Le lettere d’amore di Kafka a Milena: quando il sentimento si fa parola

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La storia d’amore tra Franz Kafka e Milena è veramente breve.

Si conoscono nel 1919, a Vienna. Milena si propone al giovane impiegato come traduttrice. E quello che ne viene fuori è un lavoro brillante.

Talmente brillante, che l’autore di La Metamorfosi, ne rimane colpito, e percepisce una forte affinità con la giovane donna, all’epoca sposata con Ernst Pollak. Ma il matrimonio tra Milena e il marito è in crisi, una crisi segnata dalle difficoltà economiche e dagli eccessi. Anche la situazione sentimentale di Kafka non è delle migliori, tanto che nel 1920 decide di rompere il fidanzamento con Julie Wohryzek.

Sono queste le premesse che portano all’inizio di una relazione tra Milena e Kafka.

Una relazione fatta di incontri, ma soprattutto di parole. Tra i due si avvia una corrispondenza tanto fitta che in un anno si scambiano circa 130 lettere d’amore, che ci raccontano la loro tormentata storia.

Donna istruita e con temperamento artistico, agli occhi di Kafka Milena è brillante, spregiudicata e angelica al tempo stesso. Bella sì, ma soprattutto intelligente, diventa ben presto sua confidente e portatrice di conforto. Milena è una donna sposata, e questo non lo si può ignorare.

Ci sono però questioni forse ancora più rilevanti, che ci permettono di farci molte domande sulla natura stessa dell’amore.

Kafka, infatti, riconosce in se stesso limiti che non è in grado di mettere da parte, limiti che ha paura di non poter superare e che teme possano far sprofondare Milena negli abissi. Teme di farla entrare nel suo mondo fatto di mostri interiori, di tormenti, di incomunicabilità.

Se è vero che Milena rappresenta un rifugio sicuro, una persona che come nessun’altra prima è riuscita a capirlo e amarlo nonostante i suoi difetti, è altrettanto vero che Kafka ha paura di corromperla, di rendere immonda la sua purezza d’animo. Allo stesso tempo brama e teme il momento in cui riuscirà finalmente a mostrarsi a lei, nei suoi tormenti e nelle sue angosce.

Si consuma così il grande dramma dell’incomunicabilità.

Un problema che per alcuni può essere più facile esorcizzare a parole, con la scrittura, che implica un lavoro di introspezione e ricerca.

Nelle lettere d’amore tra i due, Kafka cerca di mettersi a nudo, ma ci riesce solo in parte. Queste lettere d’amore diventano sempre più un estremo tentativo di lasciarsi amare, lasciarsi guardare. Sono

il tentativo di spiegare qualcosa d’inspiegabile, di parlare di ciò che ho nelle ossa e che soltanto in queste ossa può essere vissuto.

F. Kafka

Per Kafka, l’amante non è solo qualcuno verso cui andare: è anche la persona che si lascia entrare, e che ci spinge verso noi stessi.

E forse non è vero amore se dico che tu sei per me la cosa più cara; amare è il fatto che tu sei per me il coltello con il quale io frugo dentro me stesso

F. Kafka




Il sentimento diventa così un gioco di riflessi, in cui la figura dell’amato richiama quella del carnefice che non concede sconti, uno specchio che implica introspezione e un periscopio che emerge dalle profondità, ma che conserva il suo fulcro e sguardo primario negli abissi.

La storia con Milena finisce dopo un solo anno.

E’ Kafka a interromperla, nella consapevolezza che la sua amata non lascerà il marito per legarsi definitivamente a lui.

Un epilogo triste, che lascia l’amaro in bocca. Come molte altre storie di grandi amori.

Sofia Dora Chilleri

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