme esplosione (da qui il titolo che parla di meraviglie del cosmo mostruose) che venne classificata col nome ASASSN-15lh e che fu inizialmente spiegata con una supernova superluminosa, una classe di oggetti di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo adesso però alcuni scienziati (l’autore principale dello studio è Giorgos Leloudas un astrofisico del Weizmann Institute of Science a Rehovot in Israele) propongono una spiegazione molto diversa, ne hanno dato notizia in un articolo su Nature Astronomy.
Non starò a rispiegare cosa sia una supernova (tante volte non lo sapeste) e cosa sia una supernova superluminosa lo trovate nell’articolo che ho linkato.
Perché è sorto il dubbio che ASASSN-15lh non fosse una supernova
Come dicevo ASASSN-15lh è un’esplosione di enormi proporzioni avvenuta a 3,8 miliardi di anni luce dalla Terra che ha emanato una quantità di luce 570 miliardi di volte più forte di quanta ne emana il Sole al suo massimo.
Logico che inizialmente si pensasse a una supernova superluminosa, invece si trattava di un’altra di quelle che ho definito mostruose meraviglie del cosmo. Innanzitutto ASASSN-15lh per diverse caratteristiche non rientrava nel profilo proprio di una supernova superluminosa, ad esempio si trova in una grande galassia rossa, cioè una galassia piena di vecchie stelle non delle giovani e massicce stelle che danno origine alle supernove superluminose. Poi dopo un’osservazione di 10 mesi la luminosità non calava e questo non è coerente con la bolla di gas in espansione propria di un’esplosione di supernova.
La nuova spiegazione
La stella che ha dato origine alla enorme esplosione si trova in realtà vicino al centro della sua galassia, un posto in cui non ci aspettiamo comparire supernove superluminose, ma c’è un’altra cosa che se siete appassionati di astronomia sapete che si pensa essere al centro della maggior parte (se non tutte) le galassie, un buco nero supermassivo. ASASSN-15lh è probabilmente una stella di dimensioni non eccezionali che non è esplosa perché il suo ciclo di vita è arrivato alla fase di supernova (cosa che tra l’altro, lo ricordo, succede solo per stelle di una certa massa, ad esempio al nostro Sole non succederà ma passerà per la fasi di gigante rossa e poi nana bianca) ma perché le enormi forze di marea del buco nero supermassivo al centro della galassia l’hanno dilaniata, l’esplosione è un po’ il grido di morte della piccola stella disintegrata da un fenomeno conosciuto come “tidal disruption event” cioè evento di disgregazione da forza mareale. Finora sono stati osservati una decina di questi eventi, lo studio di Leloudas e compagni vi getta una nuova luce sia per il fatto che dimostra che un buco nero supermassivo invece di inghiottire una stella intera la può fare a pezzi sia per l’estrema luminosità che può essere generata nell’esplosione risultante.
Roberto Todini