Nell’Oceano Indiano l’eredità dell’impero britannico si sente ancora. È il caso delle isole Chagos, arcipelago che da più di 50 anni è al centro di una disputa tra Mauritius e Regno Unito. E a rimetterci, come sempre, sono gli abitanti stessi delle isole.
Dopo essere stati deportati e bloccati dal farci ritorno, i nativi delle isole Chagos a febbraio di quest’anno hanno ottenuto un’importante conquista: sono tornati nelle loro terre, liberi, senza il controllo del governo britannico. Lì vi hanno posto la bandiera a quattro colori di Mauritius, sottolineando ancora una volta l’appartenenza delle isole allo stato africano. Viene da chiedersi come sia possibile che ancora oggi l’eredità dell’impero inglese crei discriminazione in territori così lontani dalla madrepatria.
La contesa per le isole Chagos
È il 1965: Mauritius è a un passo dalla propria indipendenza dal dominio inglese (raggiunta tre anni più tardi); si vede però sottrarre le isole Chagos, un piccolo arcipelago nell’Oceano Indiano composto da diversi atolli, isolotti e barriere coralline. Ecco che si apre la disputa per la sovranità su quei lembi di terra apparentemente di poca utilità, ma che si sono rivelati avere un’importanza strategica per Regno Unito e Stati Uniti.
Mauritius sin dallo scorporo arbitrario fatto dagli inglesi ha rivendicato le isole Chagos come parte dei suoi territori esterni. Il Regno Unito, dall’altro lato, ha bollato l’arcipelago come Territorio Britannico dell’Oceano Indiano. Essendo state sotto dominazione inglese dal 1814 “in maniera continuativa”, il Foreign, Commonwealth and Development Office ha dichiarato di non aver dubbi sulla sovranità inglese di quelle isole.
Per decenni sono state pressoché inutili le iniziative dello stato africano per riprendersi quei territori. Nel 2019, però, sembrava esserci stata una svolta: la Corte Internazionale di Giustizia ha confutato la sovranità del Regno Unito sulle isole, mentre qualche mese più tardi l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha appoggiato Mauritius nella questione, dichiarando il territorio come separato “illegalmente”.
L’ONU aveva dato sei mesi al Regno Unito per restituire le isole alla Repubblica africana, ma ad oggi questa condizione non è stata rispettata. A inizio 2021 anche il Tribunale marittimo dell’ONU ha ribadito la loro appartenenza a Mauritius.
Le questioni militari dietro alle isole Chagos
La vicenda ha uno sfondo molto più complesso di quello che sembra. Le ragioni per cui la Gran Bretagna ha deciso di “tenersi” le isole Chagos sono ben precise. L’arcipelago, infatti, è in una posizione strategica dal punto di vista militare non solo per gli inglesi, ma anche – e soprattutto – per gli statunitensi. Nel 1966 l’isola di Diego Garcia, la principale, è stata concessa agli Stati Uniti per la creazione di una base navale. La base negli anni ha rivestito un ruolo importante, per esempio nella prima guerra del Golfo, nella guerra in Afghanistan e in quella in Iraq.
Oggi la Diego Garcia è una delle basi navali americane più importanti al mondo. Gli inglesi hanno dichiarato che potranno dare le isole Chagos a Mauritius quando quei territori non avranno più tale importanza militare, ma sicuramente questo non accadrà in un futuro prossimo. Regno Unito e Stati Uniti hanno un forte interesse nel tenere la base, sia per la sua posizione da nodo nella guerra contro il terrorismo (nonostante ormai gli USA abbiano basi molto più vicine al Medio Oriente) ma anche per il timore di un’espansione della Cina nell’Oceano Indiano.
La deportazione dei chagossiani
La costruzione della base della United State Navy ha portato con sé un episodio di discriminazione che ancora oggi pesa sulla testa del Regno Unito. Nel 1966 l’alto funzionario inglese Paul Grice-Booth inizia a delineare il piano per espatriare forzatamente i 2mila abitanti delle isole Chagos:
“L’oggetto dell’operazione è occupare qualche pietra che rimarrà nostra… non dovranno esserci indigeni a parte i gabbiani”
Parole dure che poi, a distanza di più di cinquant’anni, sono state dichiarate come “crimine contro l’umanità”. La deportazione dei cosiddetti îlois, però, è avvenuta lo stesso.
Nel 1972 gli abitanti delle isole Chagos sono stati deportati, costretti all’esilio sulle isole circostanti di Mauritius e delle Seychelles. Non potevano di certo ostacolare gli interessi anglo-americani in quella zona di mondo, con la costruzione della base militare. Così, l’isola Diego Garcia è rimasta l’unica abitata, mentre gli altri lembi di terra non ha più visto anima viva, se non nelle rare visite concesse dal Regno Unito sotto la loro supervisione.
Il viaggio di ritorno a casa
Queste le condizioni fino al febbraio di quest’anno, quando i chagossiani sono potuti tornare nelle loro terre d’origine per la prima volta in cinquant’anni senza scorta né richiesta di autorizzazione dei britannici, seppur per breve tempo. Il viaggio è stato organizzato direttamente dal governo mauriziano, causa anche un progetto ambientale; un’azione che ancora una volta ha cercato di opporsi alle rivendicazioni della Gran Bretagna. Cinque degli abitanti che da bambini erano stati costretti a lasciare le isole Chagos sono sbarcati in un’isola dell’atollo di Peros Banhos, accompagnati dal rappresentante di Mauritius all’ONU, Jagdish Koonjul.
Gli îlois hanno baciato la sabbia appena sbarcati, commossi di poter essere di nuovo nel luogo dove sono nati. Hanno cantato il loro inno nazionale, issato la bandiera di Mauritius; la targhetta ai piedi dell’asta reca: “Visita della delegazione mauriziana all’arcipelago di Peros Banhos, Repubblica di Mauritius, nell’ambito della ricerca scientifica di Blenheim Reef”. Hanno poi lasciato dei fiori nell’incolto cimitero dei loro antenati.
Le ultime dichiarazioni diplomatiche in merito
Tra le frasi commosse dei chagossiani, anche Koonjul si è espresso durante lo sbarco, colpendo duramente il Regno Unito e il suo passato da colonizzatore:
“Compiamo l’atto simbolico di alzare la bandiera come tante volte i britannici hanno fatto per stabilire le loro colonie. Solo che noi ora reclamiamo ciò che è sempre stato nostro”.
Il governo inglese ha annunciato di non voler interferire con la ricerca ambientale promossa dal governo Mauritius, e di fatto una nave della “protezione della pesca” britannica ha accompagnato la spedizione.
Il Primo Ministro mauriziano Pravind Jugnauth ha invece asserito in una registrazione trasmessa allo sbarco sull’isola:
“Il messaggio che voglio dare al mondo, in quanto Stato con la sovranità sull’arcipelago di Chagos, è che garantiremo una saggia gestione del suo territorio – sulla sicurezza marittima, la conservazione dell’ambiente marino e i diritti umani, in particolare il ritorno di quelli di origine chagossiana”
Nonostante la morsa della Gran Bretagna non accenni a cedere, è evidente come le posizioni di Mauritius e degli ex abitanti delle isole Chagos stiano acquisendo sempre più importanza sul piano internazionale.