Le mille anime di Palermo: l’arte coraggiosa di Letizia Battaglia

Letizia Battaglia

La società patriarcale del secolo scorso vedeva le donne solo in tre modi: figlie, mogli e madri. Letizia Battaglia non ha mai amato le categorie, le etichette, le definizioni: così le ha infrante tutte.
Ad oggi, è la più grande fotografa e fotoreporter italiana.

Il suo coraggio e il suo sguardo ci hanno permesso di conoscere l’anima nuda e cruda di Palermo, con i suoi santi e i suoi peccatori, con i suoi bambini scalzi e le sue anime belle perché vive e contraddittorie.

Sue sono anche le foto che ci raccontano l’Italia dilaniata dalle stragi e dalla mafia.

Battaglia fotografava il sangue sull’asfalto, le macchine ridotte a scheletri di ferro, i pianti delle famiglie spezzate e dilaniate. Se oggi abbiamo una coscienza collettiva, se oggi riusciamo a denunciare la mafia a voce alta, è anche grazie a ciò che lei ci ha mostrato.

Letizia Battaglia: una storia siciliana

Letizia Battaglia nasce a Palermo il 5 marzo del 1935 e comincia a scattare fotografie giovanissima, con già una figlia e una separazione alle spalle.

Siamo negli anni Settanta. Dopo un breve periodo milanese, Battaglia è l’unica donna nella redazione di “L’Ora” a Palermo, diventandone responsabile della fotografia nel 1974.
Con la sua fotocamera mostra al mondo i delitti e le cronache di una Palermo divisa e in tumulto. Lavora con “L’Ora” fino al 1991.
Il bianco e nero diventa il suo marchio di fabbrica e in quel periodo è principalmente nota per le foto delle scene del crimine, non solo con i corpi dilaniati delle vittime ma soprattutto con il dolore di chi resta, di chi deve capire come sopravvivere dopo una perdita.
Il suo sguardo empatizza, in particolare, con le donne e con i bambini, che testimoniano un futuro possibile. La sua Palermo è un’anima amara, ma che tenta di redimersi e di rinascere.

Letizia Battaglia non è solo la fotografia che ha raccontato la mafia, anzi: ha raccontato prima di tutto la gente di Palermo, quella ricca e quella povera, santi e peccatori, i non accettati, i reietti, tutte le anime che danno vita alla città.





Celebri anche i suoi ritratti, da Pier Paolo Pasolini a Leonardo Sciascia, fino ad arrivare a Renato Guttuso.

La fama di Letizia Battaglia, oggi, è principalmente legata alle fotografie che hanno documentato la lotta fra Stato e mafia.
Ad esempio, sono sue le foto che documentano Giulio Andreotti con il mafioso Nino Salvo e che vengono usate al maxiprocesso.
Sua è anche la foto che mostra il corpo di Piersanti Mattarella fra le braccia del fratello, l’attuale Presidente della Repubblica Sergio Matterella.

Il mondo intero conosce il suo nome: è la prima europea a vincere, ex aequo con l’americana Donna Ferrato, il Premio Eugene Smith nel 1985. Espone in Italia e all’estero con grandissimo successo.

Due eventi, però, spingono la fotografa a deporre le armi, con il cuore dilaniato e la scelta di continuare ad impegnarsi socialmente e politicamente: la morte di Giovanni Falcone prima e di Paolo Borsellino poi, nel 1992.

La morte dei due eroi la lascia talmente distrutta che decide di lasciare la fotografia per trovare un’altra strada.

Dopo la fotografia: l’impegno sociale e politico

Letizia Battaglia ha sempre unito l’attività sociale a quella fotografica: già nel 1979 è cofondatrice del Centro di Documentazione “Giuseppe Impastato”.
Diventa consigliera comunale a Palermo con i Verdi, poi deputata nell’Assemblea regionale siciliana nel 1991, dove è anche vicepresidente della Commissione Cultura.



Dirige per tre anni, dal 2000 al 2003, la rivista bimestrale femminile Mezzocielo.

Nel 2017 fonda a Palermo il Centro Internazionale di Fotografia, per formare giovani fotografi e con anche una galleria. Nello stesso anno,il New York Times la inserisce fra le 11 donne più influenti.

Sua figlia Shobha è anche lei fotografa e la segue nei suoi progetti.

Oggi a 86 anni, Letizia Battaglia è più attiva che mai, con mostre, monografie e libri. Il suo caschetto rosa è ormai diventato riconoscibile ovunque, in Italia e all’estero: così come la sua fotografia, umana e per questo meravigliosa.

Giulia Terralavoro

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