Il ceto medio: i nuovi poveri

Nella realtà attuale fra le mille cose ed i mille problemi che ciascuno di noi deve affrontare giornalmente forse ci e’ sfuggito un fenomeno molto triste e pericoloso. Spesso sentiamo parlare di commercianti in difficoltà, di piccole medie imprese costrette a licenziare ed a chiudere. A volte abbiamo visto imprenditori suicidarsi per l’impossibilità di far fronte agli impegni economici. Ma la cosa triste e che sta segnando una svolta nella nostra società e’ l’innalzamento della soglia della povertà. Quando ero bambino e ragazzo a Milano c’erano i cosiddetti” barboni”. Persone che per scelta o per vicissitudini varie avevano scelto di vivere per strada. Erano  un fenomeno e molti di loro sono diventati famosi. Erano casi comunque isolati e facevano parte integrante delle nostre città.  I rifugi o i dormitori come quello pubblico del comune si occupavano delle loro esigenze ed offrivano loro cibo e un minimo di confort senza nessun problema. Oggi , purtroppo, le cose sono molto cambiate. L’immigrazione selvaggia e la crisi hanno saturato la situazione. Nei dormitori pubblici non c’e più posto e per passare una notte sotto un tetto bisogna fare la fila dal mattino presto per riservarsi una branda. Le istituzioni che si occupano di chi e’ rimasto senza una casa si sono moltiplicate all’infinito, ma il numero di persone in difficoltà e’ aumentato in maniera superiore ad ogni aspettativa. La crisi economica ha messo spesso persone che facevano parte del ceto medio in situazione di indigenza. Senza più un lavoro e senza prospettive di trovarne uno, molto spesso causa l’età, infatti passati i quaranta, ma qualche volta anche prima, si e’ considerati troppo vecchi o troppo costosi e posti di lavoro non si trovano più.  Cosi molte persone si sono trovate nell’impossibilita di poter pagare un affitto e una volta sfrattati si sono trovati ad affrontare un mondo che non conoscevano. Dove la colpa di essere normali crea enormi difficoltà. Dove e’ difficilissimo trovare un posto dove sicuro dormire  che dia un tempo di tranquillità  dove uno abbia il tempo di poter cercare una nuova occupazione od iniziare una attività improprio per poter in qualche mese avere i soldi per poter affittare anche un monolocale per tornare ad avere una casa propria. Cosi sono nate tante strutture ed altre si sono modificate e, dove un tempo si dava rifugio ai pochi senza tetto oggi troviamo  una buona parte del ceto medio. Certo i dormitori e le case di accoglienza per queste persone hanno un livello di pulizia e di ordine degne di un buon albergo, ma la cosa triste e’ vedere il tipo di persone che lo frequentano. Persone colte, che erano negozianti, imprenditori, dirigenti, che per mille motivi diversi si sono trovati in difficoltà e da una vita normale e tranquilla si sono trovati a ripartire da zero. Non credo sia così facile. Cadere e’ facile, ma risalire la china deve essere tremendo. Immaginiamo un negoziante conosciuto da decenni in una zona di una grande città che si trova improvvisamente senza nulla e deve farsi ospitare ed aiutare. A parte le difficoltà burocratiche enormi, c’e da pensare anche ai commenti e alle valutazioni di chi fino a ieri era amico o conoscente ed oggi ti tratta come  un povero. L’umiliazione deve essere forte e pesante. La dignità e l’intelligenza sono le uniche due cose che rimangono. Ma il sentirsi “diversi” , guardati in maniera differente deve far soffrire in modo feroce. Una realtà triste che mai avremmo immaginato di vedere e piano  piano sta eliminando una categoria intera di popolazione. La stessa che per oltre 40 anni, cioè dopo la fine della seconda guerra mondiale, ha contribuito a mantenere vivo ed attivo il nostro paese. Un fatto triste che ci deve far riflettere molto sul sistema di vita che stiamo vivendo oggi. Sull’egoismo e sulla credenza che l’unica cosa che conta sono i soldi. Bisognerebbe tornare un poco indietro e non vergognarsi di ammettere che certi valori fondamentali che i nostri nonni ed i nostri padri  ci hanno insegnato sono ancora quelli utili per ricostruire una società vera, a misura d’uomo, dove tutti, ma proprio tutti vengano considerati persone per quello che sono e non per quello che hanno o possono dare agli altri.

 

 

Antonio Scandola

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