Lo studio sulle lumache dell’Artico è stato pubblicato su Systematics & Biodeiversity.
Contare le lumache
Le lumache dell’Artico esistono, per quanto possa sembrarci assurdo. E la maggior parte delle specie di lumache artiche andrebbero studiate a fondo. Questi piccolissimi gasteropodi col guscio non superano i cinque millimetri di lunghezza, eppure nascondono un segreto. Difatti, rappresentano uno dei gruppi meno studiati tra i metazoi che abitano l’oceano. Così, Ivan Nekhaev e Ekaterina Krol dell’università di San Pietroburgo hanno osservato, contato, analizzato e riassunto le informazioni note sullo stile di vita di questi animali nel settore orientale dell’Artico. Grazie al loro lavoro sappiamo che esistono almeno sessantasei specie di microgasteropodi divisibili in quattro sottoclassi. Gli stessi autori sono già riusciti a descrivere due delle specie, ma la maggior parte rimane descritta solo per quanto riguarda l’aspetto del guscio. Ne consegue che, per ora, non conosciamo i dettagli importantissimi riguardanti la struttura interna o genetica di questi animali.
Sotto il guscio c’è di più
A detta di Nekhaev, primo autore dello studio, “Le lumache venivano classificate secondo le caratteristiche del guscio già a partire dal diciottesimo secolo. Si credeva che ogni specie avesse la propria forma specifica. Solo più tardi questi molluschi verranno dissezionati e solo oggi sappiamo studiare il loro DNA. Queste due pratiche di studio hanno dimostrato che non possiamo classificare le varie specie di lumache basandoci sulla forma del guscio“. Ma nel caso dei microgasteropodi, di appena (al massimo), cinque millimetri, “studiare questi animali non è facile” continua Nekhaev. “Immaginate di avere davanti un mollusco di due millimetri, da cui dovete estrarre e studiare il il sistema riproduttivo, lungo un decimo di millimetro. Un lavoro del genere è complicato, meticoloso e laborioso”. Per questo, secondo l’autore, non abbiamo studiato abbastanza la microfauna dell’artico, concentrando i nostri sforzi su animali più grandi.
L’Artico dei piccoli
Abbiamo ben poche informazioni sulle lumache dell’Artico. Però, questi micromolluschi col guscio sono importanti per comprendere la vita dell’Artico, il modo in cui la fauna ha preso piede e come l’ecosistema risponde al cambiamento climatico di origine antropica. Queste lumachine sono al centro dell’attenzione quando si parla di cambiamenti climatici. Infatti, i microgasteropodi che dovrebbero trovarsi in aree un po’ più meridionali vivono sempre più a nord e questo diventa un marcatore per alcuni scienziati. Conoscere questi animali al meglio potrebbe togliere ogni dubbio riguardo la veridicità della prova. Se comprendessimo lo stile di vita di questi molluschi, la loro biologia, i loro comportamenti allora avremmo abbastanza base scientifica da associare la migrazione verso nord al cambiamento climatico.
L’impatto dell’inquinamento
Le lumache dell’artico possono dirci tanto sul cambiamento climatico ma anche sull’inquinamento e il suo impatto sull’ecosistema. La semplice identificazione delle caratteristiche di alcune specie comuni le rende perfette per studi di questo tipo. Ad esempio, le lumache Boreocingula martyni e Onoba aculeus presentano iposessualità, un’anomalia dello sviluppo causata dall’organotina. Queste sostanze, composti formati da carbonio organico e stagno, fanno si che le lumache femmina sviluppino organi maschili. Fino al 2018, l’organotina era una componente delle vernici per navi e porti, visto che limitava lo sviluppo di organismi marini sulla superficie. Grazie alle piccole lumache artiche sappiamo che i suoi effetti negativi sono ancora in giro.
Costruttori di ecosistemi
I microgasteropodi svolgono altre funzioni negli ecosistemi marini, che variano a seconda della dieta e dello stile di vita. Alcuni si nutrono di alghe o detriti vegetali. Invece, molte altre si nutrono di organismi unicellulari o, addirittura, metazoi più piccoli. Altre ancora formano legami simbiotici o parassitari con alcuni vermi di mare. Questa enorme varietà di specie vive quasi tutta nel Mare di Barents. Infatti, cinquantuno delle sessantasei specie catalogate la si può trovare in quella regione. Studiando la differenza di presenza delle lumache artiche e la distribuzione tra il Mare di Barents e l’Artico orientale, gli scienziati riescono a raccogliere un gran numero di dati, tra cui molte informazioni sulle condizioni idrogeologiche dell’area.
Lumache dimenticate
A differenza di altri animali capaci di fornire dati importanti, i microgasteropodi non vengono studiati maggiormente nonostante l’avanzamento tecnologico lo permetta. Secondo Nekhaev, ciò è spiegabile tramite due fattori: “In primis, nonostante lo sviluppo del microscopio elettronico non abbiamo cambiato metodo di raccolta dei campioni dalla metà del secolo scorso. Non possiamo davvero raccogliere gli esemplari durante le spedizioni artiche. Il microscopio elettronico necessita del fissaggio dell’esemplare. Farlo a bordo risulterebbe difficile. Il secondo fattore è il feedback negativo. In breve, meno sappiamo di un animale meno studiosi si interesseranno a questo”. I due fattori creano un problema quando si tratta di constatare la biodiversità e i dati che può fornire.
Daniele Tolu